Dati alla mano, il pedagogista ha tratteggiato un quadro impietoso di boom di certificazioni di fronte a cui scuole e famiglie sembrano arrendersi
“Si scambiano problemi educativi con quelli neuropsichiatrici: in molti casi basterebbe soltanto far dormire di più i bambini”
MERATE – “Lo faccia vedere, ma non dalla pediatra, bensì da un neuropsichiatra infantile”. E’ la frase, ripetuta troppo spesso dagli insegnanti ai genitori, da cui è partita l’approfondita e documentata analisi effettuata ieri sera, martedì, dal pedagogista Daniele Novara. Di fronte a lui genitori e docenti che hanno riempito l’auditorium comunale Giusi Spezzaferri per assistere al secondo incontro del ciclo di appuntamenti promosso dall’associazione Dietro la lavagna sul tema “Genitorialità e inclusione”.
Dopo aver ospitato, due settimana fa, la serata da tutto esaurito con il filosofo Umberto Galimberti, il sodalizio meratese guidato da Maria Rosa Panzera ha chiesto a Novara di parlare dell’aumento esponenziale, negli ultimi anni, delle certificazioni scolastiche, argomento anche del suo libro intitolato “Non è colpa dei bambini”.
“E’ una questione che interessa molto anche noi” ha chiosato l’assessore al Welfare Franca Maggioni, ricordando le spese ingenti sostenute dai Comuni per sostenere i servizi di educativa scolastica (che si affiancano al sostegno, garantito dalla scuola, tramite i docenti).
Con modi simpatici, conditi da battute e ironia che, a dispetto della serietà degli argomenti trattati, hanno strappato più di una risata al pubblico, Novara è partito da un’immagine, quella di Roberto, 7 anni e un sorriso troppo… vispo, vivace e chi più ne ha ne metta, in una ricorsa, continua, al tentativo di etichettare sguardi e comportamenti spostando il baricentro dall’educazione alla terapia.
“Dobbiamo sempre chiederci se i problemi che riscontriamo in un bambino, che spesso sono riconducibili alla sua vivacità, al suo non voler stare mai fermo, siano problemi educativi o neuropsichiatrici. Scopriremmo spesso e volentieri che questo bambino non dorme a sufficienza, perdendo ogni notte ore di sonno necessarie per la costruzione delle sinapsi”.
Partendo dalla sua infanzia, vissuta negli anni Sessanta con i “miti” della caccia delle tonsille, delle scarpe ortopediche, dell’appendicite da togliere e della “lotta” alla mano, quella sinistra, ribattezzata del diavolo, Novara è poi passato a un oggi contrassegnato da un’anomala epidemia di disturbi neuropsichiatrici infantili.
“I conti non tornano”, insomma e lo ha dimostrato con i numeri, che fotografano un incremento delle diagnosi di disabilità infantili dal 2,9% del 2016/17 al 3,8% del 2021/22. Un aumento che contraddistingue tutti gli ordini scolastici con l’infanzia passata, sempre nello stesso intervallo temporale, dal 1,9 al 2,5%, la primaria dal 3,3 al 4,8%, le medie dal 4 al 4,7% e le superiori dal 2,5 al 3,1%. Sulla popolazione scolastica totale, la percentuale di disabili è salita, negli stessi 5 anni, dal 3,5 al 3,6%.
“Ma non stiamo parlando di veri disabili: sono semplicemente dei bambini etichettati: in Emilia Romagna ad esempio sono tutti autistici; in Lombardia hanno tutti l’Adhd, che una diagnosi tra l’altro recente, che si sta diffondendo come l’ortica”.
Di fronte a questo scenario, con incrementi delle diagnosi di autismo pari al 244,9% dal 2011 al 2021, sono in aumento anche i docenti di sostegno, schizzati da 71mila di 20 anni fa a 184mila di ora, con un calo demografico del 30%.
Novara non ha avuto dubbi nel parlare di falsi positivi diagnostici, ricordando come bisognerebbe passare, con tempo e pazienza, dall’osservazione dei bambini e non dai test. “La neuropsichiatria ha sostituito l’educazione, ma così facendo stiamo sbagliando il tavolo di lavoro e abbiamo patologizzato la scuola”. Senza troppi giri di parole, il pedagogista emiliano ha esortato a restituire i bambini alla normalità: “Togliamo le etichette. Non sottoponiamoli a uno screening dietro l’altro, né accettate di firmare neurodiagnosi che equivalgono a infilarsi in un tunnel”.
Anche per non rischiare che, di fronte a qualsiasi disturbo dell’apprendimento (come dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia) certificato in un Dsa e tradotto quindi in un Pdp ad hoc, il bambino o il ragazzo si adagi, perdendo stimoli e consapevolezza in se stesso. “Scuola e famiglia sembrano arrendersi consegnando figli e alunni a psichiatri e neuropsichiatri quando basterebbe trattarli come bambini normali puntando sull’apprendimento esperienziale e sulla socialità con i compagni”.
Fondamentale, per Novara, che non ha esitato a definire i bambini degli “orfani educativi”, il digiuno tecnologico, l’importanza del sonno (più importante del cibo) e non incentivare una promiscuità corporea e un eccesso di confidenza con i genitori come la condivisione del bagno e del lettone.
E a chi, dal pubblico, ha chiesto conto del perché di genitori così infantili, il pedagogista ha risposto tirando in causa una società sempre più narcisistica, in cui il figlio deve essere specchio del genitore: “Sembra che ormai i genitori stiano andando loro a scuola, così come alle partite di calcio”.
Una riflessione importante, che ha colto nel segno, contribuendo a fornire stimoli e provocazioni al pubblico in sala.
Il ciclo di incontri promosso da Dietro la lavagna si concluderà il 18 aprile con il doppio appuntamento con lo spettacolo per l’inclusione sociale, il fumetto teatrale dal titolo “Superabile” della compagnia teatrale Teatro La Ribalta di Bolzano. Alle 11.30 gli attori saranno in scena all’auditorium “Mary Ward” della sede di Merate del Collegio
Villoresi per gli studenti del Collegio Villoresi e della secondaria di primo grado dell’Istituto
Statale Manzoni mentre in serata, alle 21, si replica sempre all’auditorium delle Dame Inglesi per tutta la cittadinanza (ingresso 10 euro con prenotazione su eventbrite, gratis per gli under 12).