Economia lecchese: nel 2012, un bollettino di guerra

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LECCO – “Dopo un 2012 difficile e un 2013 che si apre con molti segni meno, non sorprende che i dati mostrino campanelli di allarme per l’economia lecchese”.

Più che un rapporto sull’economia della provincia di Lecco, quello presentato dal presidente della Camera di Commercio, Vico Valassi, assomiglia più ad un bollettino di guerra: disoccupazione giovanile ai massimi storici, calo delle imprese sul territorio, tassi d’interesse bancario superiori alla media regionale e nazionale, cassa integrazione alle stelle.

Una crisi che si è rifatta in modo tangibile sulle famiglie lecchesi, con una perdita media di 10 mila euro di patrimonio tra il 2009 e il 2010 , contro i 4 mila della media nazionale e ancor di più sulle imprese che hanno chiuso il 2012 per la prima volta con un saldo negativo (-212), con un numero di fallimenti invariato rispetto al 2011 (59).

Un trend che, come spiegato dal presidente Valassi durante la celebrazioni per l’ XI Giornata dell’Economia, è proseguito anche per il primo trimestre di quest’anno sia nel saldo delle imprese attive sul territorio (-170), sia per i fallimenti (30 + 12 concordati preventivi).

Lo scorso anno si è invece sfondato il muro delle 15 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate e solo nei primi tre mesi del 2013 se ne contano già 5 milioni.

Ma il dato più drammatico è quello della disoccupazione giovanile, salita dal 9,4% del 2008 al 26% del 2012; sarebbero sei mila i giovani lecchesi che non cercano lavoro e nemmeno studiano, praticamente triplicati rispetto al periodo pre-crisi. Nel complesso, gli inoccupati in provincia superano di parecchio le 144 mila unità, sei mila in più dal 2008.

“In un momento così difficile per le nostre imprese, per il nostro Paese e per tutta l’area comunitaria diventa determinante individuare “cose da fare” con effetti immediati, ma proiettate sul medio e lungo periodo – ha esortato Valassi – Non ci sarà un ritorno allo status quo, né è pensabile ritornare alle condizioni precrisi: il mondo si muove a gran velocità, dunque gli interventi devono essere molto mirati, fortemente condivisi, e devono dare prospettive”.

Un aiuto non sembra arrivare dalle banche: secondo quanto stilato nel rapporto presentato in sede camerale, i tassi d’interesse praticati nella nostra provincia si aggirano mediamente attorno al 7%, superiori ai valori medi nazionali (6%) e regionali (5,4%), con sofferenze bancarie aumentate in un anno di oltre 100 milioni di euro (+17%).

“Credo che le istituzioni finanziarie debbano dare un segnale forte non solo e non tanto della loro presenza, ma soprattutto nell’ascolto delle esigenze del tessuto imprenditoriale locale – ha esortato il presidente della Camera di Commercio – cha va sostenuto e non penalizzato”.