Dear Mr Cala, chi ha il naso più lungo tra Lecconotizie e lei?

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LECCO – In seguito alla lettera ricevuta da Mr Joseph Cala (vedi articolo), pubblichiamo la nostra cordiale risposta.

Dear Mister Cala,
abbiamo letto con stupore – ma non troppo – le accuse che ci ha rivolto a proposito della nostra presunta capacità di dire le bugie e della presunta paura, condivisa con tutti i giornalisti lecchesi, di scrivere la verità, attaccando sempre il più debole.
Non condividiamo la sua opinione, ma ne prendiamo atto. Infatti, accertata la provenienza della e-mail ricevuta, abbiamo deciso di pubblicarla.
In merito al pomeriggio di venerdì 24 agosto, crediamo però di essere in diritto e di avere soprattutto il dovere di scrivere quel che abbiamo visto con i nostri occhi e sentito con le nostre orecchie. Quanto da noi pubblicato è infatti frutto della nostra presenza allo stadio – fuori e dentro- e non di un “sentito dire” da parte dei tifosi o da parte di fonti a Lei vicine.
Eravamo presenti mentre i giocatori raggiungevano il “Rigamonti-Ceppi”. Eravamo presenti mentre il portiere, Alberto Frigerio, parlava con alcuni tifosi in modo del tutto tranquillo e senza alcun rischio per la sua incolumità. Vuole conoscere l’oggetto della discussione? Siamo in grado di dirLe anche quello, visto che Lei era sicuramente in grado di osservare la scena dalla finestra del secondo piano della sede – l’abbiamo vista – ma non di sentire. A Frigerio è stato consigliato con tono non certo minaccioso di “non schierarsi e di non affezionarsi troppo all’allenatore”. Se però non credesse alle nostre parole, può sempre chiedere al ragazzo, che ha esposto ai tifosi la situazione, sottolineando il fatto di essere un professionista e di lavorare, quindi, per la Calcio Lecco, a prescindere da chi ci sia “al timone”.
In seguito a questo confronto, i giocatori sono entrati senza alcun rischio allo stadio per sostenere l’allenamento. Se poi qualcuno, negli uffici della sede o all’interno dello spogliatoio, ha rilevato pericoli tali da non scendere in campo, lo possiamo solo immaginare. La verità è che all’esterno c’erano solo 6 tifosi, “armati” di bermuda e t-shirt e di un sano sconforto per la situazione, tant’è vero che poliziotti e carabinieri da Lei chiamati a intervenire hanno trovato un gruppetto di ragazzi più o meno giovani appoggiati al muretto di via Pascoli.
Probabilmente, sempre dalla finestra, Lei ha visto le persone presenti andare via, ma, ci spiace contraddirLa, questo non è avvenuto perché le due pattuglie “hanno sgombrato gli ultras”, ma solo perché tifosi e giornalisti si sono trasferiti in via Leonardo da Vinci, dove era in corso la trattativa per l’acquisto della Calcio Lecco.
Per quanto riguarda le minacce di morte, le bombe, i pestaggi etc., le sue osservazioni ci sembrano alquanto esagerate e fuorvianti. Sarebbe un’esperienza senza dubbio qualificante fare l’inviato di guerra, ma, per il momento, siamo contenti di continuare a seguire il Lecco sul campo del “Rigamonti-Ceppi”, non in un ospedale da campo. Del resto, gli interventi di 118 e Vigili del Fuoco del pomeriggio del 9 agosto parlano da soli: nessun ferito, nessun pestaggio, qualche spintone, ma nulla più. Il 118 se n’è andato dalla sede con un “nulla di fatto”, mentre i Vigili del Fuoco sono arrivati, non hanno trovato nulla da spegnere, hanno riavvolto la manichetta e sono tornati alla base. Siccome siamo onesti, è vero che tre rumorosi petardi – non bombe carta – sono stati lanciati e hanno fatto sobbalzare tutti. Uno ha anche lesionato la grondaia della sede, ma da lì a dire di essere finito sotto il tiro delle bombe…
Una domanda, a questo punto, ci pare lecita: perché, pur sentendosi minacciato di morte e a rischio percosse, è stato possibile entrare e uscire indisturbati dalla porta esterna della sede e anche dagli uffici per tutta la settimana in cui Lei è rimasto solo nella palazzina, vista l’assenza per malattia del segretario? Era così temibile “l’assalto degli ultras” da lasciare tutte le porte aperte e incustodite? Al di là della sicurezza delle persone, negli uffici ci sono anche documenti e materiali da tutelare con più attenzione. No?
Sulle intenzioni dei nuovi acquirenti a livello tecnico, ci scusi, ma non crediamo che Lei possa e debba essere informato.
Infine, ci permettiamo di esprimere una semplice considerazione, non solo da giornalisti, ma anche da lecchesi che seguono con passione le vicende della Calcio Lecco.
Nessuno ha mai chiesto la serie A o di salire alla ribalta grazie a una quotazione in Borsa. Dopo anni di pesanti delusioni, ci sarebbe bastato ripartire dalla serie D con una squadra da serie D.
Lei, invece, ha pensato bene di fare grandi proclami, promettendo:
– la serie A in 4 anni
– una squadra composta da lecchesi o, al massimo, lombardi
– giovani provenienti dai Settori Giovanili di squadre di serie A
– un campo in erba sintetica
– le coperture sulla curva
– etc, etc, etc…

Invece ci ritroviamo a 6 giorni dall’inizio del campionato senza una squadra che si possa definire tale, senza le maglie, senza le visite mediche, senza uno staff medico… In compenso, abbiamo una proficua collaborazione con il Sei Do Kan di Cicciano. E anche per questo La ringraziamo.
Ma, alla fine di tutto questo, chi è più bravo a fare il Pinocchio?

Anyway, we wish you a nice day.
Sincerely

Il Direttore e la redazione di Lecconotizie

PS: ci scusi per il nostro povero Inglese.