Il termine colpa proviene dalle scienze giuridiche, dove indica l’infrazione involontaria di una norma; nel caso di un’infrazione volontaria e progettata si parla invece di delitto ( dolus). La stessa distinzione vige nel pensiero filosofico: “una trasgressione involontaria ma imputabile” scrive Kant, si chiama colpa; una trasgressione volontaria si chiama delitto. (La metamorfosi dei costumi, 1797).
Nella psicologia analitica, che si occupa del versante soggettivo, la colpa è il contraccolpo vissuto dal soggetto laddove la sua sfera individuale si contrappone alla sfera del generale. La colpa è il sentimento che si produce nell’uomo quando pensa che la propria individualità sia originariamente separata da altre sfere proprie. Ma attingendo dalle scienze giuridiche e dalla filosofia potremmo considerare la colpa, un atto “non volontario”, la cui elaborazione psicologica, nel contesto separativo, porterebbe al superamento dei conflitti.
All’interno della dinamica separativa il “senso di colpa” assume diversi significati ed implicazioni: chi prende la decisione di lasciare l’altro, spesso sente la difficoltà di affermare i propri bisogni, la propria individualità, a fronte di un rapporto affettivo/relazionale mutato ( senso di colpa del lasciare ), chi viene lasciato può vivere una propria colpa nel non essere riuscito a trattenere il patner; entrambi possono vivere un senso di colpa legato al fallimento di un rapporto, verso i figli per non essere riusciti a garantirgli una famiglia unita.
A volte questi aspetti si sommano, amplificando il sentimento vissuto, in termini di senso di colpa, e la reazione difensiva al dolore è sovente l occultamento (rimozione) e l’attribuzione all’altro dell’intera responsabilità della situazione. Se tale atteggiamento è da considerarsi primario e difensivo, risulta importante che la “colpa” vissuta e/o attribuita all’altro venga affrontata attraverso la sua interrogazione ed elaborazione.
Al concetto di colpa è infatti legato, sul versante religioso (patrimonio dell’umanità) anche quello di peccato e sul versante psichico a quello di male. Da qui deriva la necessità psichica dell’occultamento, del la rimozione, e del segreto, veleno per la psiche. Questo spiega come il sentimento di colpa sia complesso da elaborare, non solo per gli aspetti oggettivi della relazione tra patner ma anche per quelli soggettivi ed interiori.
Una separazione affettiva, prima che legale, comporta la presa di coscienza delle complesse dinamiche di coppia che vanno oltre l’attribuzione reciproche di presunte colpevolezze e responsabilità, ma che passa attraverso il riconoscimento di come qualsiasi unione significativa e duratura richieda una continua conciliazione degli aspetti di affermazione individuale e relazionale: un processo di crescita costante.
Il riconoscimento ed il superamento del senso di colpa, può costituire alla fine di un legame sentimentale, un aspetto importante per evitare la proiezione sull’altro dell’intera responsabilità, con il miglioramento implicito della dimensione conflittuale.
Bianchi D.ssa Cristina -Psicologa Analista Junghiana –
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