“Il clima è una priorità”: in tanti all’incontro del Cai Calco con Luca Mercalli

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Matteo Fumagalli, Luca Mercalli, Stefano Motta e Walter Corno

Gremito il tendone delle feste all’area San Vigilio per la serata con il climatologo Luca Mercalli

“L’innalzamento delle temperature è un dato di fatto. Non possiamo pensare di continuare a crescere in  un pianeta finito”

CALCO – “Le vere priorità sono quelle ambientali. Nonostante ciò, ho il timore che agiremo troppo poco e troppo tardi”. Sono parole forti, dirette e per certi versi amare quelle pronunciate ieri sera, mercoledì, dal noto climatologo Luca Mercalli, ospite d’onore dell’incontro, promosso dal Cai Calco in occasione della serie di iniziative organizzate per il 60esimo di fondazione del gruppo.

Volta a indagare le ripercussioni del cambiamento climatico in corso, dovuto al surriscaldamento globale, in primis proprio sugli ambienti montali, la serata, ospitata sotto il tendone allestito nell’area San Vigilio, gremito di persone, si è aperta con i saluti e i ringraziamenti del sindaco Stefano Motta che ha sottolineato l’incontro che Mercalli ha avuto con gli studenti delle scuole secondarie di primo grado nel pomeriggio.

Dopodiché la scena è stata integralmente rubata dal climatologo piemontese che ha evidenziato l’importanza di mantenere sempre, su queste questioni, un approccio scientifico. “Siamo reduci dall’inverno più caldo degli ultimi tempi: è questa non è un’impressione, ma un dato di fatto. Come è altrettanto un dato di fatto che siamo noi uomini gli artefici di questa situazione con l’utilizzo sempre crescente di carbone, petrolio e gas e la conseguente immissione di anidride carbonica sulla terra”. Con l’ausilio di slides, ha accompagnato il pubblico nella sua articolata e puntuale dissertazione: “Nell’ultimo secolo abbiamo registrato l’incremento di 1,2 gradi della temperatura terrestre. Può sembrare poco, ma ricordiamoci che noi con un grado in più di temperatura corporea abbiamo la febbre e non stiamo bene. Ed è inevitabile che questo continuo riscaldamento del clima impatterà notevolmente nella vita dei nostri figli e dei nostri nipoti”.

I primi segni li stiamo già cogliendo oggi. “E’ come se la latitudine si fosse traslata: Torino ha oggi i gradi che prima c’erano a Firenze, Firenze quelli di Roma, Roma quelli di Napoli fino ad arrivare a Tangeri. E questo è un dato comune a tutte le stagioni. Ci sono poi i picchi, come l’estate del 2003 e quella del 2022, la più calda estate europea. Ma ci sono anche costanti, come gli ultimi dieci mesi, i più caldi al mondo nell’ultimo secolo”.

Mercalli non ha girato intorno al problema: “Qualcosa che si sta sregolando c’è: i ghiacciai si sciolgono, riducendo anche le riserve idriche in caso di siccità; gli oceani si surriscaldano. Pensiamo a quanti problemi ci siano stati solo in Italia lo scorso anno dovuti ai fenomeni meteorologici intensi ed estremi come l’alluvione in Emilia Romagna o le tempeste di grandine e vento a Milano e in Brianza nel luglio scorso. Ormai anche le assicurazioni tendono a non assicurare più il danno meteorologico perché troppo impattante”.

Una situazione di cui il mondo dell’economia sta cominciando a rendersi conto inserendo i rischi ambientali e climatici tra i primi quattro a cui va incontro l’umanità. Solo la politica sembra ancora addormentata tra promesse e principi, rimasti finora solo sulla carta. “Il summit di Rio sull’ambiente risale al 1992: l’impegno era stabilizzare e provare a ridurre le emissioni di anidride carbonica sulla terra. Abbiamo già perso 32 anni perché il 2023 è stato l’anno con maggiore emissione di Co2. Gli accordi di Parigi del 2015 ci impegnano a non superare la linea blu per non arrivare alla previsione più catastrofica che equivale a un incremento di 5 gradi delle temperature entro la fine del secolo con eventi estremi sempre più frequenti”.

Un quadro che porterebbe a incrementare i morti dovuti a ondate di calore e che renderebbe invivibili alcune zone del mondo portando a ulteriore incremento delle migrazioni di popolazioni.

La verità è che nessuno sta facendo molto per ridurre l’inquinamento, continuando a procrastinare scelte e decisioni più coraggiose e radicali. “C’è chi dice che una situazione analoga sia già successa, ma non è vero. Almeno non nella storia dell’homo sapiens. Penso che di clima sia importante che parli chi è del mestiere”.
Mercalli ha poi voluto parlare anche della scelta, di cui ha parlato anche nel suo ultimo libro “Salire in montagna”, di ristrutturare una vecchia baita in montagna per trasformarla nel suo rifugio: “Vedendo un po’ il quadro della situazione, ho messo in atto una migrazione verticale preventiva scegliendo di andare ad abitare in montagna, in Alta Valle di Susa, fuggendo così dal caldo. L’Italia ha la fortuna di snodarsi intorno alle Alpi e agli Appennini, zone che hanno assistito a un progressivo spopolamento quando la città aveva un richiamo irresistibile. Oggi, grazie ad esempio al telelavoro, ci sono molte più occasioni, anche lavorative”.

Rispondendo alle domande del pubblico, il climatologo è stato ancora più diretto: “E’ chiaro che se non cambiamo modello di sviluppo, andremo a sbattere contro un muro. Non fosse altro per il fatto che non è possibile proporre una crescita illimitata in un mondo limitato. Dobbiamo compiere tutti noi uno sforzo in più sul clima perché ne va del futuro dei nostri figli e nipoti”.

La serata si è poi chiusa con le parole del presidente del Cai Calco Matteo Fumagalli che ha ricordato i prossimi appuntamenti previsti per festeggiare insieme i 60 anni del gruppo.