Omicidio di Sogno, in Appello Guzzetti condannato a 22 anni

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L’udienza a Milano in Corte d’Assise d’Appello

In primo grado Guzzetti era stato condannato a 24 anni

MILANO – 22 anni di reclusione: questa la sentenza pronunciata quest’oggi, martedì, dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano, al termine dell’udienza nei confronti di Roberto Guzzetti, il lecchese già condannato in primo grado per l’omicidio di Maria Adeodata Losa, l’anziana massacrata nella sua abitazione di Sogno (Torre De Busi) nel giugno del 2016. La sentenza è arrivata pochi minuti dopo le 15.30 dopo una lunga udienza cominciata alle 9. E’ il secondo atto del processo che, in primo grado, aveva visto Guzzetti condannato a 24 anni per omicidio.

Roberto Guzzetti

L’udienza

In Aula, oltre gli avvocati e la pubblica accusa, c’era anche lo stesso Guzzetti. A nulla sono valsi i tentativi della difesa del lecchese, rappresentata dagli avvocati Patrizia e Marilena Guglielmana, di richiedere l’assoluzione dell’imputato. Prima della camera di consiglio la pubblica accusa aveva richiesto alla Corte la conferma della sentenza di primo grado, 24 anni. ‘Saldi’, a detta del magistrato, Daniela Meliota, i pilastri sui quali si fonda la colpevolezza di Guzzetti: le impronte digitali del dito medio della mano sinistra e il palmo della mano destra ritrovate sulla tovaglia, alcune tracce ematiche rinvenute sulla scarpa dell’imputato e per ultimo un’intercettazione telefonica avvenuta in carcere tra Guzzetti e uno zio.

La difesa

Diverse le contestazioni avanzate dai legali difensori di Guzzetti, determinate a scagionare il proprio assistito: in primis l’arma del delitto, mai ritrovata, e l’assenza di movente, visto che tra la vittima e l’imputato non c’era alcuna relazione se non di vicinato e per pochi giorni l’anno (la casa di Sogno dei Guzzetti era infatti una casa vacanza). La difesa ha parlato anche di ‘gravi lacune’ nelle indagini e ha richiesto un’altra perizia psichiatrica verso Guzzetti, soggetto da atrofia cerebrale. Richiesta rigettata dalla Corte (il lecchese era già stato dichiarato in grado di intendere e di volere durante una prima perizia, poco dopo l’arresto). Dal canto suo Guzzetti, presente in Aula, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

La sentenza

Al termine dell’udienza i giudici si sono ritirati per deliberare la sentenza, emessa poco dopo le 15.30. 22 anni di condanna, esclusa l’aggravante della crudeltà (com’era già accaduto in primo grado). Confermato anche il risarcimento nei confronti delle parti civili, Cristina Bonacina, nipote della vittima, e un pro nipote di Leonilda Losa, sorella della vittima, poi deceduta, subentrato nella vicenda giudiziaria. Soddisfatta la difesa di Guzzetti che ora attende di visionare le motivazioni della sentenza (saranno disponibili tra 40 giorni): “Non è l’assoluzione, ma la pena è stata ridotta di due anni, cosa di cui siamo soddisfatte – hanno commentato gli avvocati – ora aspettiamo le motivazioni e valuteremo se procedere in Cassazione”.