L’intervista. Marco Uberti, un lecchese “a caccia” di fulmini

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Uberti - cacciatore fulmini (2)

TORRE DE BUSI – Qualcuno penserà ai “cacciatori di tornado”, che in America inseguono le gigantesche e devastanti trombe d’aria per filmarle da vicino, spesso mettendo a rischio la propria vita; invece, al contrario dei “colleghi” statunitensi, il lecchese Marco Uberti, ha scelto di immortalare fenomeni naturali altrettanti affascinanti: i fulmini.

Sistemata la sua macchina fotografica sul treppiede, il 30enne di Torre de Busi guarda il temporale in arrivo e attende che l’atmosfera si faccia “elettrica”, pronto a premere il pulsante di scatto. Di lui e delle impressionanti fotografie ne ha parlato di recente anche il settimanale Sette del Corriere della Sera in un articolo dal titolo “I cacciatori di fulmini, dal Nord Dakota a Lecco”, dove Uberti viene menzionato insieme agli esperti internazionali.

Marco Uberti
Marco Uberti

Com’è nata e quando questa tua passione?

“Da buon appassionato di fotografia astronomica mi è sempre piaciuto fare foto a lunga esposizione e foto notturne. In astrofotografia, per fotografare una galassia o una nebulosa, ci possono volere anche esposizioni di diverse ore di posa. Per fotografare un fulmine la tecnica è la stessa: si mette la macchina fotografica su un treppiede ben fisso e si iniziano a scattare foto di 30 secondi di posa o più fino a che qualche fulmine non viene catturato. Molti pensano che per fotografare un fulmine si debba essere molto fortunati e beccare l’attimo esatto, ma in realtà c’è una tecnica specifica dietro a queste foto. Le mie prime fotografie di fulmini risalgo al 2006 quando ho vinto il primo posto al concorso nazionale di Focus, “Una foto per quattro elementi””.

Perché ti affascina fotografare fulmini?

“Fotografare i fulmini mi affascina perché riesco a catturare su una fotografia, che può essere vista e rivista con tutta calma, un fenomeno naturale che per definizione è velocissimo e difficile da osservare, sebbene in Italia, cadono più di 600 000 (seicentomila) fulmini all’anno. Inoltre sono uno dei fenomeni naturali più potenti che esistano, basti pensare che in un milionesimo di secondo la temperatura di una massa d’aria riscaldata da una saetta può raggiungere e superare i 18.000 °C, quasi 3-4 volte la temperatura della superficie del sole!”

Uberti - cacciatore fulmini (3)

Ci spieghi come si diventa cacciatori di fulmini?

“Per diventare cacciatore di fulmini serve una grande passione per la fotografia, avere una macchina fotografica che permetta di effettuare fotografie a lunga esposizione, ma soprattutto tanta pazienza, a volte si deve aspettare sotto la intemperie per ore prima di catturarne uno come si deve”.

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Come ti prepari e cosa serve per riuscire a “catturare” un fulmine?

“Sebbene molti cacciatori di fulmini inseguano fisicamente i temporali, spostandosi per poter fotografarli, io mi limito ad aspettare l’arrivo di un bel temporale estivo e mi posiziono sul balcone di casa mia da cui si può godere di una bellissima visuale sulla valle San Martino. Posiziono la macchina sul treppiede, imposto la sensibilità ISO, aperture del diaframma e tempo di esposizione e inizio a scattare in sequenza fotografie di circa 30 secondi di posa. Al termine del temporale controllo le centinaia di fotografie effettuate nella speranza di averne catturato qualcuno bello grosso”.

Uberti - cacciatore fulmini (1)

Questo è il tuo avvincente hobby. Nella vita di tutti i giorni, invece, qual è la tua professione?

“Sono Senior Android Developer presso Neato Robotics, una azienda Americana (California) che si occupa appunto di robotica. Lavoro tra Milano e San Francisco presso la sede centrale, un’esperienza davvero incredibile”.