Giulia, Caterina, Lucrezia, Maddalena… e quante altre ancora se ne potrebbero citare. Sono quelle donne che, dal Cinquecento all’alba dell’Ottocento, hanno fatto credere di essere sante non perché facessero miracoli, quanto per l’eccezionalità delle loro abitudini di vita. Un fenomeno diffuso non solo in Italia, ma in altre regioni d’Europa, dalla Scozia alla Francia, dalla Germania alla Spagna. Vittime di autosuggestioni talmente forti da avere la netta sensazione di poter digiunare a lungo e sopravvivere soltanto grazie all’ostia consacrata, di colloquiare con santi del Paradiso e madonne, di consigliare cure miracolose che – nella maggior parte dei casi – si rivelavano invece inefficaci, di fare previsioni regolarmente sconfessate dalla realtà dei fatti. Eppure sono state oggetto se non proprio di venerazione, almeno di rispetto da parte di molti, popolani e nobili, borghesi e perfino religiosi. E a furia d’insistere nella loro commedia di innocue ciarlatane che cercavano di sbarcare il lunario ricorrendo a un uso troppo fervido della fantasia, hanno spesso finito per incappare nelle reti della Giustizia, religiosa o laica, e per pagare un prezzo talvolta spropositato a confronto coi loro “delitti”.
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