Salute e tecnologia: un’indagine di Spi Cgil tra gli anziani lecchesi

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Considerato ancora prioritario il rapporto diretto col medico, ma registrata un’apertura verso le nuove tecnologie

Individuata la telemedicina come strumento su cui puntare in futuro per garantire il diritto alla salute degli anziani anche nelle aree più isolate, aumentandone la diffusione attraverso attività di formazione

LECCO – Per gli anziani lecchesi il rapporto diretto col proprio medico vince sulla telemedicina: questo è quanto emerge da un’indagine realizzata da Spi Cgil Lecco su un campione di 70 persone dai 55 anni in su, residenti in 16 comuni della Valsassina e della sponda orientale del Lario. Tuttavia è stata riscontrata anche una disposizione a sperimentare nuovi strumenti tecnologici in due soggetti su tre.

Pinuccia Cogliardi, segretario generale Spi Cgil Lecco

“Dall’indagine emerge come i nostri anziani ritengano ancora prioritario il rapporto di fiducia e personale con il medico, prediligendo la visita in ambulatorio o il contatto telefonico, modalità in uso da sempre – spiega Pinuccia Cogliardi, segretario generale Spi Cgil Lecco – Tuttavia la maggior parte ha un atteggiamento positivo rispetto alla possibilità di utilizzo di nuovi strumenti tecnologici e ritiene che possa migliorare il controllo dei parametri legati al proprio stato di salute”.

I dati della ricerca qui di seguito riassumono in numeri il commento di Cogliardi: il 60% comunica con il suo medico di base recandosi direttamente in ambulatorio, il 27% via telefono, solo il restante 13% utilizza internet, dunque e-mail o messaggi WhatsApp. Quasi il 90% di chi si reca personalmente dal medico dichiara di farlo perché preferisce incontrarlo di persona e parlargli direttamente, meno di uno su dieci perché non in grado di usare strumenti come tablet, smartphone o computer, perché non ha fiducia nella tecnologia o perché teme che il controllo non sia sufficientemente efficace.

Emerge dunque la priorità del rapporto diretto con il medico, anche se di contro il 50% degli anziani lecchesi intervistati pensa che la tecnologia possa aiutare a controllare meglio le sue condizioni di salute, e il 67% è disponibile a sperimentare nuovi strumenti per farlo. Tra i fruitori della tecnologia in ambito sanitario, due sono i servizi più usati: ricette elettroniche e prenotazioni delle vaccinazioni. Ancora pochi invece, solo due tra gli intervistati, fanno monitorare la distanza il proprio stato di salute.

Le risposte della ricerca fanno ben sperare per il progresso, indicando come la telemedicina possa essere la giusta strada per garantire il diritto alla salute degli anziani nelle aree interne, di norma più lontane dagli ospedali e meno servite anche dal punto di vista sanitario, superando le difficoltà di spostamento create dalla lontananza dai centri medici, dall’età e dalle patologie, in modo non sostitutivo ma complementare rispetto al rapporto diretto con gli operatori sanitari. Allo stesso tempo può aiutare a ridurre i disagi causati dalla sempre più preoccupante carenza di medici di base.

“E’ importante dunque che le proposte di telemedicina siano approfondite. – conclude Cogliardi – Sono necessari interventi per aumentarne la diffusione tra gli anziani, prevedendo una mirata attività di formazione con corsi ad hoc”.