Senza stipendio da aprile, presidio a Calolzio dei lavoratori della ex cooperativa

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Presidio dei lavoratori davanti all'ex cooperativa chiusa dal 2 maggio
Presidio dei lavoratori davanti all'ex cooperativa chiusa dal 2 maggio

Lo storico negozio del centro, che aveva reparto tessile e alimentare, è chiuso dal 2 maggio scorso

Dopo anni travagliati l’ennesima tegola: “Non sappiamo se e quando potremo tornare a lavorare”

CALOLZIOCORTE – Dal 2 maggio scorso il negozio ha chiuso i battenti, le lavoratrici e i lavoratori sono a casa senza stipendio e senza avere risposte sul loro futuro. Stiamo parlando dell’ex cooperativa Legler, quello che fu uno storico negozio di vestiti e alimentari e che ormai da qualche anno sta vivendo una storia travagliata.

Presidio dei lavoratori davanti all'ex cooperativa chiusa dal 2 maggio

Stamattina, 2 agosto, la ventina di lavoratori coinvolti hanno organizzato un presidio davanti alle serrande abbassate di corso Dante, nel centro di Calolziocorte, per accendere i riflettori su una situazione che si trascina da mesi e che sembra lontana dal trovare una soluzione.

Presidio dei lavoratori davanti all'ex cooperativa chiusa dal 2 maggio
Matteo Errico e Rino Maisto della Filcams Cgil di Bergamo e Lecco

“Noi usciamo dalla famosa cooperativa Legler che copriva sia il settore tessile che alimentare, una azienda storica tanto che oggi qui ci sono lavoratori impiegati dal 1989. Legler, come si sa, ha avuto delle grosse difficoltà e ha presentato un piano di concordato e in quel frangente si decise la chiusura del comparto tessile con lo spiraglio della continuità di quello alimentare – Rino Maisto, della Filcams Cgil di Lecco, ripercorre la storia degli ultimi anni -. Nel luglio 2021 ci fu quindi il trasferimento di un ramo d’azienda sotto la società Armonie che ha dato continuità a questo settore con la salvaguardia di una ventina di lavoratori tra i negozi di Calolzio (dove sono impiegate 8 persone), Treviolo e Ponte San Pietro“.

Presidio dei lavoratori davanti all'ex cooperativa chiusa dal 2 maggio

Tutto è andato bene fino a quando hanno cominciato a scarseggiare i prodotti sui banchi, anche quelli di prima necessità. Un problema che è sempre peggiorato nel tempo: “I lavoratori si chiedevano cosa stesse succedendo anche perché, alla mancanza dei prodotti, si sono aggiunti i ritardi nel pagamento degli stipendi finché Armonie ha deciso di fare un ulteriore trasferimento sotto Sinergie che è un’altra società della MDM Holding – continua Maisto -. Dal 2 maggio poi c’è stata la chiusura del punto vendita e i lavoratori sono senza stipendi dal mese di aprile“.

Oggi, il problema più grosso è l’assenza di qualsiasi prospettiva: “Con Sinergie avevamo fatto degli accordi sindacali per far sì che i lavoratori prendessero gli stipendi arretrati, accordi che sono stati disattesi – prosegue il sindacalista -. Siamo stati convocati a Ponte San Pietro dove è stato anche detto che il negozio avrebbe riaperto e gli stipendi sarebbero stati pagati ma ci sarebbe stato un ulteriore trasferimento sotto la società MB. Il negozio non ha riaperto, gli stipendi non son stati pagati ma è avvenuto il trasferimento senza alcun percorso sindacale tanto che oggi non sappiamo nemmeno chi sia il datore di lavoro di MB. La nostra vera difficoltà è che attualmente non abbiamo nemmeno un interlocutore e siamo allo scuro di tutto”.

I lavoratori chiedono di sbloccare questa situazione, i sindacati hanno messo al corrente anche il sindaco di Calolzio Marco Ghezzi: “Siamo in una situazione di stallo, non c’è nulla di certo. Le prospettive erano di aprire a fine giugno, poi il 10 luglio, poi a fine luglio ma tutte le promesse sono state disattese e non c’è nemmeno un orizzonte a cui guardare”.

Presidio dei lavoratori davanti all'ex cooperativa chiusa dal 2 maggio

Al presidio erano presenti lavoratrici e lavoratori, professionalità impiegate anche da molti anni e che oggi vedono cancellato il loro futuro: “A livello sociale e umano siamo davanti a una situazione drammatica perché coinvolge personale che viene giudicato già ‘anziano’ dal mondo del lavoro e avrà difficoltà a ricollocarsi. Sembra assurdo considerare una persona di 45/50 anni già anziana ma purtroppo il meccanismo del mondo del lavoro oggi funziona così – ha sottolineato Matteo Errico della Filcams Cgil di Bergamo -. Parliamo di personale storico, ereditato dalla ex cooperativa Legler, che da mesi sta aspettando gli stipendi arretrati, quindi c’è un danno dal punto di vista umano, famigliare e sociale inimmaginabile. Persone e famiglie che non hanno alcun tipo di certezze: oggi siamo qui a difenderle senza aver idea di chi sarà il nostro interlocutore e se mai ci sarà una ripartenza. Prima della chiusura, in sostanza, hanno lavorato gratis e da maggio hanno utilizzato ferie e permessi personali per ammortizzare la chiusura, oggi è il 2 agosto e si brancola nel buio più assoluto”.

Presidio dei lavoratori davanti all'ex cooperativa chiusa dal 2 maggio

Il grido di aiuto è rivolto anche alle istituzioni: “Stiamo provando anche ad avere delle interlocuzioni con le amministrazioni locali ma la situazione è complicata – ha concluso Errico -. Si tratta di una società che ha sede a Bologna e dovrebbe gestire i punti vendita dislocati nel centro-nord Italia quindi è un problema che non è di facile gestione nemmeno per le amministrazioni locali”.

Presidio dei lavoratori davanti all'ex cooperativa chiusa dal 2 maggio

Il gruppo Cambia Calolzio, per voce di Giuliano Barachetti, ha espresso solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori della ex Legler: “Chiediamo a tutta la comunità, ma soprattutto alle istituzioni, di essere vicini a queste persone per fare in modo che che vengano riconosciute le loro richieste. E chiediamo un’attenzione particolare anche per questa struttura perché possa dare un futuro per la comunità calolziese”.

Presidio dei lavoratori davanti all'ex cooperativa chiusa dal 2 maggio

Una situazione non facile che, purtroppo, si intreccia anche con l’importanza sociale di un negozio che ha fatto la storia della città e che, ancor oggi, data la sua posizione centrale favoriva le persone più anziane che non hanno la possibilità di raggiungere i grandi supermercati o i centri commerciali.