Nuovo ponte di Paderno: in Regione l’ipotesi del viadotto unico vicino all’attuale

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Giovedì la commissione territorio tra Rfi, Sindaci, Province e Consiglieri regionali

Al vaglio l’ipotesi di un ponte ferroviario e stradale unico in affiancamento a quello attuale: ora la parola passa alla Soprintendenza

PADERNO– Amministratori locali, Consiglieri regionali e Rete Ferroviaria Italiana si sono incontrati ieri, giovedì 27 giugno, attorno allo stesso tavolo per una seduta di audizioni convocata dalla Commissione Territorio relativamente alla situazione del progetto di nuovo ponte sull’Adda che dovrà sorgere a Paderno in sostituzione del ponte San Michele.

E’ stato confermato che la storica struttura ad arco in ferro, risalente al 1890, e attualmente utilizzata a senso unico alternato dal traffico veicolare e ferroviario, dovrà essere chiusa al traffico a partire dal 2030.

Da parte dei tecnici di Rfi è stato riferito che attualmente sono in corso interlocuzioni con la Regione e con la Sovrintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Bergamo e Brescia riguardo la soluzione progettuale del ponte unico (con raddoppio dei binari e previsione di un significativo aumento del traffico veicolare), che dovrà sorgere a fianco dell’attuale struttura. Da parte della dirigenza Rfi sono state poi ripercorse le vicende degli ultimi anni ricordando che, al termine di sopralluoghi e studi geologici e sismici, era stata esclusa dal progetto un’area con criticità legate a fenomeni franosi e che tale evidenza, insieme ai vincoli rappresentati dalla presenza di aree urbanizzate e adibite a cimitero, ha fatto escludere una soluzione basata su due ponti (ferroviario e stradale).

Ragioni per cui avrebbero portato i progetti, con tanto di studi geologici alla mano, a escludere tutta la fascia a sud dell’attuale ponte San Michele, nell’area dove anche di recente si è verificato un movimento franoso che ha comportato la chiusura dell’alzaia.

In giallo l’area geologicamente fragile, dove non è possibile effettuare interventi infrastrutturali

L’ipotesi su cui ci si sta confrontando è quindi quella di un  ponte unico, sia ferroviario che stradale, da porre indicativamente nelle immediate vicinanze di quello attuale, per non andare a interessare la zona a nord la zona più abitata e a sud, quella geologicamente più fragile.

I progetti dovranno essere sottoposti al vaglio della Sovrintendenza che dovrà esprimersi sull’impatto della nuova struttura, decidendone di fatto la sorte. “Ormai il punto è questo: se il nuovo ponte verrà realizzato o meno – commenta l’assessore di Calusco Massimo Cocchi -. La Sovrintendenza dovrà chiarire se è possibile realizzare un nuovo viadotto nelle immediate vicinanze di quello attuale oppure se resta vincolante la prescrizione dei 150 metri da quello attuale. Se così fosse, il nuovo ponte non potrà essere realizzato, ma sappiamo benissimo quello che è successo quando il ponte San Michele è rimasto chiuso per due anni per i lavori di riqualificazione. Sinceramente penso che le ragioni di impatto paesaggistico debbano venire dopo quelle di collegamento tra due sponde del fiume legate tra loro da più di cento anni”.

Chiede, come da anni a questa parte, che si ragioni sull’impatto che il nuovo ponte produrrà sul traffico e sull’inquinamento della zona, analizzando la questione con un approccio sovracomunale che coinvolga anche la provincia di Monza Brianza, il sindaco di Paderno d’Adda Gianpaolo Torchio: “In base ai dati emersi dallo studio commissionato da Rfi, la nuova infrastruttura attrarrà complessivamente, nelle condizioni meno favorevoli, 550/600 veicoli all’ora nelle due direzioni, con un incremento del +60% sul traffico attuale, passando da 5.700 veicoli al giorno a 13.950. Di questi, il 15% sarà costituito da mezzi pesanti. E’ chiaro che una proposta di questo tipo è irricevibile per noi se non supportata da un piano che vada a risolvere i nodi cruciali della viabilità del Meratese, a partire dall’imbocco alla tangenziale est a Lomagna, passando per la tangenzialina di Verderio e arrivando al passaggio a livello della Sernovella”.

 

Torchio ribadisce a gran voce la necessità che il nuovo ponte sull’Adda venga realizzato puntando al massimo livello di qualità architettonica, consci delle peculiarità paesaggistiche dell’area.

Opinioni registrate ieri in Commissione, come ribadito da Jonathan Lobati (FI), presidente della Commissione Territorio. “La presenza allo stesso tavolo di Regione, amministratori locali e Rfi ha permesso di approfondire la situazione e di evidenziare criticità ed esigenze del territorio. Come Commissione continueremo a favorire l’incontro tra le parti e a monitorare lo sviluppo di un progetto che deve concretizzarsi nei tempi e nei modi adeguati”.

Una volta conclusa la fase progettuale dovranno essere avviate le procedure di dibattito pubblico e l’iter autorizzativo. La stima è che prima dell’indizione della gara e della successiva apertura dei cantieri debbano trascorrere all’incirca altri due anni.

 

All’audizione hanno partecipato per la Provincia di Lecco la Presidente Alessandra Hofmann e il Vice Presidente Mattia Michelli, per la Provincia di Bergamo il Vice Presidente Matteo Macoli, rappresentanti della Provincia di Monza Brianza e numerosi i Sindaci dei Comuni interessati, ovvero  Gianpaolo Torchio di Paderno d’Adda, Michele Pellegrini di Calusco d’Adda, Matteo Baraggia di Aicurzo, Danilo Villa di Verderio, Mattia Salvioni di Merate.

L’Assessore regionale alle Infrastrutture Claudia Terzi ha affermato che l’obiettivo di tutti i soggetti coinvolti deve essere quello di garantire anche in futuro il doppio collegamento viario e ferroviario e nello stesso tempo il mantenimento delle stazioni di Paderno e Calusco. Per quanto riguarda le conseguenze sul territorio determinate dalla nuova infrastruttura, ha assicurato che l’interlocuzione tra le istituzioni è da tempo attiva e che al centro di tale confronto vi sarà anche la necessità di opere connesse finalizzate ad alleggerire il traffico.

La seduta di audizioni era stata chiesta dai Consiglieri del PD Gian Mario Fragomeli, Luigi Ponti e Alfredo Simone Negri, che hanno sottolineato complessità e strategicità dell’area di collegamenti che fa riferimento al ponte San Michele nonché all’importanza di verifiche periodiche in vista di un 2030 sempre più vicino.