LECCO – “Il Comune di Lecco si è detto favorevole ad una società in house di primo livello, escludendo Idroservice; non capiamo quindi se il sindaco voglia seguire quanto decretato dal Consiglio comunale e dalla maggioranza politica, oppure fare per conto suo”.
E’ il Comitato Lecchese Acqua Pubblica e Beni Comuni a tornare all’attacco in attesa della seduta dell’ATO, prevista per il prossimo 14 maggio, che decreterà le sorti del servizio idrico in provincia. Nel mirino del comitato c’è il primo cittadino del capoluogo, imputato insieme ad altre amministrazioni di guardare con favore l’opzione della neonata società di Lario Reti Holding come possibile affidataria del servizio.
“L’idea Idroservice è inaccettabile per tre ragioni – spiega Tiziana Rinaldi, coordinatrice del gruppo lecchese – è controllata indirettamente dai comuni attraverso Lario Reti Holding, una multi-utility che potrebbe anche cedere quote ai privati senza consultare gli azionisti. Inoltre, la mancanza di controllo analogo non si conforme al modello di società in house e per questo può anche aprirsi la possibilità che portatori di interesse facciano ricorso e la conseguente messa a gara del servizio”.
Tradotto: il comitato denuncia il potenziale rischio con cui Lario Reti Holding, pur essendo a totale capitale pubblico dei comuni, potrebbe privatizzare il servizio idrico se affidato ad Idroservice cedendone quote ai privati, senza neppure avere il consenso dei sindaci, estromessi dal controllo diretto della società.
Bocciata anche l’ipotesi avanzata dai sindaci dell’area meratese e casatese di una “newco” partecipata direttamente dai Comuni: “Una proposta meritevole di attenzione – spiegano dal comitato – ciò nonostante emergono alcuni elementi di criticità, quali la complessità delle operazioni societarie previste e i potenziali costi per la comunità, così come la scelta non fattibile di conferire le reti alla provincia attraverso l’Uffico d’Ambito Provinciale”.
Il comitato è tornato quindi a ribadire la sua di proposta, ovvero quell’azienda speciale consortile che “non si pone l’utile come obbiettivo societario e che prevede la partecipazione diretta dei Comuni”. Una possibilità già scartata dalla maggioranza dei sindaci dell’ATO: “Siamo rimasti stupiti del fatto che sia stata esclusa a priori senza nemmeno fare un approfondimento” spiega Germano Bosisio.
Ad alzare lo scontro è il vicesindaco di Cernusco Lombardone, Salvatore Krassowsky, la cui amministrazione ha scelto di appoggiare pienamente la proposta del comitato, così come fatto da Ballabio e da Mandello del Lario:
“Dai comuni dell’area lecchese, ancora una volta, è emersa la volontà di non conformarsi alla legge presentando un orientamento illegittimo”.

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