Imprese e territorio, parola ai direttori: Giulio Sirtori (Confindustria)

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Il direttore generale di Confindustria Lecco e Sondrio, Giulio Sirtori

Lecco è una provincia accogliente per le imprese? Il ‘Sistema Lecco’ serve ancora? Quali saranno le sfide del futuro per il territorio?

Ne parliamo con Giulio Sirtori, direttore di Confindustria Lecco Sondrio

LECCO – Il punto di vista delle aziende attraverso la voce di chi le rappresenta: le associazioni di categoria. Con loro abbiamo deciso di approfondire il rapporto tra imprese e territorio, le opportunità e le criticità da risolvere ma anche le nuove sfide da cogliere, conoscere lo stato di ‘salute” delle imprese dopo l’emergenza Covid e le difficoltà attuali, sapere come digitale e innovazione incidano nel modo di lavorare nelle aziende e quali evoluzioni ci sono state negli ultimi anni.

In questo servizio ne parliamo con Giulio Sirtori, direttore di Confindustria Lecco Sondrio

Territorio. Guardando al territorio lecchese, lo si può definire ‘accogliente’ per le imprese? Se sì perché, se no perché?

“Lecco è sempre stata accogliente per le imprese pur con i limiti del ‘Sistema Italia’, ovviamente parliamo delle difficoltà legate alla burocrazia che rende più faticoso l’ampliamento e l’insediamento di nuove imprese. C’è poi un problema condiviso con altri territori, ovvero la difficoltà delle aziende nel reperire nuovi collaboratori: è un tema complesso che non si può semplificare e legato all’orientamento scolastico ma anche ad una questione demografica che questo Paese sottovaluta perché non ha mai messo in campo vere politiche per affrontare il problema, al contrario di altri stati come la Francia e la Germania. Serve un’inversione di tendenza che non può produrre però risultati nell’immediato e l’immigrazione controllata non può supplire al deficit demografico di cui soffriamo”.

Quali sono i punti di forza? Cosa occorrerebbe invece per renderlo maggiormente attrattivo?

“Esiste da noi un sistema di competenza diffuse che crea un substrato ideale allo sviluppo e alla resistenza delle imprese, specialmente in un momento di incertezza come quello che stiamo vivendo. Il tema delle infrastrutture è l’altro problema grosso con cui convivono le imprese del territorio: se al loro interno, le aziende si sono dotate di processi incredibilmente organizzati, quando escono dal cancello devono fare i conti con un sistema di infrastrutture che penalizza i tempi di spostamento dei prodotti. Questo è un limite enorme e non basta una strada in più: servirebbe un piano per la regione Lombardia e ancor di più per la nostra provincia. Pensate se ci fosse una metropolitana leggera che colleghi Lecco a Milano, cosa potrebbe rappresentare? Non è fantascienza, altre città europee hanno reti metropolitane che si estendono per 60 chilometri dai centri città”.

Pensate che gli enti locali (Comuni e Provincia) stiano facendo abbastanza per il sostegno alle imprese favorendo lo sviluppo di quelle esistenti e magari la nascita di nuove realtà?

“Non si può generalizzare. E’ chiaro che gli enti locali e Regione hanno competenze ben precise, su alcuni aspetti riusciamo a lavorare bene insieme. La Provincia si è dimostrata sensibile ai temi che sottoponiamo, il Comune di Lecco ha una grande sfida che è il PNRR e noi ci siamo messi a disposizione. Tutte le istituzioni possono fare di più e l’aspettativa alta: il mondo cambia in fretta e si complica, le istituzioni devono fornire gli strumenti necessari alle imprese in tempi rapidi”.

Si incolpano spesso gli Amministratori e i politici di arrovellarsi nel cercare soluzioni ai problemi dell’ultima settimana, anziché elaborare piani strategici in grado di affrontare e risolvere le sfide di lungo termine. Al riguardo, che consigli darebbe e su cosa lavorerebbe se fosse al loro posto?

“Per chi amministra e per chi fa politica è difficile svincolarsi dal consenso popolare, che è quello che consente di governare. Credo sia il tema della politica attuale, finché non ci si libera dalla schiavitù del consenso a tutti i costi, allora il governo diventa un esercizio difficile”.

Quale sarebbe la sua vision per la Lecco futura (La Lecco di Domani), in che ambiti lavorerebbe maggiormente, dove investirebbe, cosa cambierebbe e cosa lascerebbe di virtuoso che già c’è?

“Il turismo è un aspetto su cui si dibatte da tempo. Sul nostro lago c’è un ramo, quello comasco, che esplode di questa risorsa e il ramo lecchese molto meno. Oggi il settore turistico influisce in maniera minuscola sulla nostra economia ma ha forti potenzialità. Riguardo le aziende manifatturiere invece tema grosso riguarda la connessione: Lecco deve essere sempre più connessa ai grandi hub, alle grandi vie di comunicazione, a quel network globale che le nostre imprese già frequentano. Serve una Lecco che sia meno ‘piccolo mondo antico’ e più interconnessa al mondo. E’ un territorio dove quasi inconsapevolmente si è coniugata la grande capacità industriale con una grande bellezza e fruibilità dei luoghi. Facile dire lago e montagna, ma anche la Brianza offre degli spazi bellissimi”.

Sistema Lecco. Un’esperienza che si è interrotta. Deve essere ripristinata? Come? Quali errori sono stati fatti in passato?

