Dall’analisi della carta agli studi di Annalisa Di Maria
Tutti gli elementi che hanno portato a ritenere il “Ritratto di Lecco” opera del genio toscano
LECCO – Un’analisi accurata e approfondita per attribuire una datazione plausibile al disegno a cui sono seguiti gli studi dell’esperta Annalisa Di Maria. Nel pomeriggio di ieri, giovedì, è stata organizzata una conferenza stampa in cui sono stati illustrati i risultati dei primi mesi di analisi e ricerche intorno alla sanguigna ribattezzata “Ritratto di Lecco” e appartenente a una collezione privata.
Proprio nelle scorse settimane aveva destato scalpore la notizia di un disegno inedito a sanguigna raffigurante una testa di Cristo attribuito alla mano di Leonardo da Vinci. Ad annunciare la scoperta era stato l’International Committee Leonardo da Vinci, precisando che l’attribuzione, accompagnata da uno studio di oltre 60 pagine, è della studiosa e ricercatrice internazionale Annalisa Di Maria, membro del Comitato di esperti di arte e letteratura del Centro per l’Unesco di Firenze.
Il messaggio di Christopher Heath Brown e Jean-Pierre Isbouts
In apertura di conferenza il messaggio degli studiosi americani Christopher Heath Brown e Jean-Pierre Isbouts che ebbero l’occasione di ammirare l’opera in un viaggio che fecero nel 2019 a Lecco sulle tracce di Leonardo per la realizzazione di un libro e di un video: “Quando abbiamo visto il disegno abbiamo subito pensato dovesse venire dal circolo vicino a Leonardo e oggi siamo felici che Annalisa Di Maria abbia condotto questo studio. Ho visto molto disegni con la tecnica a sanguigna ma questo mostrava una grande emozione vicina al Salvator Mundi e al Cristo dell’ultima cena. Non vediamo l’ora del completamento di questi studi con la speranza che possa stimolare anche il dibattito accademico in particolare tra gli studiosi di Leonardo Da Vinci. E’ veramente una scoperta meravigliosa”.
Gli studi sulle caratteristiche del foglio
Sono stati proprio i due studiosi americani a esortare i due collezionisti ad approfondire gli studi sul “Ritratto di Lecco” i cui risultati sono stati presentati proprio ieri. Andrea Da Montefeltro ha illustrato i numerosi studi fatti sulla carta utilizzata per il disegno, punto di partenza per riuscire a datare l’opera e capire se effettivamente poteva essere del periodo di Leonardo. Una prima analisi con l’utilizzo del Carbonio-14 ha spento subito gli entusiasmi indicando quale data della carta il 1960. Ben presto, attraverso nuovi approfondimenti, si è capito che l’antica carta vergata era stata sottoposta a pesanti interventi di restauro.
Nuovi studi sul foglio condotti da esperti hanno fornito come possibile una datazione collocabile tra il XVII e XVI secolo confermando il restauro invasivo e non eseguito a regola d’arte della metà del ‘900 che ha comunque consentito al disegno di arrivare fino a noi. A dicembre 2019 la proprietà ha annunciato i primi risultati con riserva di proseguire lo studio per confermarne la datazione. Così sono stati analizzati in maniera minuziosa tutti gli elementi presenti all’interno della carta vergata, anche attraverso indagini fotografiche ad alta definizione che evidenziassero tutte le caratteristiche. E’ stato anche eseguito uno studio di ricerca archivistica di comparazione con la carta utilizzata da Leonardo e dalla sua bottega. Tutti questi elementi hanno portato a far risalire il disegno alla metà del XV secolo.
Un incrocio certosino di dati e di elementi a partire dalla filigrana che rappresenta un volatile e dalla contromarca costituita da una particolare lettera F in gotico rinascimentale tra due S contrapposte che, accostate, stavano a indicare il cartaio. Nell’analisi sono state riscontrate anche altre lettere e numeri. Analizzando la filigrana è stato riscontrato che quelle più simili sono riconducibili alla zona del ferrarese e sono datate tra il 1430 e i primi anni del 1500. Analizzate anche tramatura e fibre interne che sono state confrontate con disegni di Leonardo mostrando fattori di alta somiglianza. Altre somiglianze sono state riscontrate nello spessore della carta, nell’impastamento e nello sfilacciamento ai bordi.
Uno studio accurato che ha preso in considerazione una grandissima quantità di elementi compresa l’usanza, visto l’altissimo costo, di riciclare la carta dei fogli che non erano più di interesse. Elemento, anche questo oltre a numerosi altri, ritrovato nel “Ritratto di Lecco”. Gli studi e le ricerche dalla proprietà avvalorano l’ipotesi di datazione tra il XVI secolo e la seconda metà XV Secolo. Altri studi saranno comunque compiuti dalla proprietà per trovare ulteriori conferme.
Lo studio dell’esperta Annalisa Di Maria
La studiosa Di Maria ha poi illustrato lo studio che l’ha portata ad attribuire il disegno a Leonardo Da Vinci e ritenere che sia il vero Salvator Mundi: “Ho capito subito che quest’opera poteva avere una portata internazionale, un disegno talmente bello che non si poteva restare indifferenti, perciò dopo essere stata contattata dai proprietari sono partita con i miei studi. Il lavoro è stato lungo, ma era evidente che si trattava di qualcosa di importante”.
Il lavoro si è basato sul confronto con alcune opere di Leonardo, in particolare con l’autoritratto conservato nella Biblioteca Reale di Torino: “Nella nostra sanguigna si leggono i tratti di Leonardo, è simile ai due autoritratti (giovane e vecchio), ma qui si vede anche il volto di Cristo. C’è compatibilità tra il disegno di Lecco e l’autoritratto di Torino e, per vari motivi, la mano non può che essere la stessa, a partire dal modo di disegnare con sfumature curate nei dettagli che creano un effetto ottico che va ad eliminare i contorni. La tecnica, la postura a 3/4, il tratto che va dall’angolo in alto a sinistra all’angolo in basso a destra che rivela la mano di un mancino e, anche se recenti studi hanno appurato che Leonardo utilizzasse entrambe le mani, è noto che la maggior parte delle sue produzioni è stata fatta con la sinistra”.
La studiosa ha riconosciuto caratteri identici anche nel movimento ondulatorio dei capelli, soffermandosi poi sull’occhio, un elemento inconfondibile della pittura di Leonardo: “E’ stato in particolare l’occhio a portarmi all’attribuzione a Leonardo del ritratto a sanguigna denominato Ritratto di Lecco – ha detto -. L’espressione, la perfezione dell’occhio destro, la forma della pupilla e l’iride, addirittura la ghiandola lacrimale molto simile. Tra gli occhi destri dei due disegni c’è una perfetta coincidenza, così come il particolare della pupilla dell’occhio sinistro bianca all’interno, quasi una firma che si nota anche nell’Uomo Vitruviano. Ci sono nei e protuberanze intorno agli occhi che si ritrovano in entrambi i disegni. Ho confrontato gli occhi del ritratto lecchese con studi di occhi di Leonardo e combaciano alla perfezione”.
Uno studio approfondito di una sessantina di pagine che nella comparazione prende in considerazione anche tutta un’altra serie di elementi e che indaga anche aspetti storici e bibliografici per dimostrare che il Ritratto di Lecco è il vero Salvator Mundi. Lo studio comunque non si ferma qui, quelli presentati sono solo i primi risultati: “Credo che l’opera, anche dopo le ulteriori analisi che effettueremo, possa ragionevolmente essere inserita tra gli studi mancanti di Leonardo Da Vinci”.