Pascoli bruciati e pozze d’acqua in via d’esaurimento
“Se non dovesse piovere, il rientro a valle per il bestiame dovrà essere anticipato di un paio di mesi”
LECCO -Non accenna ad arrestarsi l’emergenza siccità nel territorio lecchese: a subirne gli effetti anche negli alpeggi lariani, bruciati dal sole e dalle alte temperature. Nei pascoli l’erba ingiallisce, e le pozze d’acqua usate dagli animali per dissetarsi e rinfrescarsi sono sempre più asciutte.
A renderlo noto Coldiretti Como Lecco, sulla base di un monitoraggio territoriale: “I dati sono allarmanti, se continuerà in questo modo gli alpeggiatori saranno costretti a tornare a valle con i loro animali con due mesi in anticipo e ad alimentarli con un fieno che, già ora, scarseggia e i cui prezzi sono schizzati alle stelle”, commenta Fortunato Trezzi, presidente dell’organizzazione agricola interprovinciale.
Un fenomeno, quello in atto che sta attaccando indistintamente entrambi i rami del lago, aggravato dalla mancanza di precipitazioni: “A causa della situazione gli animali si spingono, laddove possibile, a cercare da mangiare nei boschi vicini e che costringe gli agricoltori ad andare alla ricerca del foraggio necessario, mentre in alcuni casi solo l’intervento di elicotteri e autobotti ha permesso di assicurare l’acqua a greggi e mandrie“, prosegue Coldiretti.
Dei 669 alpeggi presenti in Lombardia, 46 si trovano sul territorio lecchese, e stanno subendo gli effetti del cambiamento climatico, capace di mettere in crisi un sistema fondamentale per l’agricoltura e l’allevamento, con produzione tipiche, dai formaggi ai salumi, che rappresentano un patrimonio conservato nel tempo grazie all’impegno quotidiano delle imprese agricole per la salvaguardia delle colture, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.