“Io non credo si sia interrotta, naturalmente i tempi cambiano. Con Sistema Lecco ci riferiamo agli anni che furono, parliamo di 25-30 anni fa, era un altro mondo, un’altra storia. E’ un modello che richiedeva la condivisione a priori di ogni passaggio e di ogni questione e che a mio parere non è più efficace. La velocità richiesta oggi è un’altra e tutto sommato le associazioni di categoria in questi anni hanno espresso delle potenzialità, hanno contribuito ad una visione diversa dal passato, assumendo anche un ruolo sociale sul territorio. Confindustria per esempio ha sposato diverse iniziative della vita culturale cittadina. Mi pongo poi una domanda: la difesa estenua del territorio ha ancora senso in un mondo di connessioni? Appare come una battaglia di retroguardia”.

Dopo il Politecnico, vera grande conquista del Sistema Lecco, quale potrebbe o dovrebbe essere la prossima?

“Anche in questo caso la risposta riguarda interconnessione: sarebbe auspicabile un grande piano di connessioni che guardi a tutta una fascia pedemontana. C’è il tema del turismo e delle Olimpiadi il cui lascito non sarà solo in termini di infrastrutture ma di offerta turistica nei prossimi anni. Su questa parte il nostro territorio può giocare una partita concreta”.

Camera di Commercio. Ha giovato oppure no l’unione con Como? Come far valere maggiormente il peso di Lecco in questa unione?

“In linea puramente di principio ha giovato, perché la messa a fattor comune delle risorse non poteva che giovare. Diciamo poi che c’è oggi una visione della Camera di Commercio diversa da quella che avevamo noi a Lecco, prima della fusione, quando ragionavamo di progetti di sistema; ora c’è una logica di supporto ai vari settori in maniera più frammentata. Non dico sia meglio l’una o l’altra, si tratta di una modalità che è frutto anche di anni difficili. La differenza, a mio parere, la fanno i contenuti che vogliamo portare all’interno dell’ente camerale e questo dipende anche dalle singole associazioni. Lo stesso vale per Lecco che può fare la sua parte con contributi e nuovi stimoli”.

Tornerebbe indietro?

“No, direi di no. Si tratta di far funzionare bene quello che c’è oggi e che offre delle grandi opportunità”

Imprese. La salute delle vostre imprese qual è? Dopo il Covid e con la guerra in essere quali nuovi problemi sono emersi. Sono stati risolti?

“Dal punto di vista della produttività, secondo le nostre rilevazioni, sicuramente le imprese stanno vivendo un periodo positivo, ci sono poi i problemi legati al costo dell’energia e alla necessità di risorse umane che limita il loro sviluppo. Ma su portafoglio ordini e utilizzo degli impianti stanno andando molto forte. C’è poi questa grande instabilità internazionale, e prima il Covid, che non ha fermato assolutamente le nostre imprese”.

Quali sono le nuove sfide e come le state affrontando al fianco dei vostri associati?

“Molte opportunità sono nate con la digitalizzazione e grazie ai processi di innovazione ma sono sorti anche grandi problemi come sull’energia o in materia di export con Paesi che hanno regole diverse di esportazione o addirittura sono posti sotto embargo. Noi siamo sul pezzo e per stare al passo abbiamo creato una forte sinergia con Confindustria Como, perché lo sforzo richiesto alle associazioni è sempre maggiore in termini di risorse e di professionisti. C’è poi il tema della sostenibilità, negli ultimi anni le aziende sono diventate molte attente ad allinearsi agli standard richiesti dal mercato”.

Quali sono i servizi più richiesti?

“Le relazioni industriali. All’apparenza sembra qualcosa di stantio, ma questo servizio si è molto evoluto nel tempo. Non sono più gli anni delle grandi contrapposizioni con i sindacati, oggi si parla soprattutto della gestione della persona in azienda e con il Covid si sono aperti nuovi aspetti come lo smart working e la gestione degli spazi. La nostra area sindacale è diventata un tutt’uno con Como e questo ci ha consentito di specializzare i nostri operatori”.

Quali sono i nuovi progetti che avete in cantiere?

“Abbiamo un’iniziativa in fase di definizione, non possiamo svelarla ora ma anticipo che sarà molto importante per le imprese e per il territorio in termini di visione strategica”

Cosa occorre oggi per essere competitivi sul mercato? Quanto incide il digitale?
E’ una sfida colta dalle nostre imprese?

“Il digitale è un aspetto su cui le imprese sono molto avanti. Confindustria è parte del Digital Innovation Hub e sul territorio abbiamo eccellenze come il Politecnico, il Cnrr e anche Como Next che ci rendono parte di un contesto molto solido da questo punto di vista. Lo stesso possiamo dire per l’internazionalizzazione, abbiamo percentuali di export altissime tra i nostri associati”.

Innovazione. Il territorio e le imprese lecchesi secondo lei lo sono?

“Anche su questo non c’è dubbio, le nostre imprese non sarebbero così competitive se non fossero innovative”.

Esiste già un dialogo virtuoso tra imprese Politecnico e Cnrr, è sufficiente o potrebbe/dovrebbe essere implementato?

“Le imprese hanno capacità di prendersi la ricerca dove gli serve ma la presenza del Politecnico ha fatto molto. Forse è Lecco a non essere stata in grado di adattarsi a questa presenza e diventare una città universitaria. Questo è un peccato”.


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