Parco del Curone: fiocco (rosa o azzurro?) per le tartarughe d’acqua dolce

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Ancora impossibile stabilire il sesso della piccola tartaruga nata nel Parco del Curone

Nel 2014 è stato avviato il programma di reintroduzione della tartaruga d’acqua dolce

MONTEVECCHIA – E’ grande poco più di una moneta da un euro, sana e in ottime condizioni di salute. Stiamo parlando della tartaruga d’acqua dolce individuata nei giorni scorsi nel Parco di Montevecchia e della Valle del Curone da Valerio Orioli e Simone Masin, ricercatori del dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca.

Insieme alle Gev (guardie ecologiche volontarie) e ad altri volontari del Parco, i due studiosi hanno infatti effettuato un’escursione nel parco brianzolo per verificare lo stato di salute della tartaruga palustre europea, reintrodotta all’interno di un’area umida del parco nel 2014, grazie ad un contributo di Fondazione Cariplo e al supporto tecnico-scientifico dei ricercatori dell’università milanese.

Si tratta di una specie, nota con il nome scientifico di Emys orbicularis, che in Italia settentrionale è presente solo in pochissimi ambienti, a causa della distruzione del suo habitat (le zone umide), dell’isolamento ecologico, delle modalità di conduzione delle pratiche agricole, dell’introduzione di specie esotiche che sottraggono risorse o diffondono patologie.

 

Ora, a distanza di soli sette anni dall’avvio del programma di reintroduzione, è arrivata la bella notizia dell’avvenuta riproduzione degli individui rilasciati. Durante le operazioni di monitoraggio del progetto, i ricercatori hanno avuto modo di catturare un giovane della specie. Si tratta di individuo la cui età è stimabile in un paio di anni, la cui nascita può essere verosimilmente fatta risalire all’autunno del 2021.

Quanto al sesso dell’individuo catturato ancora non è possibile stabilirlo da una diagnosi morfologica vista la precoce età.

 

“Il suo ritrovamento testimonia il successo del progetto e lascia ben sperare per l’affrancamento, se non un ampliamento, della popolazione nel prossimo futuro – commentano con soddisfazione dal parco presieduto da Marco Molgora -. La salvaguardia della fauna autoctona è un valore fondamentale per l’attività del Parco e rappresentano pericoli reali e molto gravi l’introduzione di specie esotiche, come ad esempio le tartarughe da acquario, e i cani lasciati liberi di muoversi in ambiti naturali delicati”.