Spacciavano a turni “h24” nelle zone boschive vicine alla Statale 36 tra Nibionno e Molteno
Organizzati con vedette e autisti, un giro di 1500 clienti. Cinque le persone arrestate, altrettante ricercate
MOLTENO – Un indagine “lampo”, durata pochi mesi, per mettere fine ad una delle batterie di spacciatori che aveva messo ‘radici’ nei boschi della provincia di Lecco, diventati ormai da tempo mercati della droga a cielo aperto: è quella eseguita martedì dalla Squadra Mobile della Questura di Lecco, coordinata dalla Procura, che permesso di identificare i membri di questa banda di spacciatori.
In tutto sono nove le ordinanze di custodia cautelare spiccate nei confronti di altrettanti soggetti, di cui quattro trovati e arrestati, altri cinque risultano ancora ricercati. Si tratta di cittadini di origine marocchina, irregolari sul suolo italiano e senza fissa dimora.
Sono stati rintracciati, non senza difficoltà, in luoghi diversi tra la provincia di Milano e di Monza, chi ospite di connazionali e chi a casa di clienti che ripagavano con l’ospitalità lo stupefacente consumato.
Nel mezzo del blitz ci è finito anche un altro soggetto marocchino, il quinto formalmente arrestato, sul quale spiccava un ordinanza di carcerazione spiccata dal tribunale di Pavia.
Già a inizio luglio, poco dopo l’avvio delle indagini, era finito in carcere uno dei membri della banda, arrestato il flagranza di reato mentre spacciava nella zona di Cibrone a Nibionno.
Organizzati e difficili da fermare
Costa Masnaga, Nibionno, Molteno e Castello Brianza sono i territori dove la banda aveva esteso il proprio “giro” di affari, utilizzando le aree boschive per vendere lo stupefacente e proteggersi dalle incursioni delle forze dell’ordine.
“Lo spazio esteso ed insidioso di un bosco è una peculiarità che rende complicato fronteggiare l’attività di spaccio – sottolinea il dirigente della Squadra Mobile, il commissario capo Gianluca Gentiluomo – allo stesso tempo abbiamo a che fare con organizzazioni ben strutturate e una remunerazione illecita altissima”.
La banda si divideva in due turni per offrire un “servizio” h24, con gruppi di tre -quattro persone. “C’erano soggetti incaricati al taglio e al confezionamento della droga, chi faceva la sentinella e avvisava in caso di arrivo delle pattuglie, chi invece consegnava la droga ai clienti – spiega il dirigente della Mobile – inoltre c’era anche la figura dell’autista che si occupava di accompagnare una batteria di spacciatori sul luogo dello spaccio e poi la successiva al cambio turno”.
Non spacciavano mai contemporaneamente in due posti diversi, ogni giorno sceglievano una postazione differente e la comunicavano attraverso messaggi telefonici ai loro acquirenti.
L’operazione è stata nominata “Carlito” come il nome usato dai venditori per farsi riconoscere dai loro clienti. Un nome che da tempo circolerebbe nell’ambiente dello spaccio.
Oltre 1500 clienti identificati
Cocaina, hashish, eroina: il gruppo poteva soddisfare la domanda locale di questi stupefacenti e i clienti non mancavano. Sono oltre 1500 quelli identificati nell’indagine per un totale di oltre 14 mila cessioni di droga contestate.
“Purtroppo, come in passato, anche in questo caso abbiamo riscontrato una certa eterogeneità: si va dal giovane, appena maggiorenne, al libero professionista e al pensionato – sottolinea l’ispettore Andrea Rados della sezione antidroga della Questura – abbiamo stimato un guadagno illecito di circa mezzo milione di euro”.
Utili a rintracciare i clienti sono i tabulati telefonici da cui risultano le comunicazioni tra spacciatori e acquirenti.
“Oggi questi tabulati sono acquisibili con il solo decreto del pubblico ministero, in futuro, a seguito di una nuova direttiva europea, sarà necessaria l’autorizzazione del Gip. Non è un ostacolo insormontabile ma comunque servirà un passaggio in più – ha fatto notare il sostituto procuratore Paolo del Grosso, che ha coordinato le indagini – questa operazione è un risultato importante, devo ringraziare gli uomini della Squadra Mobile con i quali da tempo collaboriamo e che hanno dimostrato ancora una volta grande impegno”.
Insieme Del Grosso, anche il questore Alfredo d’Agostino ha sottolineato l’importanza dell’operazione:
“Lo spaccio è un fenomeno che attanaglia questa provincia perché purtroppo c’è una domanda importante e poderosa – sottolinea il questore Alfredo D’Agostino – questa operazione, anche per i tempi corti con cui è stata attuata, rappresenta un risultato importante”.