Abbiamo incontrato l’artista lecchese autrice di diversi murale in città, ma non solo
“I luoghi in cui preferisco dipingere sono quelli in cui la pittura è il risultato spontaneo di un impulso momentaneo e presente”
LECCO – I muri sono la sua ‘tela’, i colori e le forme delle sue opere risultato di impulsi a cui la pittura dà un senso. Lei è Elisa Veronelli, street artist lecchese: in città e sul territorio ha firmato diversi lavori di sensibilizzazione, per citarne alcuni, il murale contro la violenza sulle donne voluto da Appello per Lecco e inaugurato nel 2021 in via Don Giuseppe Pozzi sul muro di fronte al Parco Belgiojoso e quello apparso pochi mesi fa in via Amendola, di fronte alla scuola De Amicis, invito alla guida sicura. Ma la mano di Elisa si ‘nasconde’ anche sulla nuova facciata del Liceo Scientifico GB Grassi e nei colorati disegni che decorano il muro del parco giochi inclusivo di Casargo, recentemente rimesso a nuovo dopo l’alluvione del 2019.
Il percorso artistico di Elisa inizia proprio qui, in Alta Valsassina, come ci racconta: “A Casargo ho realizzato il mio primo dipinto murale, era il 2020, non molto tempo fa. In quel periodo insieme ad alcuni amici frequentavo l’atelier di Afran (Abiamba Francis Nathan, artista responsabile del laboratorio di creatività di Casa Don Guanella, ndr) e disegnavamo insieme. E’ stato lui a suggerirmi di presentare il mio progetto per il muro della piazza del paese, attraverso un bando comunale. Appena ho iniziato a dipingere su quell’ampia superficie ho capito di aver trovato una dimensione artistica densa di possibilità e nella quale volevo restare”.
Per Elisa inizia un intenso periodo di ricerca e sperimentazione: “Ho conosciuto altri artisti con approcci diversi all’arte urbana, fondamentali compagni di viaggio con i quali tutt’ora condivido pomeriggi di esplorazioni e pittura ‘a zonzo’ negli angoli dimenticati delle città”.
L’arte della lecchese ha toccato diverse città, italiane e non. Per citarne qualcuna, Torino, Cremona e, in Germania, Amburgo e Lipsia. “La mia percezione, in verità, è di aver girato ancora davvero poco. Principalmente mi sono mossa nel Nord e Centro Italia, tra le città che mi hanno ospitato non posso che citare Torino come luogo in cui sono stata accolta e accompagnata con maggior calore. E’ lì che lo scorso anno ho dipinto la mia prima facciata insieme Tera Drop, amico e artista formidabile” racconta Elisa. “Ricordo poi i due lunghi mesi trascorsi a Cremona dove ho dipinto il soffitto della Galleria del Corso e le pareti e il soffitto della Galleria Kennedy. Probabilmente questo è stato il lavoro più impegnativo: mi sono immersa talmente tanto nel processo da finire a trascorrere intere notti in cima a trabattello (impalcatura mobile, ndr) confrontandomi con la fatica e la solitudine, che spesso è parte della pittura”.
Altrettanto intensi, ma con accezione opposta, sono stati invece i due festival a cui Elisa ha preso parte in Germania (Amburgo e Lipsia): “La convivenza, il confronto e lo scambio con molti altri artisti sono, in questi casi, il cuore dell’esperienza. All’Ibug festival eravamo una cinquantina di artisti e avevamo a disposizione un intero complesso di capannoni ormai in disuso dove in origine venivano costruite le locomotive dei treni. Era immenso e tutto lo spazio destinato a ospitare dipinti e installazioni, un vero e proprio paradiso!”.
I soggetti delle opere di Elisa sono spesso astratti e geometrici: “E’ difficile dire quale sia il mio soggetto preferito, ho sicuramente un amore per le forme geometriche che ultimamente tendono ad ammorbidirsi e fluidificarsi”. Il colore è poi la parte fondamentale: “E’ ciò su cui si sviluppa gran parte del mio lavoro, ciò che definirei soggetto principale. Credo le tinte e le mischio tra loro per creare effetti di trasparenza e sovrapposizione cercando sempre di fare in modo che siano armonicamente inserite nel contesto”.
Come raccontato, è capitato di svolgere dei lavori su commissione ‘al chiuso’, in case private: “Ci sono momenti in cui apprezzo la serenità e il comfort degli interni – confessa – qui lo la possibilità di lavorare con calma, con tutto ciò di cui ho bisogno a portata di mano senza dovermi preoccupare delle condizioni metereologiche. Ma certamente i luoghi dove preferisco dipingere sono quelli dove posso esprimermi liberamente, senza vincoli di alcun genere, dove la pittura è il risultato spontaneo di un impulso momentaneo e presente. Questi luoghi sono spesso le rovine delle città, le fabbriche abbandonate, gli scheletri degli edifici ormai vuoti, dove è il contesto stesso a suggerire e a guidare la pittura”.