MERATE – E’ nato il comitato in difesa dell’ospedale Mandic. L’obiettivo sarà indire un referendum e una raccolta firme per ribadire a gran voce la contrarietà a qualsiasi ipotesi di ridimensionamento o chiusura dell’ospedale di Merate. Lo hanno fondato i cittadini presenti ieri sera, martedì, all’assemblea civica promossa dal sindacato Usb Lombardia per fare il punto sul futuro del presidio di via Cerri. Un’ottantina le persone che hanno risposto all’invito presentandosi al primo piano del Caffè Le Piazze, accolte dai sindacalisti Francesco Scorzelli e Riccardo Germani.
“Vi ringraziamo per essere venuti qui. Vi vogliamo spiegare perché siamo qui. Qui, in questo bar, che ringraziamo per l’ospitalità, perché l’azienda ospedaliera ci ha negato dopo un primo sì, l’utilizzo della sala riunioni, adducendo come motivazione il regolamento aziendale”.
La delibera regionale
Chiusa la parentesi sulla location, Scorzelli è entrato nel vivo della questione. “Siamo qui perché in Regione alla fine dell’anno scorso, è stata approvata una delibera in cui si dice che i Pronto Soccorso con meno di 100 accessi al giorno posso chiudere la notte. Possono, ma è già accaduto in altre parti. E non ci hanno certo tranquillizzato le prime parole pronunciate dal direttore generale Paolo Favini che aveva detto che i regolamenti non si discutono”. Una prima presa di posizione, a cui sono seguite altri interventi di stampo opposto, in cui sono stati elencati i tanti investimenti previsti per potenziare l’ospedale Mandic.
“Peccato che alcuni, come l’ampliamento del Pronto Soccorso, sia un progetto fermo da anni. C’è una circolare che ci ha allarmato ancora di più. Ed è quella relativa ai Dea, i dipartimenti di emergenza e accoglienza. Si dice che quelli di secondo livello (Merate è di primo livello, ndr), come Lecco, devono avere un bacino di 600mila abitanti. La nostra provincia conta 350mila abitanti. Capite bene che già Lecco è un’eccezione”. Lo sarà anche Merate? Una domanda che per Scorzelli potrebbe presto tradursi in una chiusura lenta e progressiva di tutto l’ospedale. A rischio, questa volta per una legge nazionale, la natività che con 630 parti all’anno sta scendendo verso la quota minima di 500.
L’allarme sulla stroke unit
“Il reparto di neurologia sta morendo. I casi acuti vengono portati tutti a Lecco. Arrivano qui solo se portati dai parenti. Le ambulanze si dirigono già verso il capoluogo”. E poi c’è il Pronto Soccorso, da anni sotto organico, con bandi deserti. C’è il servizio farmacia, che potrebbe venire appaltato all’esterno. L’assistenza domiciliare depauperata ed esternalizzata. “La situazione è seria. Non possiamo stare tranquilli”.
Nuovo incontro il 3 aprile per definire il quesito referendario
Da qui la proposta del collega Riccardo Germani di portare avanti una battaglia nel nome del bene comune per evitare che a Merate succeda quello che è successo ad Abbiategrasso dove se si sta male dopo le 20 di sera si viene portati in un ospedale a 20 chilometri di distanza. L’idea è quella di costituire un comitato che si faccia promotore di un referendum contro la chiusura del Pronto Soccorso. Una delegazione di sei – sette persone presenti ieri all’incontro si ritroverà il 3 aprile per formulare esattamente la domanda del quesito referendario alla luce di quanto prevede lo statuto del Comune di Merate. Serviranno 800 firme di residenti in città. Per questo tra il pubblico molti hanno voluto proporre di indire comunque una petizione popolare per dare voce e spazio anche ai residenti in tutto il bacino dell’ospedale Mandic.
L’appoggio del Movimento 5 Stelle
L’iniziativa del comitato è stata subito sposata dai militanti del movimento 5 stelle presenti all’incontro. Carlo Vincenzetto ha preso parola per ricordare il tentativo, poi naufragato, di dare vita a un comitato simile con un’altra forza politica. “Siamo ben contenti ora di aderire a questo gruppo”.
La parola agli amministratori
Presenti all’incontro anche tre amministratori comunali. E’ stato Fabio Crippa, assessore ai Servizi sociali del Comune di Casatenovo, a voler spiegare la posizione degli amministratori. “Non siamo distratti e non bisogna venire a stanarci. Appena era circolata la notizia circa una possibile chiusura del presidio di Merate, il mio sindaco Filippo Galbiati ha chiesto un incontro con il direttore generale Paolo Favini. Il faccia a faccia si è poi tenuto con tutti i sindaci. In quell’occasione sono state fornite delle rassicurazioni, a cui non possiamo non credere. Il nostro interlocutore ufficiale è appunto il direttore generale dell’Asst di Lecco. Ma resta la disponibilità, da parte del mio sindaco oggi assente per motivi di lavoro, a un incontro con voi”. Parole a cui si è accodato il consigliere di minoranza di Olgiate Pierantonio Galbusera, concorde sulla necessità di tenere monitorata la situazione. Durante la serata si è pure chiarito che la battaglia non sarà del sindacato Usb, ma di tutte le persone che hanno a cuore il futuro dell’ospedale di Merate.