L’iniziativa partirà il 1° marzo in tutta la Provincia
Riva (CGIL): “Se Regione non ascolta i cittadini lo faremo noi”
LECCO – Una raccolta firme per presentare a Regione Lombardia una petizione sulla sanità pubblica. Partirà anche in Provincia di Lecco il prossimo 1° marzo l’iniziativa La Lombardia SiCura, sostenuta dal Comitato Promotore del Referendum per la Sanità Pubblica di cui fanno parte diverse associazioni, sindacati e partiti politici (per citare alcuni: Cgil, Federconsumatori, Arci, Partito Democratico, PSI, Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana).
La proposta è stata presentata questa mattina, mercoledì, al Centro Civico Sandro Pertini: “Se la Lombardia non vuole ascoltare le persone lo faremo noi – ha spiegato Diego Riva, Segretario Generale della Camera del Lavoro Cgil Lecco – la raccolta firme nasce con gli stessi obiettivi dei quesiti referendari che abbiamo proposto al Consiglio Regionale lo scorso ottobre e che sono stati negati. In attesa che il Tribunale di Milano si esprima sul ricorso, andiamo avanti: La Lombardia SiCura vuole essere occasione di incontro e confronto con i cittadini stanchi di una sanità sempre meno efficiente e sempre più privata. Siamo dell’avviso che i soldi pubblici vadano investiti per servizi pubblici e che il diritto alla salute vada tutelato in ogni modo possibile. Non sarà un percorso breve – ha continuato Riva – dobbiamo incontrare le persone e mettere a terra un cambiamento anche culturale, spiegare loro che non bisogna rassegnarsi ma aprire una discussione, altrimenti diventerà naturale dover pagare per una visita”.
La raccolta firme avverrà in tutta la Provincia di Lecco anche tramite eventi, volantinaggio ed incontri che i vari enti promotori dell’iniziativa stanno mettendo a punto. Sarà possibile firmare anche online tramite la piattaforma www.lalombardiasicura.it
Cinque i punti della petizione rivolta a Regione:
- l’istituzione di un Centro Unico di Prenotazione (CUP) che dovrà disporre di tutte le strutture, pubbliche e private contrattualizzate, e potrà fissare visite ed esami nel territorio di residenza (Asst) del cittadino. Sospensione dei contratti con le aziende private che si rifiutano di consegnare le agende al CUP.
- l’abbattimento delle liste di attesa attraverso controlli periodici sulle strutture pubbliche e private accreditate per verificare che non siano chiuse le agende e che non vi sia nessuna pratica finalizzata a trasferire la richiesta del cittadino dal pubblico al privato; interruzione temporanea dell’intramoenia nelle strutture sanitarie che non rispettano i tempi di attesa indicati sulle prescrizioni
- medici a gettone (non dipendenti), sopressione della pratica del medico a gettone in qualunque forma si realizzi. Stabilizzazione a tempo indeterminato del personale sanitario precario, nuove assunzioni e valorizzazione, anche economica, del lavoro di tutti gli operatori sanitari.
- Rsa e anziani, prevedere per gli ospiti di Rsa e Asp che la copertura dei costi sanitari sia interamente a carico di Regione, sgravando le rette alle famiglie da qualunque costo sanitario. Monitoraggio delle cure e della loro appropriatezza anche al fine di individuare eventuali pratiche coercitive.
- Potenziamento dei servizi territoriali e in particolare di consultori pubblici e servizi dedicati alla tutela della salute riproduttiva della donna, servizi di salute, mentale, servizi di medicina del lavoro, servizi di prevenzione, sicurezza alimentare e tutela dell’ambiente
“La sanità non può essere di pochi, ma di tutti – ha detto Davide Ronzoni, Arci Lecco e Sondrio – aderiamo convintamente a questa proposta, sarà possibile firmare la petizione in tutti i nostri circoli sia a Lecco che a Sondrio. Insieme possiamo provare a cambiare le cose”.
“La scorsa settimana – ha detto Manuel Tropenscovino, Segretario Provinciale PD – abbiamo svolto una mobilitazione fuori dall’Ospedale, proprio su queste tematiche. Ci accorgiamo quotidianamente della condizione di emergenza in cui versano sia i lavoratori sanitari sia gli utenti delle prestazioni e in Lombardia ci sono delle responsabilità precise, scelte politiche che portano le risorse verso il privato e una situazione di anarchia denunciata dallo stesso assessore al Welfare Guido Bertolaso. L’augurio è che il continuo mobilitarci, dentro e fuori dagli ospedali, porti a capire che il voto dello scorso anno non è stato a favore della sanità pubblica ma ad una sorta di rassegnazione”.
Christian Perego, referente Movimento 5 Stelle Lecco, ha aggiunto: “La sanità rientra in un più ampio tema che è la qualità della vita: oggi in Lombardia ci sono liste di attesa improponibili e stiamo andando nella direzione in cui solo chi ha i soldi può permettersi le cure. Non è accettabile, tramite questa mobilitazione vogliamo portare in Regione la voce dei cittadini, che sono stanchi”.
Presente alla conferenza anche Teresa Elmo, Segretaria generale di categoria FP Cgil Lecco: “Il quadro è tragico, a livello nazionale ma anche a casa nostra: manca il personale sanitario, per una visita bisogna aspettare mesi se non anni, chiudono i servizi. Stiamo pagando lo scotto di leggi finanziarie che si sono susseguite negli anni attraverso diversi Governi e hanno generato un progressivo impoverimento del pubblico, a favore del privato. Con la pandemia medici e infermieri sono diventati eroi, io dico che lo erano già prima e lo saranno sempre. Come Cgil ci stiamo ancora battendo per i rinnovi contrattuali dignitosi che ancora non si vedono all’orizzonte e per la conciliazione vita-lavoro: il personale sanitario fa turni massacranti, a volte senza riposi e con ferie arretrate. Proprio oggi incontreremo la nuova direzione strategica di Asst Lecco che fino ad ora si è dimostrata aperta all’ascolto, per parlare di queste tematiche, altrettanto centrali e importanti”.
Giuditta Pacchiarini, rappresentante di Sinistra Italiana ed ex sanitaria che ha vissuto anche la critica fase dell’emergenza Covid19, ha concluso: “Non siamo eroi né angeli ma professionisti sottostimati e sottopagati e, aggiungo, mal gestiti da oramai 20 anni. Il problema della nostra sanità non è solo la mancanza di personale ma anche delle dirigenze disastrose, incapaci di fare programmazione sia a lungo che breve periodo. Penso che dobbiamo fare tutti un mea culpa”.