PREMANA – Camp, leader mondiale nel settore dell’attrezzatura outdoor e climb equipment compie 125 anni (1889 -2014) e la famiglia Codega, fondatrice e proprietaria da quattro generazioni, ha deciso di festeggiare l’invidiabile traguardo aprendo le porte della storica azienda premanese, organizzando una due giorni intensissima.

A fare gli onori di casa è Eddy Codega, classe 1973, attuale presidente e amministratore delegato dell’azienda, condotta insieme al fratello Paolo, classe 1970, Responsabile Amministrativo e ai cugini Antonio, classe 1966, responsabile della Researce & Developement (R&D); Giovanni, classe 1968, Responsabile Vendite Italia; Isacco, classe 1972 Responsabile Vendite Estero e Andrea, il più giovane, classe 1977, Responsabile di Produzione.

Per capire successi, sviluppo e longevità della Camp, bisogna fare una digressione su Premana, il suo territorio e i premanesi. Ed Eddy Codega parte proprio da qui. “Due sono gli ingredienti principali che hanno portato alla nascita della Camp, il legame con il ferro, estratto per ben 500 anni nelle vicine miniere della Valvarrone e lavorato da mani sapienti fino ai giorni nostri e l’isolamento dal resto del mondo di Premana, handicap i cui abitati hanno saputo trasformare in un vantaggio… Una persona da Premana non passa, ci deve venire, e quindi è stato inevitabile acuire l’ingegno…”.
Da queste profonde radici (verrebbe da dire di ferro) che affondano nel territorio e nella sua gente, Camp nasce e si sviluppa puntando su: innovazione, ricerca e, non va dimenticato, personale. “Intere famiglie hanno lavorato alla Camp anche per due generazioni – spiega Eddy Codega – Quella che oggi chiamano corporate social responsibility, noi l’abbiamo da sempre nel DNA. La storia è fatta di uomini così come quella di Camp”.
Storia, tradizioni, lavoro, passione, legame con la montagna, sono gelosamente custoditi nel Museo Etnografico di Premana che giovedì abbiamo visitato insieme alla famiglia Codega, un momento importante della lunga giornata premanese per capire e ben comprendere cos’è, cos’è stata Premana e chi sono i premanesi, quindi la Camp.

E il tuffo nel passato compiuto con la visita al museo ci riporta agli albori, a quel lontano 1889, quando il fabbro ferraio Nicola Codega dà avvio, inconsapevolmente, alla lunga storia della Camp. I primi manufatti sono in ferro battuto, utili per la vita domestica: chiodi, attrezzi agricoli, lampade… poi, quando la bottega artigiana passa al figlio Antonio, avviene il primo ampliamento. Antonio inizia a realizzare inferriate e cancelli con alcuni dei suoi lavori che finiscono anche a Venezia, dove da tempo una comunità premanese si era insediata.
Il primo prodotto dedicato alla montagna viene realizzato nel 1920: si tratta di una piccozza. Antonio ne produce sei destinate alla bottega Brigatti di Milano; poi arriva una commessa di 3mila pezzi per il corpo del alpini, ordine con il quale inizia il legame, che poi si rivelerà indissolubile, tra Camp e montagna.
Nel dopo guerra la Camp (che oggi significa Concezione Articoli Montagna Premana, ma prima era l’acronimo di Codega Antonio Metilde Premana, dove Metilde era il soprannome di famiglia) in virtù dell’amicizia tra Antonio Codega e Riccardo Cassin avvia la produzione delle piccozze col suo nome.
Si approda così al 1968 con l’esordio internazionale alla fiera di Colonia. Da qui scaturiscono i primi rapporti con personaggi di spicco quali Greg Lowe, Yvon Chuuinard (attuale titolare di Patagonia) e Tom Frost. Camp inizia a fare dell’innovazione il suo motto. Arrivano in ordine cronologico i ramponi Top Universal (1969) primi al mondo con allacciatura automatica con bloccaggio posteriore e punte frontali verticali; la leggendaria piccozza Hummingdird (1972) la prima al mondo con testata modulare e i ramponi Footfang (1980) solo per citarne alcuni.
Camp si espande, negli Anni ’80 apre le filiale francese e instaura collaborazioni con Renato Casarotto, Jerzy Kukuczka, Patrick Berhault e Patrick Edlinger. In questo periodo innovazione diventa sinonimo di leggerezza andando incontro alle esigenze dell’alpinismo moderno.
Comincia la ricerca sui materiali e l’introduzione di leghe d’alluminio di derivazione aeronautica arrivando, nel 1987, a presentare il primo moschettone da 33 grammi precursore degli attuali Nano 22 e Photon.
Nel 1997 avviene l’acquisizione dell’azienda di Riccardo Cassin e nel 2004 la quarta generazione della famiglia Codega prendere le redini dell’azienda.
Nel 2006 viene aperto il modernissimo laboratorio di ricerca e sviluppo (Researce and Development R&D) dal quale nascono prodotti all’avanguardia come la piccozza X-Dream, i Tricam Evo, i moschettoni Photon, l’imbracatura Laser e molti altri.
Se l’ingresso al Museo Etnografico ci ha fatto compiere un tuffo nel passato, la proiezione verso il futuro è avvenuta con l’ingresso nella divisione Ricerca & Sviluppo dove appare chiaro come i 125 anni di Camp per la famiglia Codega non sono u traguardo ma un trampolino di lancio verso nuove sfide, nuovi prodotti, nuovi mercati.

