Nando Sanvito, l’inviato del calcio internazionale, sale in cattedra al Liceo Leopardi

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Nando Sanvito

Un’intrigante lezione quella tenuta in Sala Ticozzi dal noto giornalista

“Anche lo sport può essere letto in un modo diverso e le sue vicende possono diventare interessanti per la nostra vita”

LECCO – Una lezione stellare, come le notti di Champions League, per gli studenti del Liceo Leopardi che hanno visto salire in cattedra Nando Sanvito, l’inviato delle redazioni sportive di Mediaset con alle spalle il calcio di Champions, Serie A, Europei, Mondiali e tanti altri avvenimenti ancora. Un’intrigante lezione tenuta in Sala Ticozzi dal giornalista di lungo corso con l’ausilio di spezzoni di filmati e foto in molti casi ormai introvabili.

Presentato dalla preside Paola Perossi, Sanvito ha coinvolto i ragazzi lungo un singolare percorso di personaggi e avvenimenti sportivi (“Sorretti da comun destino”, questo il titolo della lezione) capaci di raccontare fatiche, sfide e amicizie, come ha sottolineato la preside, non diverse da quelle vissute quotidianamente dagli studenti.

Dunque, ecco l’insegnante americano di Educazione Fisica costretto a inventare il basket copiando il tiro al becco dell’anatra che faceva da ragazzino, e che ha diffuso in modo missionario la pallacanestro in tutto il mondo perché per il suo college cattolico quello sport insegnava il gioco di squadra e il rapportarsi positivamente con gli altri; poi l’ex cestista e allenatore Marco Calamai che, nel 1994, ha abbandonato la panchina delle squadre professioniste per dedicarsi alla preparazione anche agonistica di formazioni di basket composte da disabili, soggetti autistici o con forti problemi relazionali.

Nando Sanvito

E ancora Lele Adani, commentatore delle principali emittenti italiane, che nel 2004 – allora difensore dell’Inter – sigla al 95’ il pareggio nella sfida di Coppa Italia con la Juventus: Adani va in gol raramente, ma il destino vuole che quella rete vista in tv da 14 milioni di persone gli consenta di mostrare la maglietta “Francesco torna…”, indirizzata ad un ragazzino di Brescia fuggito da casa e che, vedendo quel singolare appello tivù, si rifà vivo e torna tra i propri famigliari.

“Anche lo sport può essere letto in un modo diverso – hanno suggerito Nando Sanvito e la preside Perossi – e le sue vicende possono diventare interessanti per la nostra vita al di là dell’esito strettamente agonistico, facendoci cogliere gli aspetti più veri e profondi dell’umano e il disegno misterioso che spesso celano e che può esser intuito e colto da uno sguardo non superficiale”.