Malgrate. Palloncini e fiori per ricordare Keji Liu, a un anno dalla morte

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Keji Liu
Keji Liu

LECCO – “Keji era un ragazzo speciale, bravo, buonissimo, altruista. Non doveva capitare a lui una cosa del genere“. E’ una compagna di scuola a ricordare Keji Liu, il 15enne di origine cinese che un anno fa ha perso la vita dopo un tuffo fatale nel lago. Insieme a lei tanti adolescenti hanno voluto ricordare quel maledetto 11 luglio: a un anno esatto dalla tragedia una ventina di giovani si sono così ritrovati presso la Rocca di Parè, a pochi passi dal punto da dove Keji  si era tuffato, senza più riemergere.

Sono compagni di classe, ma anche amici, conoscenti, compaesani. Keji viveva con la sua famiglia e i due fratelli a Malgrate. Aveva da poco finito la terza media e si preparava a cominciare il liceo. Quel caldo pomeriggio d’estate si trovava con i suoi amici nella zona della rocca che da sul golfo di Malgrate: intorno alle 15.30 la tragedia.

Il punto da dove Keji si era tuffato un anno fa, senza più riemergere

 

“Keji si è buttato da qui – ci ha raccontato un amico che quel giorno ha assistito all’incidente, indicando un punto lungo la strada – è entrato in acqua, è uscito, ha fatto tre bracciate ed è andato a fondo. E’ stato terribile”. Una compagna di classe ricorda che anche lei era in zona quel giorno, ma sul lungolago: “Sapevo che dalla strada non bisognava tuffarsi, che era pericoloso, perciò per fare il bagno ero rimasta con altri in zona pratone. Fino a che è arrivato un amico a dirmi che Keji si era tuffato e non tornava più su. Subito sono corsa a vedere. C’erano i pompieri, l’elicottero, l’ambulanza. Poi sono arrivati i sommozzatori. Keji lo hanno tirato fuori tre ore dopo quel tuffo”.

Il dolore è stato grande, enorme. Per gli amici, per i parenti, per i genitori e i fratelli di Keji, per un’intera comunità rimasta scioccata da quanto accaduto in un apparente tranquillo pomeriggio di metà luglio. Dopo i funerali, svolti presso la camera mortuaria dell’Ospedale Manzoni di Lecco dove la salma di Keji è rimasta per giorni dopo l’incidente, la famiglia ha riportato il giovanissimo in Cina. “Da allora abbiamo cercato di rimanere in contatto con loro – hanno spiegato alcune compagne di classe – all’inizio ci sentivamo più spesso poi sempre meno. Il tempo passa e bisogna farsene una ragione, ma noi non abbiamo dimenticato Keji e volevamo tenere viva la sua memoria organizzando qualcosa. Venire qui alla rocca, dove ci trovavamo spesso tra amici e dove è successo quello che è successo ci è sembrato il miglior modo di ricordare a nostro modo Keji“.

I ragazzi hanno preparato dei palloncini, lasciati cadere nelle acque del lago insieme ad alcune margherite bianche. Mazzi di fiori sono stati posizionati lungo la strada, vicino al cartello che indica l’inizio del territorio comunale di Malgrate.

I ricordi sono tanti, e non si sprecano: “Keji era davvero incredibile, quello che più mi piaceva di lui era il comportamento – ha raccontato un amico – parlava poco ma era di una disponibilità sorprendente e sempre sincero, se doveva dirti qualcosa te lo diceva senza tanti giri. Poi era pacato, non litigava mai, non si arrabbiava mai, anzi, cercava di far calmare noi quando capitava si litigasse per qualcosa!”.

“La sera uscivamo, lui c’era sempre, aveva voglia di vivere e di fare cose – ha aggiunto un’amica – poi quando era ora di tornare a casa lui gentilissimo ci accompagnava, sapendo che avevamo paura a tornare da sole. Keji era fatto così, era semplicemente incredibile, non doveva capitare a lui una cosa del genere“.

Da quell’11 luglio gli amici di Keji, anche quelli che ogni tanto non resistevano alla ‘bravata’ di tuffarsi nel lago dalla strada, stanno lontani dalla rocca. “Sappiamo che il comune ha vietato di tuffarsi ma abbiamo visto più di un ragazzo farlo. Bisognerebbe essere più prudenti, quello che è accaduto a Keji insegna molto più di qualunque divieto” hanno concluso.