“Al Pronto Soccorso per un dolore, lasciata ore in attesa nella zona Covid”. La risposta del primario

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LECCO – Riceviamo da una lettrice e pubblichiamo:

“Vorrei denunciare quello che mi è successo al Pronto Soccorso dell’Ospedale Manzoni di Lecco. Nella notte tra domenica 11 e lunedì 12 ottobre mi sono recato al PS a causa di un forte dolore al torace, temendo potesse trattarsi di infarto.

Appena arrivata ho dovuto rispondere alle domande di rito circa febbre e sintomi influenzali, alle quali ho risposto specificando di avere già avuto il Covid, lo scorso marzo, e di aver contratto, due settimane fa, un virus gastro-intestinale con anche febbre.

Nonostante queste specifiche, dopo avermi fatto delle lastre al torace sono stata portata nella zona Covid insieme ad altri positivi e possibili positivi, dove sono rimasta per le successive dieci ore.

Prima delle dimissioni, lunedì mattina, mi è stato fatto il tampone, l’esito era negativo. Lo stesso medico che ha firmato le mie dimissioni mi ha detto che non avrei dovuto stare nella zona Covid, ad alto rischio, e mi ha consigliato per i prossimi 15 giorni di stare attenta e tenere monitorati eventuali sintomi influenzali. Questa è la sicurezza del nostro Pronto Soccorso”.

Valentina Bertarini

 


LA RISPOSTA DEL PRIMARIO DEL PS

 

“Gentile Direttore, ho letto la lettera pubblicata oggi sul portale Lecco Notizie: “Al Pronto Soccorso per un dolore, lasciata ore in attesa nella zona Covid”, a firma Valentina Bertarini.

Ciò che viene riportato contiene parecchie imprecisioni ed affermazioni poco aderenti alla realtà. La Paziente si è autopresentata in data 13.10.2020 (non nella notte tra domenica 11 e lunedì 12 ottobre…) alle ore 3.45 riferendo un dolore toracico variabile con gli atti respiratori presente dalle ore 19.00 circa. In fase di pre-triage/triage è stato rilevato nell’anamnesi la presenza di diarrea e febbre nei giorni precedenti, elemento che viene trascritto nell’anamnesi effettuata dal medico che ha preso in carico la Paziente alle ore 4.02.

L’organizzazione del percorso di diagnosi e cura, a tutela degli utenti e della Comunità, viene differenziato in due linee di attività che vengono scelte in base alla presenza di elementi che indichino una possibile virosi attiva, questo proprio per limitare il rischio di diffondere la malattia da Coronavirus.

Viene comunque adottato il principio del distanziamento e la raccomandazione di indossare mascherina chirurgica e procedere al lavaggio della mani con soluzione idro-alcoolica prima di accedere all’area operativa.

Durante la permanenza in PS la Paziente è stata sottoposta ad accertamenti estesi, mirati ad escludere una possibile genesi coronarica dei sintomi di presentazione, nello specifico imaging toracico (come riportato), elettrocardiogramma, duplice controllo di marcatori di sofferenza miocardica. Inoltre, proprio perché risulta doveroso escludere la malattia virale in un quadro con sintomi coerenti, è stato effettuato un test molecolare su tampone naso-faringeo per ricerca SARS-CoV-2 risultato, come riportato nella lettera, negativo.

In fase di dimissione (alle ore 11.38), avendo comunque sostato alcune ore in un ambiente di Pronto Soccorso, è stato ricordato di prestare attenzione ad eventuali variazioni cliniche indicative di virosi simil-influenzale per circa due settimane.

Mi sembra quindi di poter sostenere che la Signora è stata sottoposta ad un trattamento di elevato livello qualitativo, a tutela non solo della sua condizione di salute ma anche a tutela dei principi di Sanità Pubblica. Concordo pertanto con la conclusione della lettera “Questa è la sicurezza del nostro Pronto Soccorso.

Un caro saluto

Dr. Luciano D’Angelo
Direttore Medicina e Chirurgia d’Accettazione e Urgenza