Consegnato il premio Manzoni alla carriera a Giulia Maria Crespi

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Da sinistra Eugenio Milani, Renato Borghi e Giulia Maria Mozzoni Crespi alla cerimonia di consegna del premio alla carriera
Da sinistra Eugenio Milani, Renato Borghi e Giulia Maria Mozzoni Crespi alla cerimonia di consegna del premio alla carriera.
Da sinistra Eugenio Milani, Renato Borghi e Giulia Maria Mozzoni Crespi alla cerimonia di consegna del premio alla carriera.

 

LECCO – “Profanare il territorio è mancanza di moralità e vuol dire andare contro la madre terra, che invece va difesa a ogni costo. Sì, la cementificazione selvaggia dovrebbe essere combattuta sempre e invece si costruiscono ancora autostrade assolutamente inutili. Una di queste è la Brebemi (il collegamento Brescia-Bergamo-Milano, ndr), costata un’ira di Dio. Io sono prossima ai 92 anni, ma continuo a lottare. E così dovete fare tutti voi”.

Giulia Maria Mozzoni Crespi, tra le fondatrici 40 anni fa del Fondo Ambiente Italiano del quale è oggi presidente onorario, non è stata tenera sabato 8 novembre contro chi deturpa e ferisce il paesaggio.

Intervenuta alla cerimonia di consegna del premio letterario internazionale “Alessandro Manzoni” voluto dall’associazione 50&Più in collaborazione con Confcommercio Lecco, il Centro nazionale di studi manzoniani e il Comune, l’imprenditrice che alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio artistico e naturalistico dell’Italia ha dedicato gran parte della sua vita ha parlato della situazione in atto nel Paese, dei rischi che si corrono senza un’efficace inversione di rotta, della crisi dell’industria italiana, del ruolo delle istituzioni e delle strutture pubbliche. E ha parlato dell’Europa e anche del Manzoni.

“Io l’ho letto – ha detto – perché quando avevo 12 anni mi regalarono I promessi sposi. Mia madre vide il libro e me lo nascose. Allora io lo prendevo e lo leggevo a letto sotto le coperte, con la pila, per non farmi scoprire neppure da mio padre. Ecco, da allora ho letto più volte quel romanzo, amandolo sempre di più”.

“Oggi i giovani lo trovano noioso – ha aggiunto – ma c’è un motivo ed è che non viene spiegato loro il grande senso spirituale che vibra dalle pagine del libro”.

Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente onorario del Fai.
Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente onorario del Fai.

Giulia Maria Crespi, nativa di Merate e appartenente a una tra le più antiche e importanti famiglie lombarde, era nell’auditorium della Casa dell’economia di Lecco per ricevere il premio alla carriera che dal 2008 si affianca a quello per il romanzo storico e che viene attribuito a personalità che in modo visibile abbiano perseguito e rappresentato ideali di alto impegno culturale e civile.

E a quegli stessi ideali si era richiamato nel suo intervento Renato Borghi, presidente nazionale dell’associazione 50 & Più e vicepresidente di Confcommercio, ricordando come la cultura sia un valore su cui puntare “per guardare finalmente a un altro modo di vivere anche in un momento di così profonda crisi”.

“E’ vero, la crisi c’è – ha detto la fondatrice del Fai – ma è una fitta al cuore vedere tante aziende che abbandonano l’Italia e al tempo stesso sbagliamo se continuiamo a credere che si debbano ricreare o in qualche modo ricostruire le imprese che chiudono. L’Europa e l’Italia, invece, per restare vive devono mantenere e valorizzare le loro bellezze artistiche e paesaggistiche”.

A giudizio del presidente onorario del Fondo Ambiente Italiano servono poi fantasia e senso di innovazione, “perché nel nostro Paese – ha specificato – ci sono ancora persone che hanno voglia di fare. E’ però indispensabile cancellare il dio denaro da cui oggi siamo sempre più assillati e far capire che proprio il denaro può distruggere l’animo della gente”.

Poi un plauso alla delegazione lecchese del Fai (“è straordinaria – ha ripetuto più di una volta nel corso dell’incontro – e insieme abbiamo fatto tante battaglie contro il cemento”) e il rammarico nel vedere il ministero dei Beni e delle attività culturali “al lumicino”. “E’ stato volutamente distrutto dai precedenti governi – ha affermato Giulia Maria Mozzoni Crespi – e le persone che vi lavoravano volutamente allontanate. Adesso il ministro Franceschini sta tentando di risollevarlo, ma deve stare attento a chi assume, perché è indispensabile anche possedere un bagaglio di conoscenze e di esperienze”.

Quindi un’altra provocazione: “Istituzioni e strutture pubbliche devono affiancare e sostenere i privati. Non ci sono i soldi? Beh, non si potrebbe prenderne un po’ dalle somme destinate agli armamenti oppure dagli stipendi dei nostri parlamentari?”.

Giulia Maria Crespi a colloquio con il sindaco di Lecco, Virginio Brivio.
Giulia Maria Crespi a colloquio con il sindaco di Lecco, Virginio Brivio.

Prima di ricevere il premio alla carriera dalle mani del presidente Borghi e di Eugenio Milani, da quest’anno al timone della “50 & Più” di Lecco per oltre un ventennio guidata da Claudio Vaghi, Giulia Maria Crespi ha lanciato un appello ai lecchesi. “Lunedì 10 novembre – ha detto con l’energia che ancora la contraddistingue – andrà in consiglio regionale la nuova normativa per i suoli destinata, se dovesse passare, a dare la possibilità di costruire liberamente sul territorio lombardo per il prossimo triennio. Allora chiedo ai signori politici ma anche a tutti voi di muovervi e di fare cassa di risonanza contro un provvedimento iniquo, perché la Lombardia è già rovinata, molto rovinata”.

Prima del premio alla carriera era stato assegnato come detto quello per il miglior romanzo storico, attribuito a Fausta Garavini per il romanzo Le vite di Monsù Desiderio che dà voce all’incerta biografia di un pittore del Seicento che esercitò il suo magistero tra Roma e Napoli.

La consegna del premio per il romanzo storico a Fausta Garavini.
La consegna del premio per il romanzo storico a Fausta Garavini.

Studiosa di letteratura francese e occitanica, la Garavini ha insegnato alla facoltà di Lettere di Firenze. E a Lecco, dialogando con Arnaldo Di Benedetto e Maria Grazia Rabiolo, entrambi componenti della giuria presieduta da Matteo Collura e della quale facevano parte anche Gianluigi Daccò, Gianmarco Gaspari, Giovanna Rosa e Francesco Spera, la scrittrice e traduttrice nativa di Bologna si è detta orgogliosa di ricevere il premio intitolato ad Alessandro Manzoni per i legami con il “gran lombardo” presenti nella sua narrativa, “anche se nel romanzo Le vite di Monsù Desiderio – ha specificato – non c’è la grande ironia manzoniana”.

L’ultimo atto della cerimonia alla Casa dell’economia è stato rappresentato dalla consegna di un riconoscimento a Claudio Vaghi, come già ricordato per lunghi anni motore e anima dell’associazione 50 & Più. A lui si deve tra l’altro proprio l’idea di istituire il premio letterario Alessandro Manzoni, quest’anno al traguardo della decima edizione.

DI SEGUITO, LA GALLERIA FOTOGRAFICA DELLA CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEL PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE “ALESSANDRO MANZONI – CITTA’ DI LECCO”