LECCO – Confindustria lancia il codice rosso: massima urgenza. L’appello al mondo politico, Regione Lombardia compresa, arriva da Confindustria dopo la riunione voluta dal presidente regionale Alberto Barcella che nella mattinata di lunedì ha convocato i presidenti delle 12 territorialità lombarde.
Nel pomeriggio, il presidente di Confidustria Lecco Giovanni Maggi e il direttore Giulio Sirtori hanno incontrato la stampa per fare da cassa di risonanza sul territorio al grido d’allarme.
“Questa crisi ci sta facendo vedere due cose molto preoccupanti – ha esordito il presidente Maggi – la prima, che quando chiude un’impresa e si perdono posti di lavoro difficilmente ne nasce una nuova. Ma c’è un problema che sottende a questa situazione: la massa di persone che perde l’occupazione a lungo termine si trasforma in un serio problema sociale alquanto grave. Seconda cosa, le microrealtà, le aziende manifatturiere che hanno meno di 10 – 15 dipendenti stanno saltando. Quando scomparirà questo settore, perchè il rischio è questo, salteranno decine e decine di competenze diffuse che sono servite negli anni a dare dei vantaggi indotti alle aziende medio grandi oltre che occupazione”.
Un grido d’allarme principalmente finalizzato a dare uno scossone alla politica: “E’ inammissibile – ha proseguito Maggi – che con i problemi che ha il Paese i politici da 40 giorni sono a Roma a parlare, a incontrarsi, a uscire a pranzo e a cena, senza riuscire a garantire al Paese una stabilità. E tutto questo avviene sotto gli occhi del mondo, degli investitori e degli imprenditori stranieri ai quali stiamo dando un’immagine negativa e fortemente penalizzante per le imprese italiane. Al Governo chiediamo stabilità e la creazione di condizioni favorevoli per le piccole e medie industrie”.
Maggi ha poi snocciolato le proposte avanzate da Confindustria: “Serve un rifinanziamento massiccio degli ammortizzatori sociali. Se non si trova una soluzione a questo problema grave, cosa da fare nel brevissimo periodo e nel contempo si deve effettuare a una sostanziale riforma dei provvedimenti Fornero sia per quanto riguarda la riforma del lavoro, sia per quanto attiene il sistema pensionistico. Seconda proposta, i mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione devono essere intesi nella sua accezione più ampia, quindi non solo i pagamenti delle opere prestate dalle aziende ma anche il credito che le aziende stesse vantano nei confronti dell’erario. Lo Stato è estremamente aggressivo quando deve incassare, ma quando deve pagare se ne frega. Così non funzina perchè poi le aziende chiudono!
Terzo aspetto le scadenze fiscali imminenti: Ires, Irap, Imu e Tares sulle quali proponiamo tre interventi diversi. Il primo, la compensazione dei crediti che le aziende vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione per opere prestate o verso l’erario, richiesta di rimborsi imposte con i debiti di imposta; per quanto riguarda i crediti di imposta bisogna assolutamente fare riferimento ai crediti richiesti, occorre infatti tenere conto che tra la richiesta di un rimborso Iva e l’istruzione della pratica posso passare anche due anni. Misura, quest’ultima, non solo utile ma propria di ogni paese civile. Il secondo punto, uno scaglionamento dei termini per il pagamento. E il terzo, per il finaziamento delle imposte dovute, promuovere un accordo con i principali istituti di credito e richiedere al fondo centrale di garanzie o ai confidi interventi specifici con linee dedicate. In ogni caso i finanziamenti concessi per il pagamento delle imposte dovrebbero prevedere un pre-ammortamento di sei mesi”.
Queste le richieste al Governo da parte di Confindustria e sulla quali il presidente Maggi chiosa: “Le aziande sono in forte perdita, si registrano meno consumi e i mercati non tirano. Se non si rilancia l’economia il Paese finirà male”.
Che la situazione è sempre più pesante, è emerso anche dalla presentazione della congiunturale rapida fatta dall’ingegnere Mauro Medola.
“L’indagine ha preso in esame il periodo di febbraio paragonato al mese di gennaio – ha spiegato l’ingengere – Quello che emerge è un rallentamento sia a livello di ordini che di attività produttiva. Il mercato domestico è fermo e le imprese di Lecco ne danno conferma. La domanda è pressochè stagnante e uno dei dati più allarmanti è che anche l’export fa registrare una diminuzione degli ordini. Di conseguenza si evidenzia un rallentamento del fatturato con una capacità produttiva mediamente utilizzata dalle imprese che si attesta intorno al 70%”.
Un elemento critico che emerge nell’indagine è la situazione di insolvenza delle imprese “circa 2 imprese su 3 tra gennaio e febbraio hanno registrato il problema – ha proseguito l’ingegnere Medola – e 1 su 3 ha detto di aver assisitto a un peggioramento della situazione. Preoccupa l’andamento del mercato del lavoro dove aumenta la richiesta degli ammortizatori sociali, per i nostri associati rispetto in un anno si è assistito a un aumento del110%, mentre per forme più gravi quindi cassa in deroga e cassa straordinaria l’aumento è stato del 40%. Ultimo dato decisamente preoccupante è stata la perdita nel 2012 di circa 6000 mila posti di lavoro nella sola provincia di Lecco”.