LECCO – “La scuola è aperta per tutti, un principio che nella realtà rischia di non essere garantito per l’anno scolastico, che andrà ad aprirsi tra due settimane scarse, ai circa millecento studenti dell’istituto Parini, per non parlare delle altre centocinquanta persone tra docenti e personale ata le cui condizioni di lavoro potrebbero divenare estremamente difficoltose se non proibitive”.
Si apre così la lettera che il dirigente scolastico Carlo Cazzaniga ha inviato al presidente della Provincia, al prefetto, all’ufficio scolastico per chiedere ufficialmente tempi e soluzioni riguardanti l’istituto di via Giuseppe Badoni, dichiarato a luglio interdetto per il rischio di sfondellamento dei soffitti nella maggior parte delle aule.
“A meno di un mese dall’inizio delle lezioni non abbiamo ancora ricevuto alcun tipo di risposta su quale sarà il destino degli studenti e del personale – scrive il preside – Non sappiamo se e quando inizieranno i lavori di messa in sicurezza degli ambienti, non sappiamo per quanto tempo dureranno , non sappiamo quante classi potranno essere dislocate in altri ambienti e in altri edifici disponibili, non sappiamo se e per quante altre classi si si dovrà adottare il turno pomeridiano, non sappiamo se si stia predisponendo un servizio di trasporto dedicato a chi sarà costretto a frequentare la scuola nel pomeriggio”.
L’ipotesi del turno pomeridiano, se venisse applicata come estrema soluzione al problema, non piacerebbe affatto al dirigente, “arrecherebbe notevoli danni alla regolare frequenza da parte degli studenti (basti pensare che dovrebbe essere compreso anche il sabato pomeriggio almeno fino alle 19.30) e non si possono tacere i pericoli reali legati a centinaia di ragazzine e ragazzini sulla strada in orario serale e senza di fatto un’adeguata sorveglianza, pur nell’ipotesi, peraltro non ancora definita, di un servizio di trasporto dedicato – aggiunge Cazzaniga – Fortissimi sarebbero anche i disagi per l’organizzazione dell’istituto accogliente”.
“Il tempo è scaduto -conclude il preside – le risposte che non abbiamo ricevuto ci servono come ossigeno”.