Confindustria: la crisi resta. Timidi segnali di ripresa nella produzione

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LECCO – Gli effetti della crisi si fanno ancora sentire pur con timidi segnali di miglioramento riguardanti, in particolar modo, l’attività produttiva. E’ quanto emerge dal quadro delineato attraverso l’esame degli indicatori dell’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Lecco e Unindustria Como relativo a maggio 2013. Un’analisi che è in linea con quanto comunicato dal Centro Studi nazionale di Confindustria.

La capacità produttiva utilizzata si attesta al 75,1% di quella totale disponibile; i livelli di domanda sul mercato domestico restano stagnanti e le previsioni per le prossime settimane sono negative per un’azienda su cinque.

Si continuano inoltre a rilevare le criticità evidenziate nelle precedenti edizioni dell’indagine: le diffuse situazioni di insolvenza e i giudizi sullo scenario del mercato del lavoro, caratterizzato da un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, rivelano possibili dinamiche negative per i prossimi mesi. Ecco nello specifico la situazione per quanto concerne le voci: ordini, produzione, fatturato, previsioni, materia prime, solvibilità, i rapporti con le banche e l’occupazione.


GLI ORDINI

L’indicatore associato alla domanda delle aziende di Lecco e Como – confermato anche dai dati relativi alla sola Provincia di Lecco – delinea uno scenario ancora rallentato e caratterizzato in particolare dalla debolezza del mercato domestico. Risultano migliori invece i giudizi relativi all’export, più dinamico.

A livello nazionale oltre i tre quinti del campione (62,1%) indicano un sostanziale mantenimento degli ordini rispetto a quanto registrato in aprile, periodo caratterizzato da un marcato rallentamento rispetto ai mesi precedenti.

I restanti giudizi confermano questo quadro. Si riscontra infatti un pareggio tra le imprese che comunicano un aumento della domanda (19,7%) e quante rivelano una contrazione (18,2%).

La situazione sui mercati esteri risulta invece più vitale: il 51,7% del campione ha mantenuto la propria posizione mentre il 29,3% ha conseguito risultati positivi in termini di maggiori ordinativi.

Ammonta per contro al 19% la quota di soggetti che ha comunicato una minor intensità degli scambi.

“Ancora una volta – afferma il Presidente di Confindustria Lecco Giovanni Maggi – l’export si conferma quale elemento di competitività per il territorio di Lecco. Non mi stancherò mai di ripeterlo, ma l’essere presenti sui mercati mondiali è uno dei principali fattori strategici che le imprese devono sfruttare. Proprio per questo la nostra Associazione, al fine di sostenere questa decisiva leva competitiva, ha attivato un Fondo che mette a disposizione delle imprese associate un totale di 100.000 euro per l’internazionalizzazione”.

“Un dato emerso in occasione dell’ultima edizione della Giornata dell’Economia che mi pare importante ricordare – continua Giovanni Maggi – è la bilancia commerciale della nostra Provincia: ben 1,5 miliardi di euro nel 2012. Un dato che dimostra dunque il valore del territorio lecchese e che spero possa essere di stimolo per tutte le imprese”.

 

LA PRODUZIONE
L’attività produttiva delle due Province, ma lo stesso quadro vale per le aziende di Lecco, è risultata abbastanza vivace. Per oltre il 57% del campione non si sono registrate variazioni rispetto al precedente mese, mentre per la prima volta nel corso dell’anno i giudizi positivi hanno superato quelli di rallentamento (27% contro il 15,9%).

Si tratta comunque di un risultato che arriva dopo mesi in frenata e che rappresenta dunque un andamento quasi fisiologico.

Quanto detto viene rafforzato dal dato sulla capacità produttiva che a maggio ha raggiunto il 75,1%, dopo il 72,6% di aprile.

“I dati delle nostre aziende rispecchiano il quadro generale registrato a livello nazionale – commenta Giovanni Maggi – Le ultime rilevazione del Centro Studi Confindustria hanno stimato infatti una lieve ripresa dell’attività produttiva di circa lo 0,5% di maggio su aprile. Non si tratta ovviamente di una svolta ma solamente di un timido segnale”.

 

IL FATTURATO
Il fatturato delle imprese lecchesi e comasche segue le dinamiche evidenziate per la domanda, sorretta dall’export, e dell’attività produttiva, segnando una fase di discontinuità rispetto alle rilevazioni dei primi mesi dell’anno.

A fianco del 39,4% di imprese che non hanno indicato variazioni nel proprio volume d’affari e di un 16,7% di quanti hanno registrato una contrazione, il 43,9% del campione ha comunicato livelli di fatturato in aumento.

