LECCO – Qualche anno dopo, fra le stesse aule del liceo, ma dall’altra parte della cattedra. Nadim Conti, classe 1995, cresciuto a Carenno e da due anni ricercatore al CERN di Ginevra, la scorsa settimana è stato ospite all’istituto Badoni, dove nel 2015 si è diplomato in informatica e telecomunicazioni, per rivolgersi direttamente ai 110 ragazzi che hanno partecipato alla conferenza sulle applicazioni della ricerca di base del CERN in campo medico.
L’incontro, svoltosi lo scorso 26 ottobre, per gli studenti del corso di telecomunicazioni ed informatica dell’istituto lecchese, si inserisce in un ciclo di conferenze, tappe del percorso alternanza scuola-lavoro. “Lo scopo è poter dare agli studenti una visione più intima di ciò su cui il loro studio può avere impatto – commenta Nadim – salvando anche delle vite, sviluppando nuovi sistemi di diagnostica medica non invasiva, economici e con un basso impatto ambientale”.
Il funzionamento di TAC, raggi X e PET correlato alla tecnologia LHCb, acronimo di Large Hadron Collider beauty, questo il filo rosso sul quale si è snodata la conferenza, “si tratta di tecniche derivate dallo studio di base nel comportamento della materia” sottolinea Nadim, fra i 1250 studiosi impegnati in questo progetto sparsi nel mondo, in 18 Stati e 79 istituzioni. “Tutto ciò che vediamo è fatto di materia, atomi composti da protoni e neutroni, tuttavia gran parte della tecnologia che ci permette di salvare vite, diagnosticando in tempo tumori, cancri e metastasi, si basa sull’esistenza dell’antimateria, una sorella non troppo gemella della prima che 13.8 miliardi di anni fa si è trovata ad essere in piccola parte meno presente della materia, circa di 1 parte per miliardo, come se la Terra avesse una gemella con circa 7 persone in più che noi – spiega – siccome materia ed antimateria si eliminano liberando energia, questa differenza di 7 persone sul pianeta terra è poi diventata tutto ciò che conosciamo: galassie, pianeti, stelle e le persone stesse che tanto a cuore ci stanno. Ed è studiando questa differenza con LHCb che speriamo di comprendere meglio come funziona il nostro universo, potendo così salvare più vite e rispondere, magari, anche al perché esistiamo”.
“Sognando, credendoci” e studiando intere giornate, così il 23enne, dal settembre di due anni fa, è entrato a far parte dell’organizzazione europea per la ricerca nucleare (CERN). Qualche mese prima, a fine 2015, l’approdo all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nel team di tecnologi, fisici teorici, applicati ed ingegneri. “Il primo anno di borsa di studio ho lavorato e studiato davvero molto per stare dietro a tutti, 12 ore al giorno è veritiero – racconta, senza nascondere la fatica che richiede tanto impegno – non sono superman – scherza – ho iniziato testando parti del rivelatore già disegnate, poi a progettare i sistemi e le schede elettroniche per testarle, ora disegno le parti che lo compongono, dopo due anni di borsa di studio sono stato assunto”. Collabora anche con i colleghi del Politecnico, “ma ufficialmente per il PoliMi sono solo uno studente di ingegneria elettronica”.
La grande passione per la propria professione traspare in ogni parola e nell’entusiasmo delle spiegazioni di Nadim, per il quale lo scopo di tenere conferenze nelle scuole aprendosi al confronto con i ragazzi e rispondendo alle loro domande è di “ispirarli a credere in se stessi e realizzare quanto bene possono fare nel dedicarsi al prossimo e studiare come migliorare le nostre vite”.