LECCO – “Ciao Paolo, ci mancheranno i tuoi abbracci, il tuo essere un po’ rivoluzionario, il non dare mai nulla per scontato, il coraggio di rischiare… ti lasciamo andare verso il Padre”
Don Luigi Ciotti, sacerdote simbolo della lotta alla mafia, ha voluto essere presente giovedì pomeriggio in città per dare personalmente l’ultimo saluto all’amico Paolo Cereda, coordinatore provinciale dell’associazione che anche a Lecco porta avanti la sua battaglia, promuovendo legalità e giustizia contro il potere delle organizzazioni criminali.
“Paolo era un grande trascinatore, anche nei suoi ultimi giorni, prima che un malore ce lo portasse via, stava al computer, scriveva progetti per Libera, nuove idee per ‘Fiore’, la pizzeria Wall Street sequestrata al clan di Coco Trovato e che è risbocciata anche grazie al suo impegno. Un sogno in cui pochi avevano creduto” ha spiegato don Ciotti nel corso dei funerali celebrati nella chiesa di Rancio insieme al parroco don Claudio Maggioni, don Andrea Lotterio, don Angelo Cupini e altri sacerdoti del territorio.
Un sogno che Cereda ha saputo inseguire: a lui viene riconosciuto da più parti il merito della riapertura del locale, in passato covo del la ‘ndrangheta ed oggi restituito alla collettività, rinato come “pizzeria della Legalità” , “Fiore” il nome con cui è stata ribattezzata, affidata ad Arci, Fabbrica di Olinda e Aler.
“Tutti voi siete testimoni della vita di Paolo” ha proseguito Don Ciotti, nella sua omelia rivolgendosi ai tantissimi che hanno affollato la chiesa per i funerali: autorità, i sindaci di Lecco e Valmadrera, dove Cereda ricopriva l’incarico di dirigente nel settore della politiche per i giovani e lo sport, c’erano semplici cittadini, gli scout che hanno allietato il rito con i loro canti, i rappresentanti di diverse associazioni, tante anime della città riunite per onorare il suo impegno civile.
La sua morte, improvvisa a soli 54 anni (vedi articolo), ha sorpreso tutti. Molti hanno voluto esprimere in questi giorni affetto verso la sua figura e vicinanza ai suoi familiari: la moglie Antonia e i figli Luca e Silvia, i suoi genitori Luisa e Piero, accanto al feretro del loro congiunto, hanno ascoltato le parole di don Ciotti. “Il miglior modo di ricordare Paolo è quello di fare, è l’invito che lui stesso ci lancia. Non cerchiamolo sotto le pietre, cerchiamo nell’impegno verso gli altri, nella vita di chi arranca sul cammino dell’esistenza, nei tanti crocefissi di oggi”.
Gli applausi hanno accompagnato l’uscita della bara dalla chiesa, un riconoscimento della città ad un suo cittadino che ha lavorato per il bene della comunità. Ancora un ricordo di lui, un secondo momento di commemorazione è seguito nel pomeriggio alla pizzeria Fiore.