Anche la Fiom di Lecco in corteo a Roma

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Venerdì di protesta per il sindacato del settore metalmeccanico, la Fiom, che ha radunato a Roma più di cinquantamila operai, in un corteo partito alle ore 9:00 da Piazza della Repubblica, e terminato alle 14:00 in Piazza San Giovanni. Qui hanno preso la parola i leader del sindacato, in particolare il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che dal palco romano ha lanciato un avvertimento al Governo: “L’articolo 18 non si tocca – ha dichiarato Landini – l’unica cosa per noi possibile è estenderlo a chi non ce l’ha “. Anche la delegazione lecchese della Fiom ha preso parte alla manifestazione, abbiamo quindi chiesto al segretario Diego Riva le motivazioni dello sciopero odierno.

Segretario, quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a scendere in piazza?

“Le motivazioni sono molto chiare, noi pensiamo che bisogna ridare, al mondo del lavoro, la democrazia che continua a diminuire ogni giorno di più.”

Come è stata la giornata di Roma e quanti manifestanti sono giunti da Lecco?

“E’ stata una bellissima giornata di gente per bene che è venuta a manifestare. Siamo arrivati numerosi da Lecco; contiamo che, tra pulman e treni, siano arrivati a Roma almeno  500 partecipanti dal nostro territorio”.

Cosa chiedete al Governo con questa manifestazione?

Da una parte il governo Monti non ci ha assolutamente convito con le sue riforme, a  partire dalle pensioni. E’ assurdo pensare che si possa lavorare in catena di montaggio fino ai 62 anni di età anagrafica.  Il governo s’illude se pensa che questa partita sia chiusa. L’altro fronte è quello dell’articolo 18, svuotato già oggi nel suo valore. Volerlo modificare significa umiliare il mondo del lavoro, togliendo un simbolo di civiltà per un Paese avanzato. Noi non lo permetteremo, anche perché modificarlo non serve a dare sviluppo a questa Italia, sempre più in crisi. Ma sopratutto, abbiamo la necessità che si inizi a  parlare di democrazia: oggi ai lavoratori non viene quasi più permesso di votare chi li deve rappresentare. Questa è una problematica sindacale, ma credo che, quando si parla di democrazia sul posto di lavoro, deve toccare anche il perimetro esterno alla fabbrica; perché se la democrazia se viene meno nel mondo lavorativo, rischia di arretrare anche negli altri ambiti.

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, il ministro Fornero ha ipotizzato un cambiamento, sopratutto per quanto riguarda la cassa integrazione..

E’ una cosa assurda pensare, in un momento di crisi come questo, di cancellare uno strumento come la cassa integrazione straordinaria, che ci ha permesso di tenere collegate molte e molte persone al mondo del lavoro.