Lecco: cresce la cassa integrazione.
Da gennaio oltre 500 licenziamenti

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LECCO – “Il 2013, lo confermano i dati Inps che mensilmente rielaboriamo, vede il consolidarsi della crisi industriale, e di quella dell’Italia e della Lombardia, che da troppo tempo non crescono” è il monito preoccupato della Cgil lombarda che giovedì ha diffuso i dati regionali sulla Cassa Integrazione.

In Lombardia, nel mese di giugno 2013, si registra una crescita delle ore autorizzate di CIG del 3,99% (125.436.414 ore), una crescita della cassa ordinaria del 19,13% (57.188.008 ore) e della cassa straordinaria del 40,12% (54.731.681 ore), mentre, per le ragioni che abbiamo sottolineato, si riduce solo formalmente la cassa in deroga del 59,73% (13.516.725 ore).

Tutti i settori registrano tassi di crescita della cassa, ma i più colpiti sono legati all’energia (126,24), agli impianti di installazione per l’edilizia (38,56%), all’industria edile (34,69%), alla meccanica (15,03%).

Lecco è tra le province più colpite dalla crescita di ore di cassa integrazione utilizzate (13,84%), seconda solo a Bergamo (33,97%) e seguita da Varese (11,38%).

Considerando invece il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Varese al 7,93%, Lecco al 7,25%, Brescia al 6,64%, Como al 6,11%, Bergamo al 5,86%, Cremona al 2,73%, Milano al 2,45%, Mantova al 2,44%, Pavia a 3,66%, Lodi al 2,09%, Sondrio all’1,33%. La media regionale si colloca a 4,28%.

I licenziamenti, nel rapporto tra il periodo gennaio-maggio 2013 e gennaio-luglio 2012, aumentano del 44,83% in Lombardia, con 17.287 licenziamenti in totale; a Lecco in 573 hanno perso il posto di lavoro nei primi sette mesi del 2013.

“In cinque anni abbiamo avuto il crollo degli investimenti del 17%, con un tasso di variazione della produzione industriale cumulata italiana pari a -21% – denunciano dalla Cgil – Siamo a un punto di non ritorno, se non si ferma la de-industrializzazione in atto e non si interviene il Paese rischia il tracollo e rimane incapace di prospettare il suo futuro e quello delle giovani generazioni”.