Lo scenario di Lecco non si discosta da quello delineato per entrambi i territori: “Un dato – commenta il Direttore di Confindustria Lecco Giulio Sirtori – che non deve essere considerato in maniera isolata, ma che vale la pena valutare anche alla luce dei dati pregressi. L’edizione dell’indagine del mese di aprile aveva infatti lasciato emergere una contrazione del fatturato per il 43% campione, a fronte di giudizi di crescita inferiori (il 26%). La performance positiva di maggio riporta dunque l’ago della bilancia verso una posizione di equilibrio piuttosto che verso una situazione di crescita. A tal proposito, non dobbiamo dimenticare i giudizi sul fronte delle aspettative per le prossime settimane che in un caso su cinque sono negative”.

 

LE PREVISIONI
Il quadro per le prossime settimane non appare particolarmente positivo, sia per le imprese delle due province che nello specifico caso lecchese. Il 69,2% del campione non prevede particolari cambiamenti rispetto alla situazione attuale, mentre i giudizi volti al ribasso, pari al 20%, superano quelli positivi che si fermano al 10,8%.

Circa la metà delle aziende del campione segnala una visibilità limitata e inferiore al mese; il 29,2% dichiara di riuscire a coprire un orizzonte temporale di qualche mese, mentre risulta in aumento rispetto ad aprile la percentuale di aziende con una visibilità superiore al trimestre (21,5% attuale contro un precedente 17,6% di aprile).

 

LE MATERIE PRIME
L’approvvigionamento delle materie prime nel mese di maggio non mostra particolari situazioni anomale per le imprese del campione, confermando quanto evidenziato nelle precedenti edizioni dell’Indagine.

Oltre i due terzi delle imprese (76,6%) ha infatti indicato di aver operato con listini stabili rispetto ai prezzi di aprile per le principali commodities utilizzate. Nei casi di variazione dei prezzi, si è trattato principalmente di andamenti in diminuzione (20,3%) mentre l’aumento è stato indicato per una quota residuale del campione (3,1%).
Sul versante lecchese si rileva uno scenario del tutto simile.

 

LA SOLVIBILITA’
Come per le precedenti edizioni per le imprese di Lecco e di Como – ma il fenomeno è riscontrabile con caratteristiche molto simili anche nella sola provincia di Lecco – emerge un problema legato alle insolvenze da parte dei clienti ed ai ritardi nei pagamenti. Tale situazione ha infatti interessato quasi i due terzi del campione (62,1%); di questi circa il 18% ha riscontrato una situazione di peggioramento rispetto ai mesi precedenti, mentre per il 78% non si sono registrati cambiamenti.

 

I RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO
Nei rapporti con gli Istituti di credito con i quali le aziende delle due Province operano abitualmente non emergono particolari cambiamenti. Poco oltre l’82% del campione ha comunicato una situazione di stabilità rispetto al mese precedente, mentre i giudizi di peggioramento e miglioramento sono stati rispettivamente 10,4% contro il 7,5%.

 

L’OCCUPAZIONE
Lo scenario occupazionale continua a rappresentare un elemento di criticità a livello di entrambi i territori, così come nel caso specifico di Lecco.
I giudizi riguardanti i livelli del mese di maggio sono improntati principalmente sul mantenimento dell’occupazione (85,1%), nonostante sia rilevabile una quota di giudizi in diminuzione (10,4%) superiore a quella indicante una possibile espansione della forza lavoro (4,5%).
Le aspettative occupazionali per le prossime settimane non si rivelano improntate alla fiducia. Il 77,6% del campione si mantiene orientato alla stabilità mentre per oltre un’impresa su cinque (il 20,9%) i giudizi sul proprio settore di appartenenza sono negativi. Residuale infine la percentuale di soggetti che ipotizzano un’espansione dei livelli (1,5%).

“Un dato certo con cui dobbiamo necessariamente fare i conti è quello inerente l’utilizzo della cassa integrazione – spiega Giulio Sirtori – I dati del numero di dipendenti rapportati a zero ore coinvolti nel mese di maggio rivelano un aumento di quasi il 90% per la CIGO e di oltre il 60% per le forme più gravi (CIGS, cassa in deroga e contratti di solidarietà) rispetto ai livelli di un anno fa. L’aumento del ricorso è riscontrabile anche rispetto all’inizio dell’anno e si attesta ad oltre il 50% per entrambe le tipologie di ammortizzatori. Le percentuali bastano da sole a delineare la complessità dello scenario in cui ci troviamo”.