Processo Gilardoni: prove al vaglio, le difese chiedono lo stralcio di alcuni atti

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LECCO / MANDELLO – Entrerà nel vivo ad ottobre il processo sui presunti maltrattamenti nei confronti dei dipendenti della Gilardoni Raggi X: sarà infatti nella prima udienza convocata in autunno che il pubblico ministero Silvia Zannini chiamerà al banco dei testimoni gli inquirenti della Squadra Mobile che si sono occupati delle indagini di polizia.

Tra loro sarà chiamato a testimoniare Marco Cadeddu, ex dirigente della Questura di Lecco, dal dicembre dello scorso anno a capo della Digos di Bergamo.

Qualche giorno prima del ritorno in aula, i legali delle parti avranno già a disposizione i testi delle intercettazioni, ambientali e telefoniche, nei confronti degli imputati che saranno trascritte dal perito Giuseppe Musella, incaricato lunedì mattina dal Tribunale di Lecco. L’esperto avrà 60 giorni di tempo, con scadenza il 25 settembre, per consegnare la documentazione al Palazzo di Giustizia.

Ed è proprio sulle intercettazioni e sulla considerevole mole di atti raccolti come fonte di prova dall’accusa che si sono concentrate le osservazioni avanzate dalle difese.

In particolare, i legali di Maria Cristina Gilardoni, ex presidente della società di famiglia, e Roberto Redaelli, all’epoca dei fatti direttore del personale, hanno chiesto l’espunzione delle conversazioni e delle mail che i due imputati avrebbero scambiato con gli avvocati che seguivano, per conto della Gilardoni Raggi X, le vicende legali dell’azienda anche nei ricorsi al giudice del lavoro da parte delle maestranze.

Per le difese non sarebbe ammissibile neppure la documentazione prodotta dall’ATS delle visite mediche di dipendenti ed ex lavoratori dell’azienda, “consulenze tecniche camuffate da relazioni cliniche – ha sottolineato l’avvocato Nicolò Velati, legale di Maria Cristina – che non si limiterebbero a diagnosi e terapia, in alcuni casi sono state effettuate anche perizie psichiatriche su richiesta delle parti. Si cerca di eludere il principio di oralità nella formazione delle prove facendole acquisire come semplice documentazione”.

La non ammissibilità di questi atti, per la quale si sono associati anche gli avvocati di Redaelli, della stessa Gilardoni e di Ascanio Orsini, è sostenuta dalla motivazione che “il consulente tecnico deve essere nominato dalle parti, ammesso al procedimento e deve essere convocato in aula per essere ascoltato con un contraddittorio” ha spiegato l’avvocato Matilde Sansalone che difende la dott.ssa Maria Papagianni, medico del lavoro consulente dell’azienda, anch’essa a processo con l’accusa di imprudenza, imperizia e negligenza nello svolgere il suo compito.

Il giudice Martina Beggio si è riservata la decisione in merito alle osservazioni. Non accolta, invece, la proposta dell’avvocato Alessandro Palazzo di escludere dalla trascrizione le intercettazioni dell’utenza telefonica di Ascanio Orsini, considerate “irrilevanti” per il suo difensore e al contrario ritenute dal pm come necessarie per accertare il suo coinvolgimento in azienda e nella commistione dei reati a lui imputati, ‘in colpa vigilando’ dei fatti accaduti all’interno della Gilardoni. Solo dopo averne preso visione, ha spiegato il giudice, si deciderà sulla loro ammissibilità al processo.

Presente come sempre in aula Roberto Redaelli, così come i rappresentanti della Fim Cisl e della Rsu, ammessi come parte civile nel processo insieme alla Fiom Cgil.