LECCO – “Forse qualcuno, apprendendo quello che sta accadendo alla ex Trafileria Brambilla, oggi Trafilerie del Lario, si è sorpreso.
Si è sorpreso, e magari anche indignato, nel sapere che il gruppo turco che sta subentrando alla storica Proprietà della famiglia dell’Onorevole Michela Vittoria Brambilla – così spesso in prima linea nella difesa dei sacrosanti diritti degli animali ma che parrebbe poi dimenticarsi di quelli delle donne e degli uomini – abbia snobbato le rappresentanze dei lavoratori e sia passata impunemente alla contrattazione individuale.
Si è magari sorpreso anche per l’evidente assenza di chi normalmente dovrebbe opporsi con ogni mezzo lecito a questi soprusi.
Perché, oltre che scorretto, è illegittimo e vile aver fatto un passo di questo genere? E purtroppo non è l’unico caso, anche se con sfaccettature diverse, osserviamo quello che sta accadendo proprio in queste ore alla VISMARA di Casatenovo – temo che avremo modo di ritornarci a breve – o quanto è accaduto alla LEUCI, tanto per dire le prime che salgono alla mente.
E’ scorretto, perché scavalca le rappresentanze elette dalle lavoratrici e dai lavoratori disconoscendo un percorso decennale di conquista e rivendicazione.
E’ illegittimo, perché lede fondamentali diritti suggellati nei Contratti Collettivi liberamente sottoscritti dalle parti.
E’ vile, perché fa leva sulla spirito di sopravvivenza e insinua nel pensiero collettivo che è possibile ridurre valori che consideravamo inalienabili solo ieri, purchè si abbia un po’ di pane da mettere sotto i denti alla fine del mese.
Pazienza se il pane è raffermo e qualcuno non ne assaggerà proprio. E c’è da stupirsi se qualcuno pensa ai propri figli prima che a quelli degli altri?
No, non c’è da stupirsi, se chiedi a un uomo se preferisce buttarsi dalla finestra piuttosto che rinunciare al 30 % dello stipendio, cosa volete che risponda? Ma è giusto che gli venga posta questa domanda?
E’ per gli stessi motivi che sono stato a suo tempo contrarissimo ai referendum FIAT, come si fa a far decidere – in quel caso, ancor più grave, c’era in ballo il futuro della produzione industriale del Paese, mica soltanto quello dello stabilimento di Mirafiori o di Pomigliano – chi è coinvolto direttamente e drammaticamente nell’esito della consultazione? Cos’altro è se non un ricatto? Preferisci ridurre le pause, che non ti venga riconosciuta la malattia, che le tue ferie siano messe a disposizione dell’azienda, oppure preferisci perdere il lavoro?
Cosa volete che risponda un padre, una madre di famiglia? Il punto non è cosa risponde lui, il punto è che è vile, vergognoso, solo il consentire che venga posta una domanda simile. Preferisci la corda o la polvere da sparo? Preferisco aprire gli occhi la mattina, anche con le occhiaie e le ossa rotte per i ritmi massacranti, ma preferisco poterli aprire.
A me sembra quasi banale, io cosa farei al suo posto? Probabilmente lo stesso.
Dov’erano coloro che potevano far sì che queste domande non venissero poste? Dove la capacità di reazione e di indignazione che consentirebbero a quelle lavoratrici e a quei lavoratori di essere un po’ meno soli?
E dove sono oggi?”
Tore Rossi