ABBADIA LARIANA – “Nicolò ha avuto appena il tempo di sfiorarlo, questo mondo. Poi è partito per un viaggio che l’ha visto tornare alla casa del Padre”. Don Vittorio Bianchi ha introdotto così il rito funebre con cui sabato 2 novembre, ricorrenza dei defunti, Abbadia Lariana ha tributato l’estremo saluto al bimbo di soli 3 anni ucciso la settimana scorsa dalla madre.
C’era tutto il paese, nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, per stringersi idealmente attorno al padre di Nicolò, Stefano Imberti, e ai familiari del “piccolo angioletto di Dio”, come il parroco ha più volte chiamato la vittima innocente di quel terribile raptus di follia. La bara bianca al centro della navata. Sopra, un cuscino di fiori. E in prima fila loro, il papà e i parenti più stretti del bimbo, chiusi nel loro dolore.
All’altare, con il parroco, altri tre sacerdoti: il prevosto del “Sacro Cuore” di Mandello don Pietro Mitta, l’arciprete don Donato Giacomelli e don Romano Trabucchi, legato da vincoli di parentela alla famiglia Imberti.
Poche ore prima della cerimonia funebre era stato lo stesso don Vittorio a diffondere una nota in cui, rivolgendosi idealmente a Nicolò, scriveva: “Sei penetrato profondamente nei nostri cuori. Ci hai insegnato ad apprezzare il dono grande della vita, a rimettere la nostra esistenza, tanto misteriosa e a volte tragica, nelle mani di Dio. Mani che sorreggono, che fanno sentire il suo amore di Padre, che ci danno la forza di sorridere, perché la vita in Lui è per sempre”. E il sacerdote aggiungeva: “E’ bello, Nicolò, vivere così, per sempre. Ci vedremo lassù, in Cielo, risorti nella beatitudine eterna”.
Ma all’omelìa del rito funebre don Vittorio ha invocato anche il silenzio, “che oggi è d’obbligo – ha detto – perché umanamente la morte cancella ogni cosa. Eppure tutti noi dobbiamo comprendere che la vita continua, sempre. E tutti dovremmo assumere la dimensione dell’essere piccoli per sperimentare la bontà di Dio”. “Nicolò se n’è andato – ha aggiunto il parroco – lasciando un segno importante, facendoci cioè riscoprire il valore della solidarietà, quella solidarietà che si esprime anche nell’essere oggi qui presenti per dire che non è tutto finito e per guardare avanti con occhi nuovi”.
Poi un accenno alla fede, “dono prezioso – ha specificato – che ci fa rimanere in piedi nonostante le sofferenze, pensando che Nicolò dal Cielo gioisce perché possiamo trovarci un giorno con lui in Paradiso a godere di ciò che Dio ci ha promesso”.
Al termine del rito il corteo funebre ha raggiunto il cimitero del paese, preceduto dai bimbi della scuola materna di Abbadia, ciascuno dei quali stringeva tra le mani una rosa bianca e un palloncino, poi liberato una volta giunti al camposanto.
“Affidiamo il corpo di Nicolò alla terra – sono state le ultime invocazioni di don Vittorio – nella consapevolezza che Cristo lo trasformerà a immagine del suo figlio e che quel suo stesso corpo sboccerà un giorno come un fiore nella vita eterna”. E in cielo, con i palloncini dei bimbi, è salito alto anche l’applauso della folla.