Acqua: Lecco boccia l’azienda speciale e guarda a IdroLario

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LECCO – No all’azienda speciale consortile, sì ad una società “in house” di primo livello: un acceso dibattito in Consiglio Comunale ha definito la linea che Lecco terrà alla prossima riunione dei Comuni dell’ATO che il 31 gennaio si troverà a decretare l’affidamento del servizio idrico nel lecchese.

Il capoluogo provinciale, lunedì sera, ha in sostanza ribadito quanto già espresso nei mesi scorsi ma con un indirizzo importante apportato dalla proposta dei consiglieri Invernizzi e Pattarini (PD), ovvero l’esclusione dell’affidamento alla neonata Idroservice, società di secondo livello la cui scelta impedirebbe il controllo analogo esercitato direttamente dai Comuni.

Allo stesso modo, è stata bocciato l’ordine del giorno presentato dal consigliere Alessandro Magni (Fds) che chiedeva di riprendere in considerazione quel modello di azienda speciale appoggiato da 18 sindaci del territorio e dal Comitato Lecchese per l’ Acqua Pubblica, che ieri ha manifestato con un sit-in nei pressi del palazzo comunale per poi assistere ai lavori del Consiglio.

E’ un passo avanti – hanno dichiarato dal Comitato, Rinadi Tiziana e Germano Bosisio – perché la multi-utility non garantisce una gestione pubblica e lascia lo spazio aperto ai privati, oltre che essere inserita in un ottica di profitto; quello che emerge, però, è che si parla dei cittadini ma non si lascia parlare i cittadini, se ne sta facendo una questione di schieramenti politici; era necessaria un’assemblea aperta perché la vera democrazia deve essere partecipativa, a maggior ragione quando si parla della gestione di beni comuni”.

A questo punto, almeno per quanto riguarda la scelta che potrebbe ufficializzare Lecco, sul tavolo restano due soluzioni: la già “rodata” Idrolario, oppure la costituzione di una nuova società, anche se dal Partito Democratico fanno intendere una propensione verso la prima opzione:

“La scelta dell’affidamento in house ad una delle aziende già esistenti ci pare la scelta che meglio riesca ad esprimere oggi, sul nostro territorio, i valori del mandato referendario” ha spiegato il consigliere Salvatore Rizzolino (PD) che ha giustificato la contrarietà del partito all’azienda consortile per le difficoltà che si incontrerebbero nella sua costituzione e per il fatto che la stessa rimarrebbe sottoposta ai vincoli giuridici e operativi tipici degli enti locali.

D’altronde del modello di azienda speciale non ne vuol sentire parlare neppure la Lega: “Non c’è nulla di più antidemocratico di quel tipo di società, dove partecipano centinaia di persone che non hanno nemmeno l’idea di quello che approvano; le abbiamo già viste in passato: una bella idea ma che nel lato pratico non ha avuto successo” ha sottolineato il consigliere Stefano Parolari.

Un tema caldo quello dell’acqua pubblica, a maggior ragione dopo i risultati e la partecipazione al referendum del 2011 e per questo, al di la della scelta che verrà compiuta dall’ATO, sembra prevalere la necessità di porre dei paletti ben precisi alla società che sarà incarica della gestione idrica in provincia; è lo stesso sindaco Virginio Brivio a rimarcare questo concetto: “Il controllo più grande non è quello a valle sulla società, ma a monte nella stipula del contratto”.