Nel laboratorio di idee lavorano giovani climber e alpinisti laureati in ingegneria e design: “Abbiamo capito che per poter fare al meglio innovazione e sviluppo non era più sufficiente assoldare bravi ingegneri – spiega Giovanni Codega – Servivano giovani laureati sì, ma che fossero nel contempo anche alpinisti e climber. Professionisti preparati ma in grado di ‘parlare la nostra stessa lingua’ e quindi di comprendere meglio necessità, bisogni e problematiche legale all’arrampicata e all’alpinismo per arrivare a sfornare idee, progetti e soluzioni migliori e molto spesso uniche”.

E così troviamo Lisa, designer e climber, che davanti al suo Pc dotato di un potente programma di progettazione in 3D ci mostra come dall’idea si passa ai cartamodelli quindi alla scelta dei materiali per arrivare a quella dei colori e dei dettagli, ottenendo così un imbrago virtuale di ultima generazione. Nell’Area Prototipazione, avviene la magia che trasforma il progetto virtuale in reale. I prototipi vengono ristudiati e all’occorrenza perfezionati per poi essere testati nell’adiacente laboratorio avveniristico. E’ qui che i nuovi prodotti vengono messi a dura prova, stressati, maltrattati, portati a situazioni limite per comprovarne gli standard di sicurezza richiesti prima di essere messi in produzione e commercializzati. Da qui nascono moschettoni, ramponi, caschi, zaini e ogni tipo di attrezzatura per la montagna e la sicurezza sul lavoro.

Ed è proprio sulla sicurezza che Camp ormai da tempo sta puntato, diventandone interprete e specialista. Quindi, la lungimiranza dei sui giovani proprietari ha permesso di accedere a nuovi mercati. “Arrivati ad un certo punto – prosegue Eddy Codega – ci siamo accorti che potevamo mutuare le nostre conoscenze e il know how per bisogni diversi rispetto a quelli di salire in montagna. Ed infatti ci siamo introdotti nel mercato della sicurezza sul lavoro, pur restando sempre focalizzati sulla produzione di attrezzatura e quindi fedeli ai nostri prodotti”.
Così facendo Camp è riuscita ad attutire la crisi: “Nel corso degli anni abbiamo seminato e i frutti ci hanno permesso di superare questo momento difficile non dico in modo tranquillo, ma consentendoci di lavorare e pianificare le nostre strategie serenamente. La nostra storia ci ha pagato e aiutato – prosegue l’Ad di Camp – Certo, la crisi ha colpito i mercati in maniera diversa, in Italia è stata molto impattante, in altri Paesi del mondo meno. In alcuni mercati abbiamo avuto un calo, in altri meno. Se prendiamo come esempio l’Italia, possiamo dire che nell’ambito dell’edilizia abbiamo avuto un calo sensibile, ma ci sono stati altri ambiti dove invece siamo cresciuti. Ad uno sguardo più ampio va poi considerata la crescita costante all’export, che ci ha permesso di mantenere un certo equilibrio”.
Equilibrio che per Camp (iscritta dal 2011 al registro delle imprese storiche italiane che sono 2218, ovvero lo 0,05% del totale che ne conta 4 milioni) si traduce in 20 milioni annui di fatturato, 15 dei quali fatti da Camp spa di Premana dove si contano 50 dipendenti. C’è poi l’indotto, sia locale che mondiale con la presenza di Camp in ben 80 Paesi.

E mentre si brinda ai 125 anni di storia davanti ad una torta speciale e ad a bottiglie di vino commemorative, insieme a due testimonial Camp: Simone Moro e Stefan Glowacz titolare della Red Chili che produce scarpette per arrampicata e che Camp sarà distributore ufficiale ed esclusivo per l’Itala, la quarta generazione Codega guarda al futuro, calici alla mano, con serenità: “Proseguiremo con il nostro passo, senza fretta, come si fa quando si va in montagna e tra 25 anni saremo qui, a brindare per il 150°…”.

La seconda giornata targata Camp (della quale parleremo in un secondo articolo), si è svolta oggi, venerdì, ai Piani di Bobbio, dove giornalisti di settore e anche Lecconotizie.com hanno testato i materiali in compagnia di Glowacz e Moro che ieri, giovedì, in occasione della prima giornata di festeggiamenti, ha presentato due loro grandi performance. Moro ha presentato, in anteprima italiana, il film “Cold” che narra dell’impegnativa quanto rischiosa salita in invernale al Gasherbrum 2 fatta nel 2011 insieme a Cory Richards e Denis Urubko. Glowacz invece ha presentato la sua scalata con Chris Sharma fatta in Oman nella grotta di Majlis al Jinn, la seconda più grande al mondo, per poi scalarne la volta alta 160 metri e risbucare in superficie.

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