TARGA. La Destra: “Rispetto per i caduti”, Trezzi attacca il sindaco

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LECCO – E’ sempre altissima la tensione politica sulla questione della targa repubblichina, scomparsa nella notte tra giovedì e venerdì dalle mura dello stadio affacciate a via Pascoli, rubata da ignoti prima che il Comune riuscisse a rimuoverla e alla vigilia di un presidio di protesta indetto da chi contestava la presenza di quella placchetta e la lentezza dell’iter istituzionale per levarla.

Numerose le dichiarazioni e le lettere giunte in redazione da parte di esponenti politici e cittadini che hanno condannato in modo unanime il gesto “clandestino”, ma divisi su una tematica che da oltre cinquant’anni lascia spazio ad un acceso dibattito.

In questo spazio ospitiamo gli interventi della sezione lecchese del partito La Destra, guidato da Beppe Mambretti, e quello di Paolo Trezzi, che insieme ad Alberto Anghileri, si è fatto promotore del sit-in di protesta che avrebbe dovuto svolgersi sabato pomeriggio e poi sospeso visti gli ultimi sviluppi.

LA DESTRA LECCO:

“I morti speculati , la lapide , il rispetto……

Chi non rispetta i morti come puo’ rispettare i vivi ? togliere una lapide per modificarla o rimuoverla qualsiasi sia la sua variazione vuol dire dare ragione a chi in questi anni la vilipesa offessa , offendo tutti coloro che per le loro idee si sono combattutti da un fronte o l’altro . Ci batteremo per la pacificazione cosi’ come ci hanno inse…gnato i ns. Padri (Almirante , Rauti e Romualdi ) continueremo a portare un fiore a tutti coloro che sono morti per le loro idee.

Vivono le idee per le quali gli uomini muoiono , muoiono le idee per le quali gli uomini vivono . Avremmo voluto non intervenire su questo tema perche’ crediamo sia troppo alto per il giudizio di chiunque e poiche’ crediamo che il rispetto un valore assoluto e i caduti non siano “una copertina” da tirare da una parte o dall’altra” .

PAOLO TREZZI:

Con tutta evidenza c’è necessità di ri-mettere a fuoco alcuni punti fondamentali sulla vicenda della targa fascista e il suo brutto epilogo.
Non si può fare di tutta l’erba un fascio e nemmeno cavalcare con finto moderatismo fatti di cui si ha responsabilità oggettiva e politica.
Partendo dall’epilogo.

E’ indubbio che sia stato un atto vandalico asportare la targa in maniera anonima e fraudolenta. Così come era stata messa, oltre 10 anni fa, nella stessa maniera.

E’ auspicabile che la si ritrovi e, paradossalmente, che si rimetta al suo posto per un minuto così da toglierla con tutti i sacri crismi – come imposto dalla Delibera del 21 maggio 2012 – per poi restituirla ai proprietari.

Io credo però che in questa storia tutti abbiamo delle responsabilità. Non tutti uguali, però.

Le maggiori, ovviamente, l’hanno chi l’ha asportata in quel modo.

Subito dopo chi l’ha messa, in modo illegittimo, e chi ha consentito che ci rimanesse per oltre 10 anni.
Anche io ho delle responsabilità, perché, insieme ad Alberto Anghileri, ho promosso la Lettera aperta al Sindaco per sollecitarlo a toglierla, quella targa, e soprattutto a rispettare quanto deciso – a nome e per conto della città – già nel lontano maggio.
Ma proprio per questo ha enorme responsabilità l’Amministrazione e il suo Sindaco, che oggi, invece, fa la parte del buon padre di famiglia. Sottacendo le sue, per me gravi, responsabilità.

Che cosa vuol dire infatti, come dice: “In tutta questa vicenda si è cercato troppo spesso di esasperare i toni, provando più volte a sabotare il percorso istituzionale intrapreso, certamente non semplice”?

Dica chi lo sabotava. Essendoci, per altro, una robusta maggioranza di centrosinistra.

E’ quindi, con evidenza, è stata la maggioranza stessa a sabotare. Che, è bene ricordarlo, è la sua.
E allora il Sindaco ha una responsabilità non secondaria. Quella di aver tentennato, di non essere stato in grado, nemmeno per un piccolo atto, semplice, ordinario e simbolico, di far rispettare quanto deciso dal suo Consiglio comunale. Togliere la targa entro il 31 dicembre scorso. “In ogni caso”.

Evidentemente il buonismo finto del Sindaco cozza con la realtà.

E’ il Suo modello: quando la realtà si presenta male, passa prima in sala trucco.

Anche questo un atto vandalico alla città”.