La Coldiretti attende la pioggia: “Le coltivazioni hanno sete”

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Gli agricoltori aspettano la pioggia, la Coldiretti: “Le coltivazioni hanno sete”

“Di fronte ai cambiamenti climatici è necessario abbracciare una nuova cultura delle prevenzione”

COMO/LECCO – Le prime gocce d’acqua dopo un inverno a secco dovrebbero cadere già a partire da domani nelle due province lariane, avanguardia della perturbazione che raggiungerà nel pieno l’Italia nella giornata di mercoledì.

Le coltivazioni hanno sete

La pioggia è attesa da un’agricoltura assetata da mesi di arsura: in tutto l’inverno, Como e Lecco sono state interessate solo da un’unica giornata di precipitazioni nevose, lo scorso gennaio.

“Le coltivazioni hanno sete e vivono un periodo di sviluppo anticipato tra i 15 e 20 giorni sul normale percorso di calendario, mentre il lago di Como ha un riempimento di appena il 7,6% con un livello di -27,7 centimetri vicino al record negativo storico registrato nel 1958 – commenta Fortunato Trezzi, presidente interprovinciale di Coldiretti -. In queste condizioni il maltempo è atteso come manna dagli agricoltori ma per essere di sollievo la pioggia deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni: in più, le nostre colture non sono ancora ‘al riparo’ dai rischi di una potenziale e rapida inversione termica dovuta al repentino cambiamento climatico e ad improvvise gelate”.

Deficit pluviometrico pari al 30%

La situazione dell’area lariana è comune a quella di ampie zone del Paese: un’Italia che, da nord a sud, si è ritrovata a secco dopo che il trimestre invernale 2019 ha fatto registrare un deficit pluviometrico nazionale pari a -30%, che equivale a circa 15 miliardi di metri cubi in meno di acqua rispetto alla media stagionale. La situazione peggiore è proprio nel settentrione, dove le precipitazioni sono praticamente dimezzate.

Lo scenario di questi primi tre mesi ricorda quello del 2017, uno degli anni peggiori del secolo, che è costato 2 miliardi di euro in danni all’agricoltura italiana (con ripercussioni anche nella nostra provincia) a causa della siccità che ha tagliato i raccolti delle principali produzioni, dagli ortaggi alla frutta fino al mais, ma anche ai vigneti e al fieno per l’alimentazione del bestiame per la produzione di latte.

“Serve una nuova cultura della prevenzione”

“L’anomalia climatica di questo primo scorcio d’annata – continua Coldiretti Como-Lecco – ha compromesso le riserve nel terreno, lasciato senza neve le montagne e ha ridotto drasticamente la portata di fiumi e laghi, evidenziando la necessità di predisporre un piano che preveda l’integrazione di nuovi invasi. Nei campi sono fioriti in anticipo gli alberi da frutto, mentre si trovano in difficoltà le colture autunnali come il frumento, l’orzo, l’erba medica e le altre foraggere che soffrono la prolungata siccità”.

“Di fronte ai cambiamenti climatici è necessario passare dalla gestione dell’emergenza con enorme spreco di risorse, per abbracciare una nuova cultura delle prevenzione. E per questo servono – conclude Trezzi – interventi di manutenzione, e ottimizzazione delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori. Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore agroalimentare”.