L’ATS Brianza ha inviato 3,6 mila lettere agli operatori di Lecco e Monza che non risultano vaccinati
E’ il primo ‘avviso’ che serve anche a verificare se effettivamente l’obbligo non è stato assolto e i motivi. Seguirà una seconda lettera e poi la sospensione se non si sarà provveduto alla vaccinazione
LECCO – E’ dei giorni scorsi la notizia del ricorso al Tar di Milano di una class action di medici, infermieri e altri operatori sanitari lombardi, circa 250, che hanno deciso di fare opposizione all’obbligo di vaccinazione contro il Covid imposto ai lavoratori del settore sanitario.
Quanti di loro non aderiranno alla campagna vaccinale, come stabilito con un decreto del Governo lo scorso aprile, rischiano la sospensione dai propri ordini professionali, al termine di una procedura che è già iniziata con l’invio delle lettere di ‘richiamo’ da parte delle ATS.
Sono 3.617 quelle spedite dall’ATS Brianza ad altrettanti operatori sanitari (dipendenti di aziende sanitarie pubbliche o private, oppure in libera professione) delle province di Lecco e di Monza.
La nostra azienda sanitaria è tra le ATS lombarde (insieme a Milano, Pavia e la comasca Insubria) citate dai ricorrenti che chiedono al Tribunale Amministrativo di concedere l’annullamento, previa sospensione, dei procedimenti avviati.
Delle oltre 3,6 mila lettere inviate, circa il 25% riguardano operatori iscritti agli albi professionali della provincia di Lecco. Complessivamente, sulle due province di Lecco e Monza, sono 764 medici che l’hanno ricevuta (l’albo di Lecco conta complessivamente 1852 iscritti compresi gli odontoiatri, quello di Monza circa 4 mila) e 877 gli infermieri (sono 2,2 mila gli iscritti complessi all’albo di Lecco mentre i brianzoli afferiscono al più ordine interprovinciale di Monza, Lodi e Milano con oltre 26 mila iscritti), mentre i restanti fanno capo alle altre professioni sanitarie.
La procedura in corso
Al momento, si tratta solo di uno dei primi ‘step’ di quelli previsti: gli ordini professionali, negli scorsi mesi, hanno inviato la lista dei propri iscritti alla Regione che ha incrociato i loro dati con quelli relativi alla campagna di vaccinazione e ha segnalato alla rispettive ATS gli operatori che non risultano al momento ancora vaccinati. L’ATS ha quindi inviato una lettera ai nominativi indicati, chiedendo loro se effettivamente non siano stati vaccinati e di indicare il motivo della mancata vaccinazione.
Attualmente l’azienda di tutela della salute sta valutando le risposte pervenute. La vaccinazione, prevede il decreto del Governo, “può essere omessa o differita” solo in caso “di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestato dal medico di medicina generale”. In assenza di queste condizioni, se gli operatori non hanno ancora effettuato la vaccinazione o che non abbiano ancora provveduto a prenotarsi per effettuarla, allora l’ATS invierà una seconda lettera di sollecito, indicando i termini entro cui assolvere all’obbligo.
La sospensione
Se al termine dei tempi previsti l’operatore sanitario non risulterà vaccinato, allora l’ATS accerterà l’inosservanza e ne darà immediata comunicazione all’interessato, al datore di lavoro e all’Ordine professionale di appartenenza.
A quel punto scatterà la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali. La sospensione sarà comunicata anche dall’ordine professionale e il datore di lavoro dovrà quindi trasferire il lavoratore a mansioni diverse, anche inferiori, con il trattamento corrispondente alle mansioni esercitate, e che, comunque, non implicano rischi di diffusione del contagio. Quando l’assegnazione a diverse mansioni non è possibile, stabilisce la norma, per il periodo di sospensione non sarà dovuta la retribuzione, altro compenso o emolumento.
La sospensione resterà tale fino al 31 dicembre se l’operatore non assolverà all’obbligo vaccinale oppure fino al completamento del piano vaccinale nazionale.