Cuochi di Lecco, Di Bella ammette: “Un anno difficile dopo le perdite nel direttivo”

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Vincenzo Di Bella
Vincenzo Di Bella, presidente dell'Associazione Cuochi di Lecco e Provincia

Lunedì al ristorante Il Giardinetto di Mandello la tradizionale cena dell’Associazione Cuochi di Lecco e provincia

Preoccupazione per il futuro del settore: “Manca personale e la perdita della cucina italiana è un rischio concreto”

MANDELLO DEL LARIO – Al ristorante Il Giardinetto di Mandello del Lario, lunedì scorso, si è svolta la tradizionale cena di fine anno dell’Associazione Cuochi di Lecco e Provincia, un appuntamento che quest’anno ha avuto un peso particolare. Il presidente Vincenzo Di Bella, tracciando un bilancio dei mesi trascorsi, non ha nascosto la fatica del periodo: “Il 2025 è stato un anno tranquillo, ma in parte negativo. Dopo la perdita di Claudio Prandi avvenuta nel 2024, lo scorso giugno è venuto a mancare anche Ferruccio Castelli. Avevamo il morale basso ed è mancata la voglia di fare”, ammetto il presidente.

Il numero dei tesserati, circa ottanta, riflette un periodo segnato da rallentamenti. Di Bella guarda però alla ripartenza, pur riconoscendo il vuoto lasciato da figure centrali per la vita associativa: “Prandi era una colonna portante ed era anche colui che organizzava eventi, gite e tante iniziative. Dovremo riprendere in mano il tutto coinvolgendo i consiglieri, inoltre dovremo riavvicinarci alle scuole alberghiere riprendendo il concorso ‘4 Allievi per 4 Piatti’, proporre attività per i nostri associati e rimettere in calendario i corsi anche per coinvolgere maggiormente le nuove leve”.

Cena cuochi lecco e provincia 2025

Uno dei punti più critici riguarda proprio il ricambio professionale: “Se il problema della mancanza di personale di sala si protrae da decenni ed ha sempre riguardato anche le scuole alberghiere, ora la difficoltà riguarda anche la cucina. Le scuole faticano, cuochi in giro ce ne sono pochi e chi li ha se li tiene stretti. La situazione è davvero preoccupante”, sottolinea senza mezzi termini il presidente.

Una crisi complessa, senza un’unica responsabilità: “Non sappiamo a chi attribuire la colpa. Le ragioni sono molteplici e riguardano tutto il comparto della ristorazione, nessuno escluso”.

Secondo Di Bella, è cambiato soprattutto l’approccio delle nuove generazioni al mondo del lavoro: “Chi oggi entra nel nostro settore è più attento di quanto lo fossimo noi. Una volta si lavorava e basta: non si guardavano né le ore né le festività e volte anche nemmeno allo stipendio, bastava lavorare. Oggi invece i ragazzi fanno attenzione a tutto con un occhio particolare al tempo libero. Il mondo del lavoro è cambiato, nel turistico-alberghiero come in altri settori e di questo bisogna rendersene conto e trovare soluzioni adeguate”.

Ma non è l’unico problema in essere, un altro riguarda il futuro a richio della cucina italiana e il presidente non nasconde l’incertezza, come già aveva avuto modo di fare qualche anno fa sempre in un’intervista su Lecconotizie (vedi articolo). “Non so cosa ci si debba aspettare nel prossimo decennio, ma la cucina italiana, per come stanno andando le cose, rischia di disperdersi, e lo avevamo previsto. Verrà dispersa poco alla volta. Certo, le ‘contaminazioni’ ci sono sempre state, chi pensa che la cucina italiana sia stata sempre questa senza alcuna modifica nel corso della storia si sbaglia, ma i cambiamenti avvenivano in archi temporali molto lunghi. Nel mondo globalizzatro di oggi, dove gli spostamenti sono facili e veloci, e non parlo solo di persone, ma di idee, prodotti e novità, il richio è quello di perdere la cucina tradizionale italiana. Se a questo, aggiungiamo le cucine sperimentali che spesso si spingono oltre modo nella sperimentazione, dimenticando la vecchia scuola, ecco che il rischio di disperdere la cucina italiana non è alto, ma concreto”.

Il confronto con la Francia diventa occasione di riflessione: “Noi non siamo come i francesi, che usano la tecnica della pasticceria e codificano ogni piatto. Così facendo, un piatto viene eseguito sempre nello stesso modo con tecniche precise: grammature, quantità, materie prime. Non si può sbagliare. Noi, invece, non abbiamo questa filosofia: ognuno mette del suo, e le contaminazioni, soprattutto estere, rischiano di farci perdere i nostri piatti tradizionali. L’auspicio è che qualche mosca bianca ci sia e che consenta di salvare il salvabile”.

Guardando al nuovo anno associazionistico, il 2026 sarà un anno di rilancio e l’ultimo del mandato attuale, in vista delle elezioni del nuovo consiglio e del nuovo presidente nel 2027. “Qualcosa faremo, questo è certo” ribadisce Di Bella.

Da sinistra: Aldo Beggar. Massimo Venuti, Vincenzo Di Bella e Massimo Oldani
Da sinistra: Aldo Beggar. Massimo Venuti, Vincenzo Di Bella e Massimo Oldani

Tornando alla serata di lunedì, sono stati consegnati i collari Cocorum FIC ad Aldo Beggar e Massimo Oldani, alla presenza del sindaco di Mandello del Lario Riccardo Fasoli e dell’assessore al Turismo Silvia Nessi. Nel corso della cena sono stati ricordati  Prandi e Castelli: “Due amici e due colleghi, prima ancora che soci”.

In sala erano presenti anche i rappresentanti degli istituti alberghieri del territorio: CFPA di Casargo, Istituto Clerici di Merate, CFP Aldo Moro di Valmadrera e Enaip Lecco, un segnale del dialogo che l’associazione intende rafforzare per costruire il futuro del settore.