Primaluna. Domeneghetti al traguardo della Rickshaw Run: “Grazie India”

Tempo di lettura: 3 minuti
Maurizio Domeneghetti (al centro) con Sofia Bianchessi e Claudio Brena

 

PRIMALUNA – “Purtroppo anche le cose belle devono finire! A 600 chilometri dall’arrivo il pistone ci ha abbandonato. Erano le 17 di sabato 13 gennaio, i meccanici alle 18 chiudono e ovviamente alla domenica non lavora nessuno”.

Un’avventura nell’avventura. Si è conclusa così la Richshaw Run per Maurizio Domeneghetti, 25enne di Primaluna, che ha lasciato per qualche settimana il suo agriturismo Due Soli per partecipare alla corsa di 2600 chilometri attraverso l’India a bordo di un particolare mezzo a tre ruote, di fatto un tuc tuc, monocilindrico. Il valsassinese, insieme agli amici Sofia Bianchessi e Claudio Brena, ha dato vita al team Taragna Warriors.

Il valsassinese, rientrato in Italia, racconta gli ultimi chilometri del viaggio: “Panico totale! Ci si affianca un ragazzo che ci chiede se avevamo problemi. Così diamo andati in una fabbrica per recuperare una corda e farci trainare (la nostra si era rotta in un precedente problema). Intanto il nostro ‘soccorritore’ era andato a prendere un rickshaw per farci trainare (senza che noi gli avessimo chiesto di farlo, un grande ). Il taxista ci ha trainato per 20 chilometri fino a un meccanico, era notte ormai, macchine che ci suonavano da tutte le parti e poi i clacson dei camion che ci superavano, intanto schivavamo i carrettini e le macchine in contro mano! Non so se sia stato Dio, Allah, Siva,Vishnu o Ganesch a darci la sua benedizione ma siamo arrivati dal meccanico sani e salvi”.

I problemi, però, non sono finiti: “Purtroppo non c’era il pezzo di ricambio che ci serviva e così siamo stati costretti ad andare da un altro meccanico. L’uomo ha cominciato a trafficare con il nostro mezzo, era impossibile spiegare il problema perché non parlava inglese e con i gesti era difficilissimo. Qui si è presentato il personaggio più strano di tutto il viaggio che però quella sera ci ha letteralmente salvato: la drag queen o, come meglio si definiva lui, donna che danza. Insomma, siamo riusciti a farle capire il problema e lo ha riferito al meccanico. Tra una birra e un bidi (delle specie di sigarette indiane), la drag queen ci ha detto di avere due figli piccoli e che sua moglie era a casa ad aspettarlo. Ovviamente amava ballare, ci ha raccontato che ciò che faceva era perfettamente accettato da tutti e si sentiva a proprio agio nel suo paese. Dopo l’offerta di cibo al tempio e i selfie di rito con tutta la famiglia del meccanico, alle 23 siamo andati a letto”.

Il 15 gennaio scorso, dopo 3200 chilometri effettivi, Maurizio Domeneghetti con il suo team ha tagliato il traguardo della corsa benefica: “Grazie India per la tua umanità, per non esserti mai preoccupata se eravamo bianchi, neri, gialli o verdi, se indossavamo una t-shirt, un burka o un sari . Grazie per averci accettati per quelli che siamo: dei viaggiatori su un mezzo inadatto a fare 3200 chilometri per beneficenza. Il più grande grazie, però, va a chi ci ha aiutato per la beneficenza: continuate a essere il cambiamento che vorreste vedere nel mondo”.

[clear-line]

DA PRIMALUNA ALL’INDIA PER PARTECIPARE ALLA RICKSHAW RUN

RICKSHAW RUN: PROSEGUE L’AVVENTURA DI MAURIZIO DOMENEGHETTI IN INDIA