LECCO – Si è trattato di una vera e propria svolta per il panorama giuridico italiano: per la prima volta, una sentenza di un tribunale della Repubblica, in questo caso la Corte di Cassazione, ha riconosciuto alle coppie omosessuali “il “diritto alla ‘vita familiare'” e a “vivere liberamente una condizione di coppia” con la possibilità, in presenza di “specifiche situazioni”, di un “trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata”.
Il tutto è nato dal ricorso presentato da una coppia di uomini di Latina, che hanno contratto matrimonio in Olanda, e che chiedevano la trascrizione di tali nozze al loro comune di appartenenza. La Corte ha respinto il ricorso, poiché la legislazione italiana non prevede il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma ha aperto uno spiraglio mai aperto fin ora da nessun altra sentenza, sancendo il principio che anche le coppie omosessuali hanno il diritto ad “un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata”.
Una sentenza, quella della Cassazione, che ha regalato molta soddisfazione alle associazioni che da anni si battono per i diritti e il riconoscimento dello status di coppia per le unioni gay, e che, all’opposto ha provocato polemiche nell’universo cattolico. La Cei (Comunità episcopale italiana), nella figura del vescovo di San Marino-Montefeltro ha parlato di “ferita mortale per la Costituzione” e di “minaccia al futuro stesso dell’umanità”, e l’immancabile Carlo Giovanardi ha definito la sentenza una semplice “opinione senza valore” del giudice.
Inevitabile lo scontro di visioni sulla decisione della Corte, ma, come dicevamo, si è trattato di una svolta che ha fatto sorridere e ben sperare il mondo gay, così come Mauro Pirovano, presidente dell’associazione lecchese “Renzo e Lucio”, un gruppo nato 4 anni fa per creare momenti di incontro e fornire aiuto ai propri associati, portando avanti un’attività di sensibilizzazione verso l’esterno, rispetto al tema dei diritti degli omosessuali.
“Non possiamo che essere soddisfatti, perché la sentenza permette di ridisegnare il discorso giuridico italiano, ancora molto arretrato; è una situazione paradossale che vede da una parte, sul piano giuridico, il riconoscimento dei diritti, mentre, sul piano legislativo, la politica non da ancora risposte concrete. Ora, la cassazione ha sancito la possibilità di fare ricorso quando non vengono riconosciuti dei diritti, indipendentemente dalla legislazione. La palla passa alla politica che, a questo punto, è obbligata a dare una risposta”.
Del tutto prevedibili le critiche del mondo cattolico: “La questione fondamentale – spiega Pirovano – è capire se il Paese vuole essere laico o fondamentalista religioso. Non è possibile che una posizione lecita e rispettabile di una parte del Paese, quella cattolica, diventi automaticamente un imposizione per le altre persone. Noi auspichiamo che anche l’Italia diventi uno Stato laico e rispettoso di tutti.”
Solo pochi giorni fa il Parlamento Europeo ha approvato una mozione che rimprovera gli Stati membri dell’adozione di definizioni restrittive di “famiglia” con lo scopo di negare la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli: “Siamo in un periodo in cui dobbiamo adeguarci ad esigenze economiche di carattere europeo – conclude Pirovano – spero avvenga un adeguamento anche per quanto riguarda i diritti civili. Da anni l’Europa chiede a molti paesi, tra cui l’Italia, di adeguare la propria legislazione al contesto europeo. La sentenza della Cassazione fa riferimento a questo quadro, che in Italia è inesistente”.