Chiesa gremita e un lungo applauso per l’ultimo saluto a Fedele Balossi
“Un pezzo della nostra storia di Alpini che se ne va. Fedele ha avuto l’ardire di obbedire”
CARENNO – Un lungo applauso, il feretro portato a spalla dai compagni Alpini tra i labari e i gagliardetti dei gruppi delle sezioni di Lecco e Bergamo. Così è stato salutato l’Alpino Fedele Balossi, morto pochi mesi prima di compiere 100 anni.
La chiesa parrocchiale di Carenno non è riuscita a contenere quanti hanno partecipato al funerale, celebrato sabato pomeriggio, per salutarlo un’ultima volta. Intorno alla famiglia di Fedele Balossi si sono stretti gli Alpini della Valle San Martino e non solo, giunti numerosi. Alla cerimonia hanno partecipato anche tutti i sindaci della valle.
“Ciao nonno, non potremo mai dimenticare il tempo trascorso a Monte Basso. Le nostre lunghe partite a carte che terminavano con la tua immancabile vittoria – hanno ricordato i nipoti al termine della cerimonia -. Per noi sei stato un riferimento di vita, con la tua umiltà e semplicità. Con il tuo dolce sorriso hai riempito i nostri cuori di gioia, ti porteremo sempre con noi”.
“Sei stato e sarai sempre per noi testimonianza di come, con grande umiltà e in punta di piedi, si possano realizzare tante cose nella vita – hanno detto gli amici Alpini ripercorrendo la sua storia -. Abbiamo avuto l’onore di condividere con te tanti momenti e tante manifestazioni, sei stato un elemento importante del gruppo Alpini di Carenno e per tutti i ragazzi in questi cinque anni di campo scuola. Tutti noi Alpini vorremmo ricordarti con quelle parole che spesso ci dicevi ‘La Guerra è quanto di peggio la mente umana sia stata in grado di pensare e realizzare. Durante la guerra si imparano ad accettare situazioni che mai avresti voluto vivere, tutto diventa relativo, anche il dolore’. Il nostro abbraccio più sincero a tutta la tua famiglia: a Maria e Adele, con le loro famiglie, ai tuoi nipoti e alla piccola pronipote, ma soprattutto va a te, certi che dal cielo veglierai su di noi aiutandoci nelle scelte. E anteporremo sempre, come tu ci hai chiesto, il noi all’io. Ciao Fedele, avanti sempre”.
Particolarmente commosso il ricordo del sindaco di Carenno Luca Pigazzini: “Credo che Fedele ci abbia lasciato molti insegnamenti, non ha mai voluto mancare alle cerimonie ma soprattutto ai momenti organizzati con i ragazzi della scuola – ha detto con la voce a tratti rotta dall’emozione -. Mi piace ricordare oggi, uno dei racconti del tragico periodo della guerra, quando arrivato nel campo di prigionia un ufficiale tedesco ti ha chiesto di abbandonare la cittadinanza italiana e diventare tedesco. Dopo averlo guardato in faccia gli hai risposto che eri nato italiano e saresti morto italiano. Fedele è uno di quegli italiani che ci ha consegnato il Paese che oggi conosciamo e quelli che, come me, rivestono cariche politiche, credo abbiano tanto da imparare da persone come Fedele”.
“Un pezzo della nostra storia di Alpini che se ne va. Fedele ha avuto l’ardire di obbedire a una chiamata e ha avuto anche l’ardire di disobbedire a un’altra chiamata e ha fatto bene – hanno ricordato ancora gli Alpini -. Quando è tornato si è rimboccato le maniche, non si è pianto addosso, ma ha contribuito a rifondare l’Italia. Oggi noi facciamo fatica a capire queste cose: giovani di vent’anni mandati allo sbaraglio senza sapere il perché, andavano a difendere la Patria lontano dalla Patria. L’insegnamento che ci lascia Fedele è proprio questo: avere l’ardire di obbedire“.
“La vicenda di Fedele, soprattutto durante la guerra, è quella di un uomo a servizio della libertà – ha detto il parroco di Carenno monsignor Angelo Riva, durante l’omelia -. Fedele, per come l’ho conosciuto, non ha mai risparmiato nulla per il bene comune, che predichiamo tanto ma che, io per primo, razzoliamo male. Non ha risparmiato nulla per la libertà, la democrazia, la pace, la giustizia, pietre miliari di ogni civiltà. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare che Fedele ha imparato ed è cresciuto in ciò che ha creduto bene comune grazie alla fede”.
Il suono della cornamusa, la preghiera dell’Alpino e le note di “Signore delle Cime” hanno riempito la chiesa di Carenno, prima di un lungo e sincero applauso per un uomo che è stato capace di lasciare un segno profondo con la sua semplicità.