Quando Gianni Comini scriveva: “Una goccia di sangue può cambiare una vita”

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Maggio 2013: Silvano Gianola, a sinistra, stringe la mano al dottor Gianni Comini. Al centro, in piedi, il presidente dell'Avis, Piercarlo Redaelli.
Maggio 2013: Silvano Gianola, a sinistra, stringe la mano al dottor Gianni Comini. Al centro, in piedi, il presidente dell’Avis, Piercarlo Redaelli.

 

MANDELLO – “In queste ricorrenze scorrono davanti a noi i tanti amici che ci hanno lasciato e che ricordiamo per il loro entusiasmo nel promuovere le iniziative e la costanza nell’affrontare il quotidiano faticoso lavoro di sezione, specie nei primi difficili anni, quando il volontariato non era di moda e il “donare” non era ancora una cultura diffusa”.

Così scriveva nel 1998 il dottor Gianni Comini nelle prime pagine del libro Il coraggio della solidarietà dato alle stampe in occasione dei 40 anni della sezione di Mandello dell’Avis, di cui lo stesso dottor Comini, scomparso all’età di 85 anni, era stato tra i fondatori appunto nel 1958.

“Migliaia e migliaia di donazioni – affermava sempre il presidente onorario dei donatori di sangue – sono state effettuate in questi 40 anni. Tante speranze ridonate, sorrisi rifioriti su volti ormai spenti. Una goccia di sangue può cambiare una vita, sia da parte di chi la riceve sia da chi la dona”.

“Anche se la vita è costruita in uno strano modo – aggiungeva – per cui gli affanni si succedono e le gioie spesso si rivelano effimere, è pur vero che, contro tutti gli scetticismi e i facili alibi, rimane la certezza che una sola lacrima asciugata al sofferente può dare un senso al nostro cammino”.

Il cammino della vita terrena cui Gianni Comini faceva cenno in quel suo scritto si è interrotto per lui nelle prime ore di oggi, mercoledì 8 luglio, e domani pomeriggio alle 15.30 Mandello gli tributerà l’estremo saluto.

A ricordarlo è in queste ore Silvano Gianola, che all’Avis si era avvicinato sul finire degli anni Ottanta e che in seguito avrebbe ricoperto per due mandati consecutivi la carica di presidente della sezione.

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“In quegli stessi anni ho conosciuto il dottor Comini – dice – che per me e per tutti noi avisini è stato un secondo padre. Ha fatto moltissimo per l’associazione e i suoi suggerimenti erano sempre preziosi”.

“Quando poi decise che era giunto il momento di lasciare spazio ai giovani – aggiunge – non abbandonò comunque la sezione e anzi continuò a frequentarla assiduamente, sempre con un consiglio per tutti e con quella saggezza che tutti indistintamente gli riconoscevano. Seppe mettere la sua esperienza al servizio dell’Avis e, ciò che più conta, volle portare l’associazione all’esterno, nelle piazze, per farla conoscere anche a quanti non erano soliti frequentare la sede e appunto la vita interna della sezione”.

“Apprezzò molto il nostro lavoro – aggiunge l’ex presidente – e seppe orientarci nel modo giusto, mettendo a frutto anche la sua esperienza. Per tutti aveva un consiglio e, torno a dire, sapeva guardare avanti e entrare nel futuro prima di altri, sempre con grande pacatezza al punto che io non ricordo di averlo mai visto contrariato né tantomeno arrabbiato”.

“Adesso mancherà a molti – conclude Silvano Gianola – ma tutti noi faremo tesoro del suo insegnamento”.

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