Sfatare il “mito” dell’invasione: “Non vi è un significativo aumento delle zecche nel lecchese. È aumentata la possibilità di contatto”
Intervista ai dottori dell’ATS Brianza Roberto Vanotti, direttore del Servizio di Distretto Veterinario di Lecco e Davide Di Caterina, responsabile della Struttura Semplice Prevenzione e Sorveglianza delle Malattie Infettive
LECCO – Si fa sempre più acceso il dibattito attorno alla presenza di zecche nei boschi del lecchese e non solo. Con l’arrivo della bella stagione, le preoccupazioni legate a questi piccoli parassiti si riaffacciano puntualmente. Per fare chiarezza, abbiamo contattato ATS Brianza e raccolto le considerazioni del Dott. Roberto Vanotti, Direttore del Servizio di Distretto Veterinario di Lecco, e del Dott. Davide Di Caterina, Responsabile della Struttura Semplice Prevenzione e Sorveglianza delle Malattie Infettive.
Una convinzione diffusa ma non del tutto corretta riguarda l’apparente “invasione”. “Non vi è un significativo aumento delle zecche” chiariscono subito i dott.i Vanotti e Di Caterina. “È aumentata la possibilità di contatto con le stesse, dal momento che l’interfaccia uomo-animale è mutata, con un progressivo avvicinamento della fauna selvatica ai centri abitati. Inoltre, il prolungarsi della stagione calda ha aumentato il numero di cicli/anno di replicazione, permettendo alle zecche di sopravvivere più a lungo nel sottobosco”.
Chi pratica escursioni o semplici passeggiate nei boschi del Lecchese deve prestare attenzione alle aree potenzialmente più a rischio. “Le zone boschive, il sottobosco, le aree ombrose e un po’ più umide ai margini dei boschi rappresentano l’habitat ideale delle zecche”, spiegano il dottori. “Non ci sono aree del territorio lecchese più a rischio di altre, ma quegli areali che presentano le caratteristiche citate sono quelli in cui è più probabile venire a contatto con una zecca”.
Il pericolo principale non è la zecca in sé, ma ciò che può veicolare. “Oltre alla possibile irritazione locale legata all’attività meccanica della zecca – proseguono Vanotti e Di Caterina – la stessa può essere vettore di taluni agenti patogeni tra i quali Borrelia, Babesia, Anaplasma, Rickettsia, TBE virus, che nell’uomo possono essere causa di varie patologie tra cui la malattia di Lyme, la babesiosi, l’anaplasmosi, la rickettsiosi e l’encefalite da TBE”. Il problema può complicarsi ulteriormente nel caso di una rimozione maldestra, che rischia di lasciare il rostro — la parte con cui la zecca si ancora alla pelle — nel tessuto sottocutaneo, causando infiammazione.
Il consiglio è chiaro: rivolgersi sempre a un medico. “Non tutte le zecche trasmettono malattie – precisano dall’ATS – e anche quelle potenzialmente infette non lo fanno ad ogni pasto. Tuttavia, è necessario rivolgersi a un sanitario se punti da zecca, il quale sarà in grado di rimuoverla e richiedere gli accertamenti necessari a garanzia della salute del paziente”.

Nonostante manchino dati precisi sulla diffusione attuale nel territorio — “non ci sono ancora statistiche definite” —, i professionisti invitano a non minimizzare l’eventualità di un morso. “Il miglior comportamento è quello di rivolgersi senza alcun timore al medico di fiducia,” sottolinea Vanotti, “che saprà dare tutte le indicazioni al fine di gestire e prevenire conseguenze che, se non correttamente valutate, possono essere nel tempo anche gravi”.
Prevenire è meglio che curare. Ecco perché durante le passeggiate in natura è bene coprirsi adeguatamente. “Sarebbe opportuno indossare un abbigliamento a manica lunga e pantaloni lunghi. Considerare inoltre come più a rischio il sottobosco e le aree umide all’interfaccia tra il bosco e i prati, può essere d’aiuto nel valutare le zone in cui scegliere di sostare”.
Una volta rientrati a casa, il controllo è fondamentale. “Verificare le parti più esposte — braccia, gambe, collo — per individuare eventuali zecche”, raccomandano Vanotti e Di Caterina. E attenzione anche ai nostri animali domestici: “Esistono numerosi farmaci o dispositivi medici antiparassitari efficaci. È importante consultare il veterinario di fiducia per la soluzione più adatta. Ricordiamoci che anche i nostri amici a quattro zampe possono essere vettori di parassiti per l’uomo”.
E se una zecca è già attaccata alla pelle? “Il piano regionale prevede che il cittadino morso da zecca, con o senza il parassita adeso, si rivolga al medico di medicina generale, al servizio di continuità assistenziale o al pronto soccorso – chiariscono – Rimuoverla autonomamente, se fatto in modo non corretto, espone al rischio di processi infiammatori e infezioni. Il sistema sanitario può disporre esami diagnostici sulla zecca e predisporre terapie mirate, solo se necessario, al termine degli accertamenti disposti dal medico”.
Insomma, nessun allarme, ma tanta consapevolezza. L’interfaccia tra uomo e natura sta cambiando, e con essa anche i comportamenti da adottare. La collaborazione tra cittadino e sistema sanitario rimane il miglior scudo per proteggersi.

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