LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
“Ho letto le varie lettere dei lettori sulla polemica fuoristrada e Monte di Brianza. Permettetemi, se possibile e se non troppo in ritardo, di entrare nel merito della questione. Ho sessant’anni ed ho vissuto in prima persona gli esordi della regolarità sul territorio oggionese.
Nei primi anni 70 partecipai ad una gara di regolarità ad Oggiono: durante le prove in un bellissimo sentiero, in località Malavoglia, mi vidi interdire il passo perché avrei provocato gravi danni con la motocicletta; peroravano questa causa associazioni,vedi WWF, Italia Nostra, e similari.
Naturalmente da quel sentiero non potei più passare e non volli più passare per non creare ulteriori problemi. Dopo un certo periodo di tempo nella medesima località naturalistica arrivarono un buon numero di camion, bulldozer, scavatrici e quant’altro per realizzare villette e un bel complesso residenziale. Del sentiero, della collina boscosa, dei funghi, delle lepri e delle belle altre cose, non rimase più nulla! Ora mi domando, come allora, dove erano le associazioni, Il WWF, Italia Nostra, etc, etc.? Forse più facile accusare dei ragazzetti con delle motociclette, che i potenti locali? Vedendo le attuali polemiche mi sembra di tornare giovane, ma è così difficile isolare e punire i soli vandali e non fare di ogni erba un fascio? Non sarà questo un retaggio di una mentalità atavica che tende a classificare i motociclisti dei potenziali “criminali”? Io penso, dopo una pluridecennale esperienza, che questo modo di pensare sia sbagliato. Mi è stato insegnato a rispettare le regole e, sopratutto, a ragionare con la mia testa senza farmi influenzare da mode e condizionamenti pseudo culturali e ad analizzare bene le problematiche di ogni settore. A disposizione per chiarimenti, saluto cordialmente e ringrazio per lo spazio concessomi.
Dario Redaelli
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