Il reflusso gastroesofageo accomuna molti neonati ma attenzione ai sintomi
La pediatra Valeria Ramaccioni del centro In Salus di Lecco: “Nella maggior parte dei casi è un fenomeno transitorio, in altri però può dare corso a complicazioni anche serie”.
LECCO – “Il bambino continua a vomitare, devo preoccuparmi?”. Capita non di rado che genitori contattino allarmati il proprio pediatra chiedendo aiuto, spesso confondendo la parola vomito con il rigurgito che accomuna molti neonati. Entrambi, però, possono essere sintomo di un problema da non sottovalutare: la malattia da reflusso gastroesofageo del lattante.
“Entro i 18 mesi, il reflusso può essere qualcosa di fisiologico, soprattutto se il bimbo non manifesta sofferenza, dopo i 18 mesi invece è sempre bene fare degli accertamenti” ci spiega la dott.ssa Valeria Ramaccioni, pediatra ed esperta di gastroenterologia pediatrica, tra i professionisti del centro medico In Salus di Lecco.
Ma che cos’è il reflusso gastroesofageo del lattante?
“Con questo termine si intende il passaggio a reflusso del contenuto dello stomaco nell’esofago. Si parla di rigurgito quando il contenuto gastrico risale al cavo orale senza sforzo per il bambino. Al contrario, in caso di vomito si assiste a conati, quindi ad uno sforzo. Il vomito è patologico, sempre e comunque. Ci possono essere anche casi di rigurgito maggiore, è necessario in questo caso prestare attenzione all’atteggiamento del bambino, se c’è un’irrequietezza importante, sofferenza o un pianto inconsolabile che potrebbe essere sintomo di una malattia da reflusso gastroesofageo”.
“Le mamme – aggiunge la pediatra – capiscono bene la differenza tra il pianto di dolore del loro piccolo dal pianto per fame o noia. E’ importante dare loro fiducia perché la maggior parte della diagnostica del reflusso gastroesofageo dipende da quanto riferiscono i genitori al medico. Gran parte dei fenomeni è transitoria, in particolare nei primi mesi di vita del bambino ed è dovuto all’inconsistenza della valvola tra lo stomaco e l’esofago, all’alimentazione unicamente liquida e alla posizione sdraiata del neonato”.
Il reflusso, spiega la dott.ssa Ramaccioni, può manifestarsi “fino a sei volte al giorno e più. Ciò accade nel 40% dei neonati, tra la prima e l’ottava settimana di vita. Quando aumenta la quantità di latte, aumentano anche i volumi di rigurgito. La maggior parte sono episodi di breve durata e non presentano sintomi, né lesioni allo stomaco né altre complicanze e si risolvono spontaneamente entro l’anno di vita del bambino almeno per il 90% dei casi. Li chiamano ‘rigurgitatori’ felici’. Dieta e postura sono le due variabili su cui poter intervenire per attenuare il fenomeno”.
Quando è il caso di preoccuparsi?
“Quasi mai – rimarca la pediatra – se un lattante presenta rigurgiti ricorrenti ma ha una crescita nella norma, in assenza di sintomi particolari o campanelli di allarme non è necessaria nessuna terapia. E’ importante tenere d’occhio i sintomi dunque, nel caso effettuare una visita dal pediatra per escludere altri problemi”.
“Il principale campanello di allarme è il rifiuto dell’alimentazione da parte del neonato o se il rigurgito è tale da creare difficoltà nell’alimentarlo – spiega la dottoressa – quando c’è pianto ed irrequietezza estrema durante la poppata, marcati spasmi muscolari di tronco e capo durante o dopo la poppata. Un bambino con rigurgito patologico fa poppate interrotte più volte dal pianto, sono molto travagliate. La scarsa crescita o la perdita di peso devono preoccupare. Sintomi più gravi sono poi vomito con sangue che può essere conseguenza di un’infiammazione dell’esofago. La malattia da reflusso può essere anche causa di problemi respiratori, come tosse cronica, asma e polmoniti. Occorre sempre rivolgersi dal pediatra che potrà completare l’inquadramento”.
Quali sono i rimedi?
“Al centro medico In Salus riceviamo spesso genitori che hanno già effettuato una visita dal pediatra di base ma non si sono sentiti soddisfatti. Hanno bisogno di essere ascoltati e ricevere delle risposte, di essere tranquillizzati – dice la dott.ssa Ramaccioni – La maggior parte delle volte, infatti, si tratta di lattanti con rigurgito semplice e non è necessaria alcuna terapia. C’è però una zona ‘grigia’ di casi nei quali il rigurgito potrebbe evolvere in una forma più complicata, allora si mettono in atto delle strategie alimentari e posturali”.
In cosa consistono? “Se il bimbo è alimentato con latte artificiale – spiega la dottoressa – allora si somministrerà del latte ispessito antireflusso, altrimenti se è allattato al seno si daranno alla madre di consigli, per esempio di provare con delle poppate più brevi e interromperle per consentire il ‘ruttino’, affinché il bimbo possa avere il tempo di inghiottire e fare poppate meno voraci. Per quanto riguarda la postura, può essere efficace sollevare la testata della culla ed evitare di lasciare il bimbo sdraiato subito dopo la poppata, cercando di tenerlo sollevato per una ventina di minuti”.
“Se confermata la malattia da reflusso, allora sarà necessario eseguire una visita specialistica di gastroenterologia pediatrica ed accertamenti strumentali – spiega la pediatra – sono previste in quel caso terapie farmacologiche da seguire, oltre alle indicazioni di carattere alimentare e posturale. Da In Salus è possibile effettuare delle visite pediatriche focalizzate sui sintomi gastroenterologici e una raccolta accurata dell’anamnesi”.
Dott.ssa Valeria Ramaccioni
In Salus – Centro Medico Polispecialistico
Lecco – Corso Carlo Alberto 17/A
Tel. 0341 367512
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