MANDELLO – Sono passati vent’anni dalla morte di monsignor Clemente Gaddi. Era il 7 novembre 1993, una domenica, quando il vescovo emerito di Bergamo lasciò la vita terrena. Classe 1901, originario di Somana di Mandello (dov’era solito tornare in occasione di particolari circostanze ma soprattutto ogni estate per concedersi un periodo di riposo e “respirare un po’ d’aria buona”), monsignor Gaddi fu a capo della Chiesa bergamasca dal 1963 al 1977.
Fu un legame profondo, quello che unì il prelato (che fu anche vescovo in Sicilia) alla terra mandellese. E domenica 10 novembre la “sua” Somana l’ha ricordato – appunto nel ventennale della scomparsa – con una cerimonia religiosa presieduta da monsignor Tarcisio Ferrari, che fu per lunghi anni suo segretario. Accanto a lui il parroco della frazione, don Massimo Rossi, e don Filippo Paravicini.
All’omelìa monsignor Ferrari, dopo aver richiamato il messaggio del Vangelo di Luca della XXXII Domenica del tempo ordinario e aver sottolineato come la nostra fede si fondi su Gesù risorto, si è soffermato proprio sulla figura del vescovo Gaddi. “E’ nota a tutti, specie qui a Somana, quella che fu la sua spiccata personalità – ha esordito – così com’è risaputo che lui non era una persona come tante altre. Già, non era una persona normale, nel senso più positivo dell’aggettivo. Io me ne accorsi subito al primo incontro quando mi avvicinò e mi disse: “Vorrei che tu diventassi mio collaboratore. Pensaci”. Io ero molto dubbioso, anche perché stavo bene nell’oratorio in cui mi trovavo e non mi ritenevo adatto a ricoprire quell’incarico”.
“Qualche giorno dopo glielo comunicai – ha aggiunto il sacerdote – e lui mi tranquillizzò. “Non preoccuparti”, mi disse. E continuò: “Non sei tu a dover dire se sarai o meno all’altezza del compito che voglio affidarti”. Così accettai e da quel momento rimasi al suo fianco per 14 anni”.
Monsignor Ferrari ha anche ricordato che quando il vescovo Gaddi radunò tutti i sacerdoti della diocesi avendo notato un certo smarrimento nella Chiesa, lui incoraggiò i “suoi” preti ad andare avanti e a non perdersi d’animo. Don Tarcisio ha proseguito così la sua omelìa: “Un giorno stava parlando delle persone che posseggono un determinato carisma e, rifacendosi alla parabola dei talenti, mi chiese quale differenza ci fosse tra una persona ignorante e una intelligente. “La differenza è che la persona intelligente”, mi disse lui, “se vuole può anche fare l’ignorante, ma un ignorante non potrà mai essere intelligente”. Tutto questo per dirmi che ognuno deve conoscersi e accettarsi così com’è”.
Monsignor Ferrari ha quindi ricordato che “il vescovo Gaddi conservò sempre un ricordo vivissimo dei luoghi in cui si trovò a esercitare il suo ministero” e ha invitato a sua volta i fedeli di Somana a non staccarsi mai dal loro passato. E ricordando la recente commemorazione dei defunti ha sottolineato come il modo più bello per ricordare le persone care che ci hanno lasciato sia mettere in pratica i loro insegnamenti.
Alla preghiera dei fedeli un’invocazione ha riguardato la comunità parrocchiale di Somana “che ha generato alla fede numerose vocazioni religiose” e un’altra proprio il vescovo Clemente Gaddi, “che ha saputo fondare il suo episcopato sui cardini della retta dottrina”.
Al termine della celebrazione eucaristica numerosi fedeli si sono portati nel salone dell’oratorio della frazione, dov’era allestita la bella mostra “Habemus Papam”, curata dall’associazione di volontariato “Don Alberto Sosio” di Lierna in occasione dell’Anno della fede, con una raccolta di significative fotografie (ciascuna delle quali accompagnata da un pensiero e da una riflessione) degli ultimi pontefici, da Giovanni Paolo I a Papa Francesco.