Il grido di allarme di ristoratori e baristi: “Siamo arrivati al limite”

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Marco Caterisano, presidente Fipe Confcommercio

Servono sostegni adeguati e un piano di riaperture: le richieste dei pubblici esercizi

Caterisano (Fipe): “Le nostre imprese stanno morendo e i nostri dipendenti rischiano di non avere più un lavoro”.

LECCO – “La situazione dei pubblici esercizi è drammatica. Le imprese sono arrivate al capolinea, non hanno la liquidità necessaria per andare avanti e oggi, ancora, non vediamo la luce in fondo al tunnel”.

E’ Marco Caterisano, presidente della Fipe Confcommercio, a farsi portavoce delle gravi difficoltà del settore quando ormai è trascorso oltre un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria e delle chiusure che, a più riprese, hanno gravato pesantemente su locali e ristoranti.

L’occasione è l’assemblea nazionale delle Federazione pubblici esercizi che si è svolta in mattinata a Roma al grido di ‘Noi siamo qui, vogliamo futuro’, slogan scelto per l’appuntamento annuale dell’associazione che anche quest’anno, così come il precedente, si è riunita in un momento estremamente complicato. A Lecco, la federazione ha riunito i suoi associati nella sede di Confcommercio Lecco.

Marco Caterisano e il direttore Alberto Riva

In queste ultime settimane si sono moltiplicate le proteste nelle città italiane, caratterizzate anche da scontri con le forze dell’ordine, manifestazioni che la Fipe ha deciso di non sostenere: “Non condividiamo le modalità ma comprendiamo il clima di rassegnazione e forte preoccupazione” ha sottolineato Caterisano.

“Ne abbiamo sempre preso le distanze e stiamo lavorando, in modo magari meno visibile, interfacciandoci con Governo e Ministero per le stesse ragioni – ribadisce il direttore di Confcommercio Lecco, Alberto Riva – c’è una giusta rimostranza da parte delle imprese, non solo dei ristoratori ma anche di tutte le attività del commercio interessate dalle restrizioni. Le chiusure hanno riguardato tutta Europa, eppure si protesta solo in Italia. Perché? Perché le misure economiche sono state insufficienti e inadeguate”.

“Aiutare le imprese a non licenziare”

Il settore chiede sostegno ma anche una pianificazione delle riaperture in sicurezza: “Due battaglie che devono correre in parallelo – ha sottolineato Caterisano – Sono mancate politiche efficaci, noi abbiamo fatto la nostra parte ma non è corretto far pesare tutto sulle spalle di alcune categorie. Siamo in balia dei decreti legge che continuano a cambiare. Non possiamo più accettarlo perché le nostre imprese stanno morendo e con noi i nostri dipendenti rischiano di non avere più un posto di lavoro”.

La Fipe chiede interventi “che possano aiutare le imprese nella fase della ripartenza e che le aiutino a licenziare il meno possibile – aggiunge Caterisano – la politica si è dimostrata in affanno, sia sotto il profilo sanitario che economico, e il peso di questa superficialità sta gravando sulle nostre spalle. Non siamo più disposti ad accettarlo, questo è uno dei primi gridi di allarme, siamo ormai arrivati al limite”.

“Rimborsi e non elemosina”

Parole condivise dai colleghi baristi e ristoratori lecchesi: “Sono 14 mesi che siamo in questa situazione – rimarca Michele Capasso del Caffé Visconti di Lecco -non è stato sufficiente, ad aprile dello scorso anno, dare liquidità alle aziende tramite finanziamenti. Servivano indennizzi economici di altro tipo, finora abbiamo ricevuto solo elemosina”.

Michele Capasso – Caffé Visconti

Quello che gli operatori vogliono “è ricominciare a lavorare, con le dovute regole ma ripartire” sottolinea Marcello Nessi del ristorante Mamma Ciccia di Mandello.
“Risarcimenti e non briciole – aggiunge Roberto Colombo del pub La Botte di Malgrate – alle condizioni in cui siamo oggi, non conviene neppure aprire per le spese che poi dobbiamo sostenere”.

Roberto Colombo – La Botte

Per questo motivo, per i ristoratori “sarebbe stato giusto mettere un freno ai costi sostenuti dalle attività, almeno dei contributi, che l’azienda non può sostenere se non ha entrate” aggiunge Oreste Corte del ristorante Il Pontile di Lecco.

Marcello Nessi (Mamma Ciccia) e Oreste Corti (Il Pontile)

Su questo fronte, la Fipe si sta interfacciando a livello con i comuni per chiedere di rinnovare l’esenzione della Tosap (la tassa dell’occupazione del suolo pubblico) così come è stato lo scorso anno e di allargare questa esenzione alle altre categorie del commercio. Anche sulla Tari, la tassa rifiuti, Confcommercio auspica il giusto trattamento delle categorie che, a seguito delle chiusure, stanno inevitabilmente producendo meno rifiuti.

Dadati: “Lo Stato ha fallito nella gestione dell’emergenza”

Una situazione di crisi che, per i ristoratori, è conseguenza di una prolungata e mal gestita emergenza sanitaria. “E’ il fallimento delle politiche dello stato nel tracciamento del virus e nell’assistenza sanitaria domiciliare, poi nella gestione della mobilità legata in modo particolare alla scuola. Questo ha gravato sostanzialmente sulle spalle delle categorie commerciali e questo fa arrabbiare” commenta Fabio Dadati del ristorante Da Giovannino di Malgrate, già assessore provinciale al Turismo e nel consiglio direttivo di Federalberghi Lecco.

Fabio Dadati – Da Giovannino

“Quanti soldi sono stati spesi per adeguare le nostre attività? Abbiamo distanziato tavoli, installato i dispositivi che ci sono stati richiesti, abbiamo investito per riaprire in sicurezza, allo stesso tempo abbiamo visto le persone ammassate sui mezzi del trasporto pubblico – aggiunge Dadati – abbiamo avuto decisamente l’impressione che sia stata persa un’estate, lo scorso anno, senza pensare ai mesi che ne sarebbero seguiti. Ora le nostra attività sono in gravi difficoltà”.