Coraggio, sacrificio e memoria: Merate ricorda l’eroica battaglia di Nikolajewka

Tempo di lettura: 4 minuti

Ieri sera in città la commemorazione dell’81° anniversario della battaglia di Nikolajewka

“I valori alpini devono guidarci nella vita quotidiana e devono diventare ambasciatori di pace”

MERATE – Coraggio, storia, sacrificio e memoria. Sono le quattro parole con cui il sindaco Massimo Panzeri ha ricordato l’eroica battaglia di Nikolajewka, combattuta il 26 gennaio del 1943 durante la ritirata di Russia quando dopo una marcia lunga 200 chilometri a 45 gradi sotto zero, gli alpini della Tridentina, insieme ad altri nuclei, riuscirono a rompere l’accerchiamento nemico (il prezzo pagato in termini di vite fu altissimo con 13mila sopravvissuti su 61mila combattenti).

Ieri sera, come da tradizione, la città di Merate ha onorato l’81esimo anniversario della battaglia con una cerimonia sentita e partecipata, a cui hanno preso parte numerose persone, dai rappresentanti dei gruppi alpini del territorio alle autorità civili e militari.

Il sindaco Massimo Panzeri, la presidente della Provincia Alessandra Hofmann, il tenente colonnello Merlini e il presidente alpini sezione di Lecco Invernizzi

Le celebrazioni sono iniziate in piazza degli Eroi con l’ammassamento a cui ha fatto seguito l’alzabandiera e l’onore ai Caduti. Ad accompagnare il momento le note della banda musicale di Merate.

Dopodiché tutti i presenti si sono radunati in un corteo che, illuminato dalle fiaccole, ha percorso il centro cittadino fino ad arrivare alla chiesa prepositurale di Sant’Ambrogio per la celebrazione della messa, presieduta da don Eugenio Folcio, parroco di Novate. Durante l’omelia, il sacerdote ha evidenziato l’urgenza di uscire dalla formalità della ricorrenza per entrare nello spirito, nella tensione e nel dramma sollecitati dalla vicenda di Nikolajewka.

Primo a sinistra il capitano della Compagnia dei carabinieri di Merate Casamassima

E per farlo ha preso a prestito le parole di Aldo Del Monte, amico di don Carlo Gnocchi,  cappellano del V reggimento alpini, dando voce al dramma della ritirata di Russia. “Fortunatamente noi oggi non stiamo vivendo una realtà come quella, ma c’è chi vive il dramma della guerra. Non possiamo non porci delle domande e prendere coscienza che ciò che può sbloccare le nostre vite è mettersi a servizio degli altri. Dobbiamo smettere di chiedere cosa possiamo prendere dalla vita e chiederci cosa possiamo dare noi alla vita”.

Don Eugenio ha continuato: “Viviamo in una società avvolta dalla banalità e dalla volgarità: dobbiamo fare in modo che i giorni non ci scivolino via come sabbia, ma come semi che vanno a fecondare il terreno. C’è un Covid peggiore di quello fisico e patologico ed quello della cattiveria velenosa che non ci permette di capire che la vita è un dono, è un miracolo concesso da Dio”.

Anche il capogruppo delle penne nere di Merate Claudio Ripamonti ha richiamato la figura di don Gnocchi, augurando a tutti i presenti una serata di ricordo e serenità, in cui poter portare in alto i valori dei ragazzi di Nikolajewka. Dal canto suo il sindaco alpino Massimo Panzeri ha voluto sottolineare, oltre alla forza, alla tenacia e al patriottismo degli alpini, anche la loro nobiltà d’animo e la generosità dimostrata agli altri anche al fronte di guerra. “Siamo una grande famiglia dove ognuno si prende cura degli altri. Viviamo in un mondo spesso contrassegnato da odio, individualismo e violenza: i valori alpini devono guidarci nella vita quotidiana e devono diventare ambasciatori di pace in tutti i territori martoriati dalle guerre”.

A prendere parola anche il tenente colonnello Roberto Merlini del reggimento Julia, impegnato in 42 anni di servizio in tante parti del mondo funestate dalla guerra. “Per me è sempre stato un onore essere un alpino e poter condividere i valori ricordati oggi”. A chiudere il giro di interventi, lasciando poi spazio ai brani intonati dal coro Stelutis d Brivio, il presidente degli alpini di Lecco Emiliano Invernizzi che ha posto l’accento sulla necessità di ribellarsi all’apatia di questo mondo: “Quello che facciamo nei nostri gruppi non è folclore, è il nostro essere e dobbiamo portarlo avanti con onore e fierezza”.

GALLERIA FOTOGRAFICA